Manlio Dinucci
Il sistema globale seconda edizione - Geografia del sistema globale
Zanichelli Editore

  L'Area di libero commercio delle Americhe (maggio 2001)

modulo B: Dinamiche economiche (Il sistema globale seconda edizione)
modulo A: Dinamiche geoeconomiche (Geografia del sistema globale)

Il terzo summit delle Americhe – svoltosi nell'aprile 2001 a Quebec City (Canada) con la partecipazione dei capi di stato o di governo di 34 paesi del Nord, Centro e Sud America – si è concluso con l'impegno a costituire entro il 2005 un'area comune al cui interno sarebbero eliminati dazi e altre barriere, permettendo a merci e capitali di circolare liberamente.

L'unico paese latinoamericano escluso dal summit di Quebec è stato Cuba, che gli Stati uniti continuano a tenere sotto embargo. L'unico, tra i partecipanti, che si è riservato di decidere sulla propria adesione è stato il Venezuela.

Si profila così la nascita di un'area di libero scambio – denominata in inglese Free Trade Area of the Americas (Ftaa) e, in spagnolo, Area de Libre Comercio de las Américas (Alca) – che sarebbe la più grande del mondo.

Continental Commerce

L'Area di libero commercio delle Americhe, estesa dall'Alaska alla Terra del fuoco, comprenderebbe una popolazione di oltre 800 milioni di abitanti (circa il 13% di quella mondiale) e un prodotto nazionale lordo complessivo di circa 11mila miliardi di dollari (quasi il 40% di quello mondiale).

Il progetto – lanciato al primo summit delle Americhe, svoltosi a Miami nel 1994, e ulteriormente elaborato al secondo summit, svoltosi a Santiago nel 1998 – è fortemente voluto dagli Stati uniti, che nel 1994 hanno costituito una prima area di libero scambio con il Canada e il Messico (il Nafta).

Con la costituzione dell'Area di libero commercio delle Americhe, gli Stati uniti si prefiggono di rendere la propria economia ancora più competitiva nel processo di globalizzazione: lo ha confermato lo stesso presidente statunitense, il quale ha dichiarato che, con la Ftaa, "possiamo competere a lungo termine contro l'Europa e l'Estremo oriente" (The New York Times, 23 aprile 2001).

Anche nella Ftaa, come nel Nafta, gli Stati uniti avrebbero una posizione dominante. Il loro prodotto nazionale lordo equivale al 76% di quello complessivo dei 34 paesi che dovrebbero costituire l'area di libero scambio. Assieme, Stati uniti e Canada totalizzano l'82% del pnl complessivo dei 34.

La superiorità degli Stati uniti è determinata soprattutto dai loro gruppi transnazionali, già oggi fortemente presenti in America latina, e dai loro capitali finanziari e dalle loro tecnologie, da cui dipendono già oggi in notevole misura i paesi latinoamericani.

L'impegno assunto dai firmatari della "Dichiarazione di Quebec City", con la quale si è concluso il terzo summit, è quello di "migliorare il benessere economico e la sicurezza dei nostri popoli". A tal fine è stato adottato un Piano di azione per "rafforzare la democrazia rappresentativa, promuovere il buon governo e proteggere i diritti umani e le libertà fondamentali".

Si oppongono alla costituzione della Ftaa (o Alca) vasti settori sociali e movimenti politici latinoamericani. L'entrata in vigore della Ftaa, essi sostengono, indebolirebbe o affosserebbe le associazioni sudamericane di libero scambio – il Mercosur e la Comunità andina – rendendo la regione ancora più dipendente dagli Stati uniti.

Impedirebbe allo stesso tempo ai paesi dell'America latina di aderire ad altri accordi di libero scambio, come quello che l'Unione europea ha proposto loro di realizzare nel 2003.

Una volta entrata in vigore la Ftaa (o Alca) conformemente ai regolamenti della Wto (l'Organizzazione mondiale del commercio), il governo brasiliano, ad esempio, dovrebbe abolire le tariffe protezionistiche che, agevolando le industrie nazionali tecnologicamente più avanzate (soprattutto meccaniche ed elettroniche), permettono loro di svilupparsi e divenire competitive sui mercati internazionali.

Esse finirebbero col soccombere di fronte alle superiori industrie statunitensi, anche nel mercato brasiliano. Sarebbero invece favorite, sia in Brasile che in altri paesi latinoamericani, le industrie tecnologicamente meno avanzate (come quella delle confezioni) che, con impiego di manodopera a basso costo, fabbricano, soprattutto per conto di società statunitensi, prodotti destinati all'esportazione.

Questo tipo di produzione, come dimostra l'esperienza del Messico, danneggia la maggioranza dei lavoratori: nei primi due anni del Nafta – risulta da uno studio effettuato dall'Università di Washington – oltre due milioni di messicani sono stati costretti a passare da lavori a tempo pieno a lavori precari. Sono allo stesso tempo calati i salari medi reali.

Secondo i critici, la Ftaa (o Alca) ostacolerebbe quindi lo sviluppo dell'industria latinoamericana, relegandola nel ruolo di fornitrice di minerali e prodotti a basso contenuto tecnologico e a scarso valore aggiunto per i paesi esportatori, e danneggerebbe complessivamente i lavoratori.

