Andrea
Faiola - 15 anni - Vercelli
Liceo Scientifico Avogadro - Prof.ssa Luisella Croce
Menzione speciale per la particolare sensibilità umanitaria - protezionistica ai problemi concernenti, nella pratica bio-medica, la conciliazione delle necessità scientifiche con il rispetto e la tutela dell'animale da laboratorio, evitandone o impedendone impieghi ed esperimenti pericolosi e/o dolorosi.
Vivisezione
Oggi è il mio giorno.
Sicuramente morirò; avrei voluto continuare a giocare a palla e a correre
nei prati con il mio amico, ma il mio futuro mi è stato tolto dall'uomo.
Ora la mia breve vita mi sta passando davanti agli occhi, come una macchina
che scandisce la propria memoria.
Ma è meglio che vi racconti tutto dall'inizio.
Nacqui in un canile situato
in aperta campagna: io e i miei fratelli vivevamo in una gabbia con nostra madre
e giocavamo sempre; per me erano giorni felici.
Da una seconda stanza, in cui io e la mia famiglia dormivamo su un letto
di sole coperte, si potevano sentire tutti i discorsi degli uomini.
Un giorno udii l'uomo che ci accudiva parlare con il proprietario del
canile:
<< La madre di questi cuccioli deve essere soppressa. >>
<< Come mai? >> chiese il proprietario.
<< È da un po' di giorni che sta continuando a tossire e a perdere
sangue dalla bocca e ogni giorno peggiora sempre di più. >>
<< Avete avvisato il veterinario? >>
<< Ha detto che è una strana forma di tumore alla trachea. >>
<< Maledizione! Era una bella cagna
>>
Non ci potevo credere. Mi girai e vidi mia madre dietro di me.
<< M-mamma
>> Mi avvicinai a lei e piansi.
<< Mi dispiace. >>
<< Perché? >>
<< Sono cose che succedono. >>
<< Succedono perché devono succedere? >>
<< No. - lei tossì, perdendo un po' di sangue e continuò
- Tu non dovrai mai cedere al fatalismo, perché la convinzione
che una cosa non debba capitare per forza è fondamentale per vivere al
meglio. Ogni cosa che capiterà si potrà cambiare. - tossì
ancora - Ricordatelo: la nostra vita dipende maggiormente dalle scelte che compiamo.
Se sbagliamo, possiamo sempre riparare; ricordatelo bene. >>
Due giorni dopo morì, mentre dormiva. Questo fatto portò un grande
sconforto in me e nei miei fratelli.
I giorni passarono e la vita al canile rimase sempre la stessa.
Tre mesi dopo la morte di mia madre, fui separato dai miei fratelli.
Una famiglia, composta da un bambino e dai suoi genitori, venne al canile un
giorno d'estate.
<< Papà, - il bambino si avvicinò alla gabbia - guarda questo
Beagle! >>
<< Cos' ha di speciale? >>
<< Ha
gli occhi tristi >>
<< Tre mesi fa ha perso la madre - disse l'uomo che ci accudiva, avvicinandosi
al ragazzo - Era un bella creatura. >>
<< Oh! >>
<< Posso fare qualcosa per voi? >> chiese l'uomo.
<< Sì, vorremmo scegliere un cane
>> rispose il padre.
<< Prendiamo questo. >> affermò il figlio.
<< Quello? >>
<< Sì, mi piace, ha la faccia simpatica! >>
<< Va bene
Jane, vieni, abbiamo scelto! >> urlò il
padre, rivolgendosi alla madre poco più lontano.
<< Fratello! >> abbaiarono i miei fratelli.
<< Addio, fratelli miei! Addio! >>
Mi fecero salire su una delle loro auto. Non opposi resistenza, perché
sapevo che sarebbe stato inutile.
Il bambino mi accarezzò il collo dolcemente sorridendomi.
