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 Lettera di accompagnamento e colloquio

LA LETTERA DI ACCOMPAGNAMENTO

La lettera di accompagnamento (o cover letter) va preparata con molta attenzione perché serve a convincere il selezionatore a prendere in considerazione l’offerta di lavoro e quindi a esaminare il CV.
La forma deve essere curata e corretta, per dimostrare un buon livello di istruzione.
La lettera di accompagnamento è una e-mail (o una lettera) dalla quale devono emergere in maniera sintetica (dieci righe al massimo) le motivazioni del candidato,
le competenze, i titoli, le esperienze che rendono la persona adatta per quel posto di lavoro.
Sintetici sì, ma non vaghi o generici: l’impegno nello scrivere la lettera sta proprio nel risultare sinceri, con le idee chiare ma anche aperti a varie possibilità.
La lettera deve far capire che si conosce, anche se dal di fuori, l’azienda e che se ne comprendono le necessità.
Per avere queste informazioni è necessario visitarne il sito internet ma anche, ad esempio, cercare e, se si può,sperimentare i prodotti di quell’azienda. In questo modo sarà più facile mettersi dal punto di vista dell’azienda stessa, capire quali competenze potrebbero essere utili e puntare su quelle.

Le possibilità di essere valutati crescono se la busta che contiene lettera e CV, o l’e-mail, è indirizzata al direttore del settore nel quale vorremmo lavorare e non
genericamente all’impresa o, ad esempio, all’ufficio delle risorse umane. In questo caso bisogna fare accurati controlli per essere certi di scrivere correttamente
il nome, il titolo di studio, la posizione che ricopre la persona a cui indirizziamo la lettera ed essere sicuri che effettivamente lavori ancora lì.

IL COLLOQUIO

La strategia per la buona riuscita di un colloquio di lavoro comincia nel momento in cui si viene contattati. Innanzitutto è importante rispondere subito e con gentilezza alla convocazione (che sia arrivata per telefono, lettera o e-mail) e presentarsi puntuali all’appuntamento.
Per evitare ritardi, conviene informarsi bene su come raggiungere la sede del colloquio e partire con largo anticipo, così da non arrivare trafelati all’incontro.

Il successo di un colloquio dipende anche da una serie di informazioni che sarà stato possibile raccogliere sull’azienda e utilizzare a proprio vantaggio. Ad esempio, per decidere quale sia l’abbigliamento più adatto, uno sguardo allo stile dell’azienda è consigliato. Basterà poi adattare questo stile al proprio e alla posizione alla quale si aspira. Se, ad esempio, cerchiamo lavoro in banca potrebbe essere una buona idea non mettere i jeans, se si tratta di un’azienda di grafica che ha uno stile giovane e casual i jeans andranno benissimo.Conoscere l’azienda per la quale si desidera lavorare è importante anche per mostrare in maniera mirata le competenze di cui si dispone, nonché interesse e sintonia con quella specifica linea imprenditoriale.

Quando ci si trova di fronte alla persona incaricata della selezione bisogna mostrarsi sicuri e determinati senza essere spavaldi o sbruffoni. Non conviene mentire a proposito delle esperienze lavorative precedenti o essere disonesti riguardo alle proprie capacità: prima o poi si verrà scoperti, magari nel momento meno opportuno…
È invece importante mostrarsi positivi, disponibili a imparare e a risolvere problemi.

I reclutatori rivolgono al candidato una serie di domande, a volte prevedibili, che possono riguardare la sfera personale (ad esempio "Mi parli di lei", "Quali sono i suoi pregi e difetti?", “Da quanto tempo cerca lavoro?”…) altre, più specifiche, vertono sulla sfera professionale: sia sulle esperienze passate (ad esempio: “Mi parli del suo curriculum”, “Perché ha scelto proprio quel corso di studi?”, "Perché sta cercando un nuovo lavoro?"…), sia sul lavoro per cui si è a colloquio (ad esempio "Perché si è candidato?", “Cosa sa della nostra azienda?”, o anche “Perché dovremmo assumerla?”).
Per non rischiare di mostrarsi impacciati è meglio pensare in anticipo alle risposte da dare. Potrebbe succedere di sentirsi fare delle domande apparentemente assurde “Quante scuole ci sono a Roma?”, in questi casi ciò che interessa non è la risposta esatta, ma vedere il modo in cui candidato affronta una difficoltà, e come ragiona su un problema imprevisto.

Alcune aziende preparano un colloquio di gruppo, per osservare in che modo i candidati interagiscono tra loro, collaborano, affrontano alcune situazioni critiche che simulano quelle reali. In questi casi il consiglio è di non essere eccessivi: la cosa migliore è mostrare senso pratico e capacità di mediare e partecipare o guidare il gruppo verso la soluzione del problema.