Manlio Dinucci
Zanichelli Editore |
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Il problema delle scorie nucleari ( (dicembre 2003) modulo F: Scelte energetiche
(Il sistema globale seconda edizione)
La quantità di scorie radioattive,
generate nel mondo dalle centrali elettronucleari e dagli impianti di arricchimento
e ritrattamento del combustible nucleare, ha raggiunto nel 2000 le 220000
tonnellate di metallo pesante e, aumentando di oltre 10000 tonnellate annue,
nel 2005 dovrebbe salire a 270000 tonnellate.
Vi sono inoltre le scorie, a minor
grado di radioattività ma pur sempre nocive, risultanti dallo smantellamento
delle centrali: una quantità due volte e mezza superiore a quella
prodotta dalla stessa centrale in quarant'anni di funzionamento.
Il periodo di dimezzamento (il tempo
che occorre perchè la radioattività si riduca alla metà
di quella iniziale) è, per i prodotti di fissione degli atomi di
uranio, mediamente di 10-30 anni: ciò significa che, perchè
essi decadano a livelli trascurabili di radioattività, occorrono
fino a 1000 anni.
Oltre alle scorie radioattive, si
è accumulata una grossa quantità di plutonio, prodotto dagli
impianti commerciali di ritrattamento del combustibile nucleare: si stima
che, nel 2000, essa abbia superato le 200 tonnellate.
La quantità di plutonio è
in costante aumento: solo gli impianti nucleari dei paesi industrializzati
dell'Ocse ne producono 50 tonnellate all'anno.
Si aggiungono a queste circa 250
tonnellate di plutonio per uso militare.
Per comprendere quale sia la sua
pericolosità, basti pensare che il periodo di dimezzamento del plutonio
è di 24400 anni: ciò significa che esso resta pericoloso per
circa 250000 anni, un tempo corrispondente a 10000 generazioni umane.
In
Italia sono rimasti, dopo la chiusura delle centrali nucleari, 55000 metri
cubi di scorie radioattive, 35000 dei quali sono conservati nelle centrali
in attesa di demolizione. Il resto è conservato in altri siti, principalmente
negli impianti di Saluggia in Piemonte e Casaccia nel Lazio.
Il deposito di Saluggia, dove vengono
tenuti 1500 metri cubi di scorie altamente radioattive, si trova sulle sponde
della Dorea Baltea, a due kilometri dalla confluenza con il Po, in una zona
a forte rischio di alluvione, sopra le più importanti falde acquifere
del Piemonte.
Circa 1500 tonnellate di scorie altamente
radioattive, prodotte dal combustibile nucleare usato nelle centrali nucleari
italiane, sono state inviate nell'impianto di ritrattamento di Sellafield
in Gran Bretagna per estrarne uranio e plutonio. Ciò che rimane è
un materiale altamente radioattivo a periodo di dimezzamento lunghissimo,
ammontante a circa 600 tonnellate, che l'Italia deve provvedere a stoccare
in condizioni di sicurezza.
Compresi i rifiuti radioattivi degli
ospedali e degli impianti industriali, si calcola che nel 2005 si saranno
accumulate in Italia circa 90000 tonnellate di materiali radioattivi, cui
se ne aggiungeranno altre 60000 tonnellate quando verranno demolite le centrali
nucleari. È quindi della massima urgenza trovare una sistemazione
definitiva e in condizioni di sicurezza per questo materiale radioattivo.
La soluzione del problema non è
facile, data l'opposizione delle popolazioni allo stoccaggio delle scorie
radioattive sul proprio territorio. C'è chi propone un unico sito
in cui stoccare tutte le scorie e chi, invece, propone di ripartirle in
più siti. C'è anche chi propone di inviare le scorie più
pericolose in qualche paese disponibile a tenerle, naturalmente dietro forte
compenso. Tale ipotesi viene però respinta da altri, in base alla
considerazione che ciò significherebbe esporre a rischio le popolazioni
di questi paesi.
C'è inoltre da tener conto
del fatto che lo "smaltimento" delle scorie radioattive è divenuto
un lucroso affare per società senza scrupoli, che si occupano di
esportare le scorie nei paesi più poveri senza le necessarie misure
di sicurezza o di collocarle in contenitori che vengono gettati sul fondo
del mare, con gravi conseguenze ambientali e sanitarie.
Negli Stati uniti, è stato
deciso nel febbraio 2002 di concentrare le scorie radioattive in un unico
deposito sotterraneo, che sarà costruito sotto il Monte Yucca (Nevada
meridionale, 160 km a nord-ovest di Las Vegas). Nei suoi tunnel saranno
conservate, in oltre 11000 contenitori, 70000 tonnellate di scorie radioattive
(63000 provenienti da centrali elettronucleari e 7000 da impianti nucleari
militari).
Il costo e la complessità
dell'operazione sono enormi. Solo per gli studi preliminari del terreno
e il progetto sono stati spesi circa 7 miliardi di dollari; per la costruzione
del deposito, si prevede una spesa di almeno 58 miliardi di dollari.
Si tratta poi di trasferirvi il materiale
radioattivo, attualmente conservato in 131 depositi sotterranei distribuiti
in 39 stati: per il trasporto occorreranno 4600 treni e autocarri che dovranno
attraversare 44 stati.
I critici del
progetto, soprattutto rappresentanti dello stato del Nevada e ambientalisti,
sostengono che, quando il deposito sarà ultimato (con tutta probabilità
dopo il 2010), si sarà accumulata, al ritmo di circa 2300 tonnellate
all'anno, una quantità tale di scorie radioattive da richiedere
la costruzione di un altro deposito. Sostengono inoltre che, in base a
studi scientifici effettuati da commissioni non-governative, sarà
impossibile impedire a lungo termine infiltrazioni di acque sotterranee
nel deposito.
RICERCA
SU INTERNET
Per verificare la capacità di trovare i siti e
le specifiche informazioni in essi contenute, vengono proposte alcune ricerche,
indicate con il simbolo La redazione e l'autore sono interessati a conoscere
l'opinione di chi ha provato a svolgere queste attività e possono
essere contattati, via e-mail, per eventuali chiarimenti e proposte.
Nel sito di Greenpeace
Italia vi sono importanti dati sul problema della conservazione delle
scorie nucleari.
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Manlio
Dinucci - Il sistema globale seconda edizione - Geografia del sistema globale:
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