Siria

Scheda

Una questione terminologica e di sostanza

Il 15 luglio 2012 il Comitato internazionale della Croce Rossa dichiara che, in base al diritto internazionale, il conflitto in Siria (iniziato nel marzo 2011 sull’onda delle “primavere arabe”) è a tutti gli effetti una guerra civile. Sui giornali e nell’opinione pubblica questo era affermato da tempo, ma la presa di posizione della Croce Rossa ha un valore particolare, perché alla Croce Rossa è riconosciuto il ruolo di “arbitro” delle leggi di guerra: l’uso di una certa terminologia può indirizzare le decisioni di organizzazioni internazionali o di singoli stati a favore o contro un intervento diretto.

Il pronunciamento del Comitato della Croce Rossa è avvenuto dopo che il regime di Bashar al-Assad aveva dichiarato alcuni quartieri di Damasco zone “aperte al fuoco”, autorizzando le forze armate a sparare senza preavviso contro i rivoltosi. 

Le conseguenze della presa di posizione del Comitato della Croce Rossa sono concrete. Come nota il politologo David Rieff (articolo su Internazionale, del 20 luglio 2012) una volta stabilito che è in corso una guerra (non una rivolta, un’insurrezione, un attacco terroristico) tutte le parti in causa potranno essere accusate di crimini di guerra in base al diritto internazionale umanitario. D’altro canto questa definizione asesta un duro colpo al regime siriano, perché legittima la ribellione ponendo sullo stesso piano i ribelli e il governo. Infine, anche le prese di posizione dell’ONU, finora tardive e reticenti, dovranno tenere conto del fatto che il conflitto in corso è una guerra.

Alla fine del 2012 non si vede sbocco alla guerra: i profughi siriani sono più di 500.000 e la Nato autorizza lo schieramento di missili Patriot in Turchia come deterrente. C'è il timore che il regime possa fare di armi chimiche (di cui dispone in grande quantità) e il sospetto che una volta ne abbia fatto uso. Nel dicembre la coalizione degli oppositori al regime riceve un importante riconoscimento internazionale, ad opera degli Stati Uniti e di altri paesi, che la riconoscono come legittima rappresentante del popolo siriano.

Vedi Cronologia dalla rivolta alla guerra civile