"Starò bene, - pensai - e vivrò felicemente"
Avevano una villetta in un piccolo paesino tranquillo.
Subito mi offrirono da bere e da mangiare e mi fecero vedere la casa. Bé,
subito dopo sentii la necessità di andare in bagno e sporcai un tappeto.
Mi sgridarono e mi misero in un angolo.
In seguito capii che non dovevo sporcare, ma dovevo avvertirli.
Mi insegnarono molte altre "regole" per vivere in quella casa: dovevo
uscire dalla porta sempre per ultimo, dovevo mangiare dopo che avevano mangiato
gli umani, non dovevo sporcare in casa e rompere tende e tappeti.
Dopo un anno di permanenza in famiglia diventai un cane educato e rispettoso,
ma pur sempre giocherellone.
I miei padroni, che in quei momenti consideravo amici, mi portavano a spasso
per la città, in montagna o al mare. Restai con loro per ben cinque anni.
Ero molto felice, ma questa vita non durò così a lungo come avrei
voluto.
In una di quelle giornate uggiose, mentre ritornavo a casa dalla mia
solita passeggiata mattutina, che facevo da solo, trovai il mio amico, ormai
diventato un ragazzo, nel cortile di casa a terra con una ferita alla tempia.
Gli leccai la ferita e lui si svegliò.
<< S-scappa, - mi disse lui, tremando - ti vogliono
catturare
SCAPPA! >>
Era spaventato.
"Devo entrare in casa e avvertirli" pensai e, mentre correvo verso
la soglia di casa, una bastonata mi fece svenire.
Mi svegliai qui, dentro
una gabbia piccolissima, in una stanza bianca e piena di gabbie di altri animali.
<< Finalmente ti sei svegliato. Benvenuto! >> si rivolse a me una
voce.
Mi girai e vidi un coniglio bianco in una gabbia molto piccola.
<< D-dove sono? >>
<< All'inferno. L'inferno creato dall'uomo >>
<< Significa che sono
morto? >> gli chiesi.
<< No, ma lo sarai presto. >>
Cercai di sollevarmi, ma la gabbia era così bassa e stretta che non riuscivo
neanche e muovermi.
<< Su, non trattarlo così, è appena arrivato >> disse
una scimmietta a destra della mia gabbia.
<< Perché, gli vuoi dare false speranze? >>
<< No, ma probabilmente quel gruppo di animalisti di questo paese
>>
<< Qualcuno mi vuole spiegare cosa mi è successo e dove sono? >>
interruppi la scimmietta.
<< Te lo spiego io >> disse una voce che arrivava dallo scaffale
opposto.
<< Chi sei? >>
<< Un piccolo topo. - tossì un po' e continuò - Sei arrivato
in un laboratorio di esperimenti. >>
<< Che significa? >>
<< Gli uomini, per curare le malattie che si procurano da soli, fanno
degli esperimenti su di noi per scoprire nuovi metodi e nuove medicine
>>
<< Ci deve essere un errore. Io abito in una casa di uomini
>>
interruppi il topo.
<< Da alcuni anni questo posto sta scarseggiando di animali per gli esperimenti
- disse la scimmietta - e allora vanno a rubarli, a comprarli o a prendere al
canile dei cani indifesi
>>
<< E nessuno è mai sopravvissuto agli esperimenti >> continuò
il coniglio.
<< Probabilmente quel gruppo di animalisti invaderà questo posto
>> affermò la scimmietta, ma venne interrotta dal coniglio.
<<
e poi questi uomini verranno arrestati dalla loro "giustizia"
- si fermò alcuni secondi e poi continuò - Non riusciranno a salvarci,
perché il destino ha deciso così >>
<< Non esiste il destino! - urlai - Non esiste! >>
<< Te ne accorgerai presto, se non esiste >> rispose lui.
Subito dopo entrarono nella stanza due uomini vestiti di bianco.
