La scoperta della
glicolisi
Per capire la
difficoltà incontrate dai chimici quando tentarono di identificare
le reazioni della glicolisi, dobbiamo considerare che essa coinvolge
10 enzimi e 11 composti chimici distinti.
Il
chiarimento della via glicolitica ha richiesto molti decenni
di lavoro. Lo studio iniziò nel 1896, quando un chimico
tedesco isolò il materiale cellulare del lievito
pestandolo in un mortaio con sabbia.
Egli separò
questo estratto filtrandolo con garze, e per conservarlo seguì
il suggerimento di un collega: aggiungere saccarosio,
come si usava per le conserve alimentari. (Il collega, Hans Büchner,
era destinato a maggior fama: avrebbe vinto il premio Nobel nel
1907.)
Una volta aggiunto
il saccarosio, immediatamente nella soluzione si svilupparono bollicine:
era in atto una fermentazione
il cui prodotto finale era alcol etilico. Si ebbe così la
prima dimostrazione del fatto che la fermentazione può avvenire
anche al di fuori della cellula intatta.
Nel 1905
si scoprì che il fosfato
inorganico, aggiunto all'estratto di lievito, stimolava e prolungava
la fermentazione del glucosio, che altrimenti si bloccava quasi
subito.
Nel
corso della fermentazione il fosfato inorganico scompariva; si pensò
allora che la fermentazione procedesse attraverso la formazione
di uno o più composti fosforilati
di zuccheri. La conferma giunse poco più tardi, quando fu
isolato uno zucchero a sei atomi di carbonio contenente fosforo,
identificato come fruttosio difosfato.
Se lo si scaldava
a 50°C, l'estratto perdeva la capacità di fermentare. Allo
stesso modo, esso si inattivava se sottoposto a dialisi:
qualche componente essenziale dunque scompariva attraversando la
membrana da dialisi. Però si scoprì che se un estratto
scaldato veniva mescolato con un estratto dializzato, la fermentazione
ricominciava.
Nella fermentazione
erano dunque coinvolti almeno due fattori: uno sensibile al calore,
ma di grandi dimensioni, e uno resistente al calore, ma di piccole
dimensioni. Oggi sappiamo che il primo è la miscela di enzimi,
il secondo è l'insieme dei sali minerali.
Il risultato
ottenuto era importante e nuovo, perché a quel tempo non
era affatto ovvio che ogni reazione fosse catalizzata da un enzima.
Nel 1939
si iniziò a studiare le singole reazioni. Inizialmente si
misurava il procedere della glicolisi con la scomparsa del glucosio.
Dopo il 1941 si cominciò a misurare i prodotti, come l'acido
lattico e la CO2.
Tra il 1940
e il 1950, principalmente nei laboratori di Gustav Embden, Otto
Meyerhof, Otto Warburg e Carl Cori furono scoperte tutte le singole
reazioni della glicolisi. In precedenza i ricercatori possedevano
già adeguati strumenti di chimica analitica; l'accelerazione
delle scoperte fu dovuta soprattutto alla capacità degli
scienziati di isolare in forma pura gli enzimi. Era divenuto così
possibile eseguire una sola reazione per volta, con un solo prodotto
da seguire.
Nel 1958
si riuscì finalmente a determinare la sequenza completa delle
reazioni della glicolisi.
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