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 Lo stress e l’importanza dell’interpretazione

Si racconta che il grande filosofo greco Epitteto sostenesse questo concetto: la gente non è disturbata dalle cose in sé, ma dall’opinione che ha delle cose. Detto con altre parole: sono il punto di vista che assumiamo e la valutazione che diamo delle situazioni e delle persone a determinare i nostri sentimenti e le nostre reazioni emotive.

Possiamo condividere il concetto espresso da Epitteto?
Indubbiamente, il senso che attribuiamo agli avvenimenti ha un ruolo fondamentale; inoltre, non è infrequente che persone diverse attribuiscano allo stesso avvenimento significati parzialmente o del tutto diversi.

All’inizio degli anni Sessanta, alcuni ricercatori di Washington dimostrarono come l’aumento di stress determinasse una maggiore produzione di ormoni corticosteroidi, in parti colar modo il cortisolo, da parte delle ghiandole surrenali. La misura dei livelli di steroidi nel sangue sembrò offrire agli scienziati uno strumento obiettivo per la valutazione dello stress. Se una semplice interrogazione scolastica ha l’effetto di aumentare il livello di steroidi, che cosa succede quando le persone si trovano in situazioni di rischio obiettivo molto elevato? Per rispondere a questa domanda i ricercatori si spostarono dai laboratori di Washington ai campi di battaglia del Vietnam. Arrivati nelle basi militari, iniziarono a raccogliere campioni di urina tra gli equipaggi dei carri armati, impegnati in azioni di guerra su terraferma. I risultati furono diversi dalle aspettative. Siccome i livelli degli ormoni corticosteroidi non erano elevati i ricercatori intervistarono i soldati. Questi spiegarono che in realtà essi si sentivano abbastanza sicuri sulla terraferma e suggerirono di fare gli stessi controlli agli equipaggi degli elicotteri che, secondo loro, combattevano in condizioni di maggiore difficoltà.

Anche le urine dei soldati che combattevano dagli elicotteri furono raccolte e analizzate. Di nuovo, i ricercatori dovettero prendere atto che i livelli degli ormoni corticosteroidi erano assai più bassi del previsto. La spiegazione che fornirono i militari di questo secondo gruppo fu la stessa fornita dai militari del primo: si sentivano più al sicuro di quanto non si sarebbero sentiti se avessero dovuto combattere con mezzi terrestri; la mobilità dei mezzi d’aria – fecero notare – consentiva di allontanarsi rapidamente dal pericolo. Suggerirono perciò ai ricercatori di condurre le stesse analisi sui soldati che combattevano sulla terraferma…

I risultati di questo esperimento evidenziano il ruolo che hanno i fattori cognitivi: i soldati dell’uno e dell’altro gruppo negavano di provare stress e il loro corpo «credeva» alle spiegazioni fornite dalla loro mente. È quanto accade, a volte, anche per il dolore: se una persona pensa di essere malata o teme le malattie percepirà minime sensazioni fisiche come dolorifiche e indicative di un malessere; se, al contrario, pensa di essere sana, non solo non presterà attenzione a sensazioni passeggere ma tenderà anche a minimizzare le sensazioni dolorose.

Prendiamo l’ottovolante. Coloro che pensano a questa giostra in termini di puro divertimento non si soffermano sui rischi e ovviamente sono meno preoccupati di coloro la cui attenzione è invece concentrata sui possibili incidenti oppure sugli effetti che le evoluzioni del carrello potrebbero avere sul loro senso dell’equilibrio, sul loro stomaco, sul loro sistema cardiocircolatorio. Anche la notizia di un incidente ha una risonanza diversa negli uni e negli altri: i primi tenderanno a considerarlo un evento del tutto eccezionale che non li riguarda e saranno inclini a minimizzarlo; i secondi, invece, lo considereranno un evento significativo, emblematico, la conferma che i loro timori sono fondati.

Tratto da: A. Oliverio Ferraris La forza d’animo, Rizzoli, 2003