<< Il coniglio bianco >> disse uno e l'altro rispose:
<< È un tipo abbastanza mordace. Ci sarà utile per
lo studio sulla nuova crema per la depilazione >>
Aprirono la gabbia e presero l'animale per le orecchie. Uno mi puntò
il dito contro e chiese:
<< E questo? >>
<< Lo abbiamo portato oggi. Ci servirà per alcuni esperimenti sui
muscoli e sullo stress. >> e andarono.
Tremai.
<< Su, non spaventarti. Qua ci sono un'infinità di animali che
hanno subito esperimenti
>>
Solo in quel momento mi accorsi della quantità di animali e gabbie presenti
nella stanza.
<< Io ho una malattia chiamata Ictus >> disse un topo.
<< A me hanno tolto le braccia >> disse una scimmia.
<< A me hanno piantato un tubicino in testa per asportare pezzi di cervello
>> disse un cane.
C'erano gatti con le palpebre cucite, conigli senza orecchie, scimmie con l'AIDS,
cani con gambe rotte e molti altri animali operati e malati. Quelli sani erano
circa una decina.
<< È
è orribile. >> dissi, e mi sentii male.
<< Io ci vedo doppio. >> disse un gatto.
<< E a noi hanno tolto delle parti del corpo per curare l'aracnofobia
>> aggiunsero alcune tarantole in una vasca di vetro.
<< Stando con quegli umani non credevo
che
>> balbettai,
ma la scimmietta accanto a me mi interruppe:
<< Sbagli. Gli uomini non sono tutti uguali. Ci sono quelli buoni e quelli
cattivi. Quelli buoni cercano in tutti i modi di difenderci, mentre quelli cattivi
se ne fregano completamente e pensano solo ai soldi, gli oggetti con cui si
procurano da mangiare. Bè, io credo che nel mondo ci siano più
persone cattive che buone >>
<< E quelle buone stanno cercando di difenderci in tutti i modi. >>
ripetei io.
<< I cosiddetti animalisti che
>> continuò la scimmietta,
ma venne interrotta da un urlo agghiacciante.
<< Cosa
>>
<< Hanno cominciato l'operazione. Loro non usano i tranquillanti e gli
antidolorifici che hanno inventato. Ci fanno soffrire fino alla fine. >>
Passarono alcuni giorni e il terrore di venir portato nella Stanza dell'Inferno,
come la chiamavano lì, aumentava. Allora cercai di evadere.
<< Non puoi >> mi avvisò la mia amica.
<< Non è vero, menti! >> urlai io e cercai di mordere le
sbarre.
Entrarono degli umani e dissero:
<< Così ci rovina la gabbia! >>
<< Maledetto! >>
Aprirono lo sportellino, mi presero per il collo e mi picchiarono.
<< Basta, basta! >> urlai, ma loro, come è lecito, non mi
capirono.
Continuarono a picchiarmi e poi mi buttarono a terra.
Solo in quel momento vidi un cartello, con un'icona e una scritta: "Gabbie
rinforzate con l'acciaio."
Non riuscivo più a guaire. Mi presero, mi infilarono un ago nel collo
e mi addormentai.
Nella mia mente un incubo prese vita. Su uno sfondo bianco, il mio amico
umano cercava di raggiungermi, ma io ero stato già operato e morivo lentamente.
Mi svegliai. Ero di nuovo nella mia gabbia. Ero pieno di lividi, e alcune ferite
sanguinavano.
Entrarono gli stessi uomini di prima e misero la mia amica scimmietta nella
sua cella.
<< Prendiamo questo coniglio. È un esemplare abbastanza pimpante.
>>
Uscirono, prendendo con loro un coniglio colorato tutto di nero.
<< Come ti senti? >> chiesi alla mia amica.
<< Mi
hanno unto con una crema. >>
<< Maledetti! >>
Il giorno dopo venni svegliato dalla mia amica:
<< Guarda fuori! >>
La stanza aveva una finestra abbastanza piccola, da cui si poteva vedere l'esterno,
ma da fuori non si poteva vedere l'interno.
