Manlio Dinucci
Il sistema globale seconda edizione - Geografia del sistema globale
Zanichelli Editore

  La prevenzione dei disastri naturali (marzo 2000)

modulo G: Impatto ambientale (Il sistema globale seconda edizione)
modulo F: Impatto ambientale (Geografia del sistema globale)
 

L'Africa meridionale è stata colpita nel marzo 2000 da piogge torrenziali e cicloni, che hanno provocato l'inondazione di vaste aree in Mozambico, Madagascar, Zimbabwe, Botswana, Zambia e Sudafrica.

Aree inondate in Mozambico nel marzo 2000

Il paese più pesantemente colpito è stato il Mozambico. L'inondazione delle basse valli dei fiumi Zambesi, Save e Limpopo ha causato probabilmente oltre un migliaio di morti e ha lasciato senza casa più di 250mila persone.

Oltre 2 milioni di abitanti delle zone inondate (equivalenti a circa un ottavo della popolazione nazionale) sono rimasti senza cibo e acqua potabile e perciò esposti, oltre che alla fame, a epidemie di colera e malaria che hanno provocato altre vittime.

Secondo una prima stima fatta dalla Fao, in Mozambico - paese in cui quasi l'85 per cento della popolazione vive di agricoltura - sono andati perduti circa un terzo del raccolto e quasi l'80 per cento del bestiame.

Ragazzo in Mozambico

A questi danni si aggiungono quelli provocati dall'alluvione alle infrastrutture. Si calcola che il paese dovrebbe spendere, per ricostruirle, 250 milioni di dollari: una cifra equivalente a oltre il 10 per cento del prodotto nazionale lordo. Tale spesa appare insostenibile per un paese che ha un Pnl pro capite tra i più bassi del mondo (140 dollari annui) e un debito estero di circa 6 miliardi di dollari, equivalente a oltre il doppio del Pnl.

Nel Madagascar, colpito anche da due cicloni, l'alluvione ha devastato un'area comprendente almeno un quarto della popolazione del paese (ammontante a oltre 14 milioni). I morti sono stati centinaia. Almeno 30mila persone hanno perso i pochi mezzi di sostentamento che possedevano, compresa l'abitazione.

Nello Zimbabwe, dove l'alluvione ha provocato oltre 100 vittime, è andato perduto quasi l'intero raccolto (comprese le provviste di grano stoccate nei silos) e oltre 250mila persone sono rimaste senzatetto. I danni sono quantificati in oltre 10 milioni di dollari. Gravi danni hanno subito anche gli altri paesi colpiti dalle piogge torrenziali.

Si allunga in tal modo l'elenco delle vittime provocate da alluvioni e altre calamità. L'anno scorso sono state, secondo una stima approssimativa, circa 100mila, di cui la metà a causa di inondazioni.

Il ciclone e la conseguente inondazione che nel novembre 1999 hanno colpito Orissa, nell'India orientale, hanno provocato oltre 10mila morti e distrutto 250mila abitazioni. Un mese dopo, in Venezuela, un'alluvione ha causato 30mila morti e danni per 15 miliardi di dollari, una cifra equivalente a un quinto del prodotto nazionale lordo.

Effetti ultime inondazioni

All'origine di questi disastri vi sono non solo calamità naturali. La forza distruttiva dei cicloni e delle piogge torrenziali è infatti moltiplicata dal fatto che le zone colpite sono in gran parte deforestate: dove non c'è più vegetazione, l'acqua erode e trascina a valle enormi quantità di terra trasformandosi in una valanga di fango che travolge villaggi, campi, strade e ponti.

Per rendersi conto dell'entità della deforestazione, basti ricordare che nel periodo 1980-1995 l'area forestale è diminuita del 6,5 per cento in Asia e di circa il 10 per cento in Africa e America latina.

Nella maggioranza dei casi le foreste vengono distrutte per ricavarne legname da esportare e per far posto a piantagioni di colture anch'esse destinate all'esportazione. Altre aree vengono deforestate dalle popolazioni rurali povere, costrette a coltivare terre marginali strappate alla foresta.

Gli effetti dei cicloni e delle piogge torrenziali sono resi ancora più distruttivi dal fatto che le popolazioni povere vivono in baracche situate su terreni bassi, facilmente allagabili, o su pendii resi franosi dalla deforestazione.

Non a caso gli effetti delle alluvioni e altre calamità naturali sono tanto più disastrosi quanto più povera è la zona colpita.

In situazioni come quella verificatasi nell'Africa meridionale, una tempestiva opera di soccorso può salvare molte vite umane. In Mozambico, oltre 13mila persone sono state tratte in salvo grazie all'impiego di elicotteri inviati immediatamente dal Sudafrica e dal Malawi. L'opera internazionale di soccorso è stata però, in generale, inappropriata e soprattutto tardiva.

Non è comunque l'opera di soccorso (pur necessaria) il fattore risolutivo. Come prevede un rapporto delle Nazioni Unite, nei prossimi trent'anni circa la metà della popolazione delle regioni economicamente meno sviluppate, soprattutto quella abitante nelle aree costiere, sarà sempre più esposta a calamità come quella che ha colpito l'Africa meridionale.

Ciò è dovuto anche ai cambiamenti climatici prodotti su scala globale dalle attività umane, in particolare all'intensificazione dell'effetto serra che, a quanto prevedono vari scienziati, porterà a una accentuazione dei fenomeni naturali, tra cui i cicloni e le precipitazioni in alcune zone della Terra.

In tale situazione, fattore risolutivo è la prevenzione dei disastri originati dalle calamità naturali. Si tratta di un'opera complessa e di lunga durata che richiede interventi di carattere sia ambientale che economico e sociale: riforestazione e sistemazione del territorio, elevamento delle condizioni di vita delle popolazioni, riduzione delle emissioni di anidride carbonica e altri gas responsabili dell'intensificazione dell'effetto serra.

 

SITI PER LA RICERCA SU INTERNET

Informazioni geografiche sul Mozambico, completate da una cartina, si trovano nel sito http://www.emulateme.com/mozambique.htm. Dalla stessa pagina, attraverso il comando Select A Country, si può accedere alle pagine relative agli altri paesi colpiti da calamità naturali.

 
 


 

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