I regolamenti della Ftaa, essi sostengono, accrescerebbero in particolare la dipendenza dei paesi latinoamericani dai brevetti tecnologici dei gruppi transnazionali statunitensi.

Il Brasile, ad esempio, è già stato citato dagli Stati uniti presso l'Organizzazione mondiale del commercio per aver varato leggi che permettono la produzione e importazione da paesi terzi di farmaci anti-Aids, dei quali alcune società farmaceutiche statunitensi detengono il brevetto.

Producendo o importando da paesi terzi tali farmaci, il Brasile ha potuto fornire a quasi tutti gli ammalati di Aids un trattamento al costo di 500 dollari annui per paziente, riuscendo a dimezzare la mortalità provocata da questa malattia.

Con l'entrata in vigore della Ftaa (o Alca), il Brasile dovrebbe invece acquistare gli stessi farmaci dalle società statunitensi al prezzo di 12mila dollari l'anno per paziente e sarebbe costretto, di conseguenza, a ridurre il programma di lotta all'Aids.

Contemporaneamente, prevedono gli oppositori, la creazione dell'Area di libero commercio delle Americhe accelererebbe la dollarizzazione dei paesi latinoamericani. Già cinque di loro – Ecuador, Argentina, Panama, El Salvador e Guatemala – hanno accettato il dollaro come moneta nazionale.

Le conseguenze socioeconomiche della dollarizzazione sono state devastanti: crollo dei salari reali, eliminazione dei programmi sociali, perdita di controllo della politica monetaria che viene a dipendere a filo diretto dalla U.S. Federal Reserve e da Wall Street.

I paesi dollarizzati non sono neppure più in grado di negoziare il debito estero con i creditori e vengono a dipendere interamente dalle grandi banche commerciali, soprattutto statunitensi, e dal Fondo monetario internazionale, anch'esso largamente dominato dagli interessi statunitensi.

Un'altra conseguenza – prevedono i critici della Ftaa – sarebbe l'intensificazione delle privatizzazioni, che eliminerebbero quanto resta in America latina di proprietà e gestione pubbliche.

Secondo la clausola del "trattamento nazionale" i paesi latinoamericani dovrebbero concedere alle società estere, soprattutto ai gruppi transnazionali statunitensi, lo stesso trattamento riservato a quelle nazionali.

I gruppi transnazionali statunitensi potrebbero in tal modo assumere agevolmente il controllo non solo dei più importanti settori economici, ma anche dei servizi: dalla fornitura di acqua ed elettricità alla gestione di scuole e ospedali.

L'entrata in vigore della Ftaa (o Alca) darebbe, inoltre, ai gruppi transnazionali statunitensi il diritto di chiedere un risarcimento per perdite di profitti derivanti da decisioni delle autorità dei paesi latinoamericani nei quali operano e, in certi casi, anche l'annullamento di leggi nazionali lesive dei loro interessi.

Ad esempio, in base ai regolamenti del Nafta, il Messico è stato condannato a pagare alla società statunitense Metalclad 16,7 milioni di dollari, come indennizzo per il danno subìto in seguito alla decisione delle autorità messicane di Guadalcázar di non autorizzare la società, in base alle leggi nazionali, a creare una enorme discarica di residui tossici in una zona vicina a una riserva naturale.

Andamento commercio Mexico Andamento salari Mexico

Opposizioni alla creazione dell'Area di libero commercio delle Americhe sono sorte anche negli Stati uniti, soprattutto da parte dei sindacati che ne temono gli effetti sull'occupazione. Anche in questo caso il punto di riferimento è l'esperienza del Nafta.

Uno studio dell'Economic Policy Institute dimostra che, per effetto del trasferimento di attività produttive dagli Stati uniti al Messico, negli Usa è stato eliminato circa mezzo milione di posti di lavoro, soprattutto nel settore tessile e delle confezioni, e 8,6 milioni di operai e tecnici sono stati costretti a trasferirsi o cambiare lavoro, vedendo spesso peggiorare le proprie condizioni.

Diverse attività produttive vengono trasferite dagli Stati uniti al Messico, sia perché in questo paese i salari sono (a pari professionalità e produttività) un ottavo di quelli statunitensi e in molti casi anche minori, sia perché le normative sulla sicurezza e la salute dei lavoratori e la difesa dell'ambiente sono molto più permissive.

Tuttavia, mentre capitali e prodotti possono circolare liberamente nel Nafta, non possono circolare liberamente i lavoratori messicani, ai quali viene proibito di trasferirsi negli Stati uniti, dove i salari sono più alti.

 

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La redazione e l'autore sono interessati a conoscere l'opinione di chi ha provato a svolgere queste attività e possono essere contattati, via e-mail, per eventuali chiarimenti e proposte.

Nel sito ufficiale del terzo summit delle Americhe (in inglese, spagnolo, francese e portoghese), http://www.americascanada.org/eventsummit/menu-e.asp, trovare il documento conclusivo.
Quali sono i principali argomenti portati a favore della costituzione dell'Area di libero commercio delle Americhe?
In uno dei siti degli oppositori latinoamericani dell'Alca (in spagnolo e inglese), http://www.noalalca.com/, trovare le analisi relative alle implicazioni economiche e sociali.
Quali sono i principali argomenti portati contro la costituzione dell'Area di libero commercio delle Americhe?

 
 


 

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