Manlio Dinucci
Il sistema globale seconda edizione - Geografia del sistema globale Zanichelli Editore |
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La condizione della donna (gennaio 2001)
modulo D: Questioni sociali (Il sistema globale seconda edizione)
Nonostante i grandi passi avanti compiuti sulla via dell'emancipazione, le donne sono ancora soggette a vari tipi di discriminazione, che si presentano in gradi e forme diverse a seconda dei paesi e delle classi sociali.
Negli strati sociali poveri, che costituiscono la maggioranza della popolazione nelle regioni economicamente meno sviluppate, sono le donne a svolgere il grosso del lavoro agricolo.
Il loro lavoro è però in gran parte non retribuito, nè figura nelle statistiche. Per di più le donne sono in genere escluse dalla proprietà della terra.
A questo lavoro si aggiunge quello che esse devono svolgere in famiglia: è in genere loro compito non solo cucinare ma procurare il cibo, andare a prendere l'acqua, raccogliere la legna e il foraggio per gli animali.
Preponderante è il lavoro delle donne anche nel piccolo commercio di strada che, nel quadro dell'economia "informale", svolge un ruolo importante nella vita delle città. In Africa occidentale, in Asia e nei Caraibi sono loro che vendono il 70-90% di tutti i prodotti alimentari.
E' costituita in maggioranza da donne anche la forza lavoro impiegata, soprattutto in Asia e America latina, nelle zone economiche speciali che producono merci destinate all'esportazione (scarpe sportive, capi di abbigliamento, apparecchi elettronici e altri) per conto di grandi gruppi multinazionali.
Solo in Cina vi lavorano 30 milioni di persone, per la maggior parte giovani donne provenienti dalle zone rurali.
Sono costrette a stare in fabbrica sette giorni su sette, con turni "normali" di 12 ore (che salgono a 18 nei periodi di più intensa attività), senza contributi nè diritti sindacali, per paghe equivalenti a 250-350 lire l'ora, da cui vengono detratte le spese per il vitto e il posto letto in una camerata.
Considerando l'attività complessiva svolta dalle donne, si calcola che in Africa, Asia e America latina esse lavorino in media il 30% più degli uomini, senza che il loro lavoro sia proporzionalmente remunerato, nè in genere riconosciuto nel suo reale valore.
Pur in misura differente, anche nell'Unione europea le donne sono in molti casi svantaggiate rispetto agli uomini nel lavoro.
Si calcola che esse guadagnino in media, a parità di lavoro, un quarto meno degli uomini: in Grecia, il salario femminile è in media il 68% di quello maschile; in Olanda e Portogallo rispettivamente il 70,6% e il 71,7%; in Belgio, l'83,2%; in Svezia, l'87%.
Sempre nell'Unione europea, circa un terzo delle donne che lavorano svolgono un'attività part-time (rispetto al 6% degli uomini): il lavoro part-time femminile è prevalente in Olanda (68%), in Gran Bretagna (45%) e Svezia (41%).
La scelta del lavoro part-time da parte della donna è dovuta, da un lato, al fatto che essa ha in famiglia il maggior carico di lavoro per ciò che riguarda l'andamento della casa e la cura dei figli; dall'altro, al fatto che essa non riesce a trovare un'occupazione a tempo pieno.
Un altro campo in cui la discriminazione nei confronti delle donne si fa pesantemente sentire, soprattutto nelle regioni meno sviluppate, è quello dell'istruzione. Su quasi un miliardo di persone che non sanno nè leggere nè scrivere, i due terzi sono costituiti da donne.
Ciò è dovuto principalmente al fatto che, nelle famiglie povere che non possono permettersi di mandare i figli a scuola, sono soprattutto le bambine ad essere escluse dall'istruzione: si calcola che esse costituiscano i due terzi dei 300 milioni di bambini ai quali è precluso l'accesso alla scuola.
Nelle famiglie povere le bambine spesso non vengono mandate a scuola anche perchè la famiglia ha bisogno del loro lavoro, soprattutto quando la madre è incinta.
Le bambine che crescono senza ricevere un'istruzione, neppure quella primaria, sono maggiormente svantaggiate quando raggiungono la pubertà. Esse sono ancora più sottoposte al volere dell'uomo e a vari tipi di violenza.
Oltre 100 milioni di ragazze, principalmente in Africa e Asia occidentale, sono vittime della mutilazione genitale che, effettuata in condizioni igieniche precarie, provoca spesso gravi infezioni se non la morte.
Soprattutto nei casi in cui la bambina viene ceduta dalla famiglia, in cambio di una piccola somma, a un "datore di lavoro", essa diviene una vera e propria schiava e può facilmente essere costretta a prostituirsi.
Si calcola che ogni anno vengano immesse nel mercato del sesso 2 milioni di bambine e ragazze di età compresa tra i 5 e i 15 anni.
Questi e altri dati, contenuti nel rapporto The State of World Population 2000 pubblicato dall'Unfpa (United Nations Population Fund), confermano l'esigenza di una intensificata azione, a livello sia nazionale che internazionale, per l'eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne.
Le linee portanti sono enunciate nella Convenzione che, adottata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 1979, ha ricevuto l'adesione di 165 paesi ma è rimasta finora in gran parte sulla carta.
RICERCA
SU INTERNET Per verificare la capacità di trovare i siti
e le specifiche informazioni in essi contenute, vengono proposte alcune
ricerche, indicate con il simbolo Della condizione femminile nel mondo si parla ampiamente nel rapporto The State of World Population 2000, pubblicato dall'Unfpa. Si trova nel sito http://www.unfpa.org/swp/swpmain.htm , sia in inglese che in spagnolo e francese.
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