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 I vantaggi del lavorare per competenze

Abbandono temporaneamente il percorso concettuale che ci ha già accompagnato, con i primi due post, dalla definizione della competenza alla introduzione della rubrica come strumento fondamentale dell’insegnante che voglia “lavorare per competenze”. Lo abbandono per riprendere i commenti che due colleghi hanno lasciato al primo post.
 
La prima questione è relativa alla convenienza delle competenze: vale la spesa di collocarsi in questa prospettiva, o “paga” maggiormente rimanere alla programmazione tradizionale?
Il fatto che ci venga richiesto di certificare le competenze in uscita degli studenti sembra orientare la risposta: come farlo se non lavorando per competenze?
Ma il collega coglie esattamente il punto della questione: posso continuare a lavorare per obiettivi, misurandone il raggiungimento con il voto numerico e poi, al momento giusto, applico una tabella di equivalenza nella quale, a fianco di ogni voto numerico, colloco la descrizione delle competenze che suppongo lo studente abbia raggiunto.
Se però voglio operare con serietà non potrò fare a meno di misurarle veramente le competenze e per poterle misurare dovrò aver lavorato al loro sviluppo, già a partire dalla progettazione.
 
Seconda questione, che ha a che fare proprio con la valutazione.
Ci sono evidenze che dimostrino che lavorando per competenze si sviluppano più efficacemente gli apprendimenti?
Anche in questo caso il collega coglie nel segno. Nel nostro Paese la ricerca sperimentale su questo tema è scarsa: senza evidenze, il rischio è di lasciarsi condurre dalle ipotesi, o dalle proprie convinzioni, con il risultato che si generi il doppio fronte dei “tradizionalisti” e degli “innovatori”.

Ma quali sono i vantaggi del lavorare per competenze?

In maniera sintetica verrebbe da dire che:

 
  • sviluppa il Decision Making (DM) adattivo, ovvero la capacità dello studente di operare risolvendo problemi in situazioni complesse. Questo tipo di DM, a differenza di quel che normalmente succede a scuola (dove il DM è veridittivo, cioè chiede di individuare la risposta giusta), chiede al soggetto di trovare una soluzione efficace tra diverse possibili;
     
  • sviluppa l’agire strategico, e cioè abitua lo studente a fare previsioni. E le previsioni, come la ricerca delle neuroscienze cognitive dimostra, sono il senso proprio dell’apprendimento e uno dei motivi della sopravvivenza della specie;
     
  • sviluppa riflessività e pensiero critico. La consapevolezza e la quota metacognitiva sono due degli elementi più significativi che il lavoro per competenze consenta di mettere a fuoco.
 
A fronte di questi vantaggi, il lavorare per competenze chiede all’insegnante di modificare il suo modo di progettare e di valutare.
Nel post della scorsa settimana abbiamo iniziato a farlo vedere introducendo lo strumento della rubrica evidenziandone i diversi elementi. Dovremo a partire dalla prossima settimana vedere come la si possa impiegare.

5 commenti su “I vantaggi del lavorare per competenze

  1. Stefania scrive:

    Ciò che spesso noi docenti critichiamo è non tanto la certificazione delle competenze, ma l'attribuzione di un valore numerico alle stesse. In effetti, che senso ha asserire che l'alunno ha raggiunto una competenza pari a 6, a 7 o a 8… 
    Cosa si intende per "misurare veramente" una competenza?

  2. Sono un'insegnante, nel mio lavoro d'aula cerco sempre di essere riflessiva: mi preparo ma le mie spiegazioni sono sempre modulate dall'attenzione degli studenti: li osservo li ascolto li invito a fare domande….. A volte mi domando se accompagnarli passo passo in percorsi d'apprendimento "segnati" sia la modalità migliore, mi è capitato di verificare che quando prendo le distanze e do meno indicazioni, meno spiegazioni e li invito a cercare strade diverse dal testo o dalla lezione, si attivano raggiungendo migliori risultati. Pare che l'essere più autonomi sia in relazione con la necessità di trovare soluzioni nuove, si mobilitano in modo competente…

  3. DORA scrive:

    Non so se ho ben chiarito soprattutto a me stessa il concetto di competenza. Mi risulta
    davvero difficile far convivere, soprattutto nel triennio, la logica del programma a cui ci
    si deve attenere per arrivare all'esame di stato e la logica della programmazione per
    competenze, di matrice costruttivista.

  4. Come insegnante con 30 anni di esperienza alle spalle, posso testimoniare che da quando ho iniziato a lavorare per competenze, il cosiddetto profitto dei miei allievi è notevolmente migliorato; sviluppare le competenze, infatti, contribuisce a creare un clima collaborativo in classe in tutte le dinamiche relazionali (tra pari e con il docente), nel quale si apprende tutti, sperimentando strategie diverse. Tutto ciò, inevitabilmente, si riversa anche nell'apprendimento dei contenuti, che, agganciati ad un loop di tipo personale, rimangono molto più facilmente nella memoria a lungo termine.
    Ho ancora diversi problemi con le rubriche, quelle che mi vengono proposte sono alquanto macchinose, io faccio fatica a costruirne di complete e precise… Vorrei qualcosa di agile e veloce…

  5. Anna scrive:

    Negli Istituti tecnici e professionali, a 14 anni, i nostri studenti non sanno le tabelline, né esattamente quanti giorni ci sono nei mesi dell'anno, non sanno più scrivere correttamente e fanno molta fatica a comprendere i testi scritti, segnatamente i loro libri di testo. Questa situazione si è aggravata negli ultimi anni.
    In questo quadro, come si può utilizzare correttamente la didattica per competenze?
    Anna