C'erano circa venti umani a un bel po' di metri dall'edificio, che urlavano
e alzavano dei cartelli e degli striscioni. Uno portava la scritta: "Abbasso
l'ecomostro", un altro "Abbasso la protervia dei medici
assassini!"
<< Gli animalisti! >> urlai.
<< Sono venuti a salvarci! >>
Grida di gioia si levarono dalle bocche di tutti i prigionieri. Il terrore si
era tramutato in felicità, per la prima volta da quando ero arrivato
in quel posto.
<< Non sperate troppo, - disse la scimmietta - devono prima avere le prove,
per entrare >>
<< Le avranno! Sono sicuro che riusciranno a salvarci! >>
Due giorni dopo, gli umani dissero che mi avrebbero operato nel pomeriggio.
Passai tutto il giorno a guardare fuori dalla finestra e ad aspettare che gli
animalisti si muovessero verso l'edificio.
Ma non si muovono ancora.
Ora sono qui e conoscete la mia storia. Tremo. Ho paura.
<< Stanno arrivando. - mi dice la scimmietta - Preparati. Io sono stata
fortunata che quella crema non mi abbia provocato gravi lesioni. Mi dispiace.
>>
Non le rispondo, perché non so cosa dire.
Gli uomini entrano.
<<
guarda che le operazioni che facciamo devono essere inerenti
alle richieste del
>> dice un uomo con la barba.
<< Oh, non rompere, non se ne accorgeranno mai. - risponde uno giovane
e
continua - Quei bastardi con la loro boria sono ancora là che
ci tengono d'occhio. >> e indica gli animalisti fuori dall'edificio.
<< Addio. >> dice la mia amica.
Aprono la gabbia e mi afferrano per il collo. Do un'altra occhiata fuori e vedo
un ragazzo che corre verso gli animalisti. Indica l'edificio. Lo riconosco.
Loro non se ne accorgono e mi portano nella Stanza dell'Inferno. Ci sono cinque
persone in camice e mascherina.
Mi stendono supino su un lettino e mi legano.Non posso muovermi.
Un uomo accende una radio su un banco e per tutta la stanza si estende una musica
lirica ad alto volume. Tremo. Un uomo si posiziona davanti a me, brandendo
alcuni strumenti e comincia a tagliarmi le cosce. Guaisco, urlo per il dolore.
Non capisco perché non usino un tranquillante. Uno di loro mi picchia,
ma io non posso fare a meno di urlare. Allora, con una forbice, mi taglia qualcosa
nella gola. Fa male, ma io non posso più guaire e urlare, il dolore è
troppo forte, sia per le gambe sia per la gola. Sembra che questa operazione
non debba finire mai. Improvvisamente, dopo quelle che mi sono sembrate ore,
mi slegano e, prendendomi per le gambe, mi accasciano per terra. Il dolore continua
e non vedo l'ora di morire.
Poi, girando la testa, vedo la porta della stanza aprirsi, ed entrano dentro
degli uomini. Sono gli animalisti. Vedo, con loro, il mio amico umano. Il medico,
rimasto stupito da quell'entrata, riceve un pugno in faccia da lui.
Si avvicina a me e dice:
<< Scusami, sono arrivato troppo tardi, scusami, scusami, scusami, scusami
>> e mi abbraccia, senza preoccuparsi di sporcarsi col sangue di cui il
mio corpo è coperto.
Piange. Io, lentamente, gli lecco il viso.
"Mamma, non ho ceduto al destino, come ti avevo promesso. Aspettami, sto
arrivando anch'io. Mamma."
Lentamente, piangendo, mi rendo conto che è giunta la fine.
"Addio, amico mio, addio".
Un'ultima, fredda lacrima mi percorre il viso, prima di venir circondato da
una vampata di freddo calore.
"Addio".
FINE