Manlio Dinucci
Il sistema globale seconda edizione - Geografia del sistema globale
Zanichelli Editore

  L’Europa di fronte al cambiamento climatico (gennaio 2007)

modulo G: Impatto ambientale (Il sistema globale seconda edizione)
modulo F: Impatto ambientale (Geografia del sistema globale)

Il dicembre 2006, secondo le rilevazioni dell'Università di Modena, è stato il più caldo registratosi in Italia dal 1860.

Temperature eccezionalmente alte sono state rilevate anche nel gennaio 2007, con massime di 19 gradi a Catania e 14 a Milano.

Anche in altre parti d’Europa si sono registrate temperature più alte della media: in Gran Bretagna, l’autunno 2006 è stato il più caldo degli ultimi 300 anni; a Mosca, nel gennaio 2007, la temperatura massima è restata abbondantemente sopra lo 0, mentre in media dovrebbe essere in questo mese di -6 °C.

Tali fenomeni sono probabilmente collegati al riscaldamento globale, ossia all’aumento della temperatura media della Terra in seguito all’intensificazione dell’effetto-serra.

Lo Ipcc (Intergovernmental Panel on Climate Change), organismo scientifico delle Nazioni Unite di cui fanno parte 2500 tra i migliori scienziati ed esperti di tutto il mondo, sostiene che sono in corso cambiamenti climatici attribuibili prevalentemente a fattori umani, in particolare alle emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera che contribuiscono all’intensificazione dell’effetto-serra e quindi al riscaldamento globale.

Nel 2005, le emissioni di carbonio dovute all’uso dei combustibili fossili hanno raggiunto il livello record di circa 8 miliardi di tonnellate annue. Dal 1900 esse sono cresciute ogni anno di circa il 3% rispetto all'anno precedente.

La metà del carbonio emesso annualmente nell’atmosfera proviene da soli quattro paesi. Al primo posto sono gli Stati Uniti che, con una popolazione equivalente al 4,5% di quella mondiale, producono il 21% dell’emissione globale di carbonio.

Al secondo posto è la Cina con il 18%, seguita da Russia e Giappone rispettivamente col 6% e 5%. Gli altri paesi che contribuiscono in maniera rilevante all'inquinamento da carbonio sono India, Germania, Canada, Gran Bretagna, Corea del Sud e Italia.

Man mano che le emissioni di carbonio aumentano, aumenta la concentrazione di anidride carbonica nell'atmosfera. Nel 2005, essa ha raggiunto le 380 parti per milione in volume, cioè 103 parti/milione in più rispetto all'epoca preindustriale.

Gli scienziati sono d'accordo sul fatto che è la crescente concentrazione nell'atmosfera di anidride carbonica e di altri gas a effetto serra a provocare l'aumento della temperatura mondiale. Essa è cresciuta nel secolo scorso di 0,6 °C a livello planetario e di 0,9 °C in Europa.

Le previsioni dell'Ipcc indicano che la tendenza al riscaldamento continuerà e che, entro il 2100, le temperature globali supereranno quelle attuali di 1,4-5,8 °C e di 2-6,3 °C in Europa.

Gli effetti del riscaldamento globale in Europa vengono esaminati in uno studio della Commissione europea sulla situazione climatica e ambientale, pubblicato nel gennaio 2007.

Lo studio, elaborato anche con sistemi satellitari, evidenzia due possibili scenari di riferimento. Il primo prevede un innalzamento della temperatura media in Europa di 2,2 gradi centigradi entro il 2100; il secondo, più grave, prevede un innalzamento di 3 gradi.

Si prevede che uno degli effetti dell’aumento della temperatura media sarà l’intensificazione degli eventi meteorologici e idrologici estremi: ciò provocherà maggiore abbondanza di acqua nel nord Europa e maggiore scarsità nel sud Europa.

Si prevede, allo stesso tempo, uno spostamento verso nord di tutti i sistemi ecologici e ambientali naturali: la vegetazione e gli ecosistemi naturali tipici dell’area mediterranea tenderanno a spostarsi verso il centro Europa, così come le foreste di conifere e quelle tipiche boreali delle medie latitudini potrebbero prendere il posto della tundra presente attualmente alle più alte latitudini dell’Europa.

In generale, gli effetti saranno positivi nel nord Europa, dove l’aumento di anidride carbonica in atmosfera tenderà ad aumentare la produttività agricola, e negativi nel sud Europa: qui la riduzione della disponibilità di acqua e l’aumento della temperatura provocheranno un calo della produttività agricola.

Già oggi si avvertono le conseguenze negative nel sud Europa. In Italia, nel 2006, siccità, caldo e maltempo hanno causato all'agricoltura danni stimabili in oltre un miliardo di euro. Per di più. le temperature accessivamente alte dell’inverno 2006-2007 hanno anticipato la fioritura primaverile, rendendo le piante più vulnerabili ai successivi abbassamenti di temperatura.

Lo studio prevede che, in futuro, gli effetti più gravi si verificheranno in Italia e Spagna: esse saranno colpite da siccità, riduzione della fertilità del suolo, incendi e altri fenomeni dovuti al cambiamento climatico.

Nell’Italia meridionale, già oggi afflitta da scarsità di acqua e da problemi di degrado dei suoli a causa di molteplici fattori derivanti dalle attività antropiche e dall’uso del territorio, i cambiamenti climatici porteranno ulteriori fattori di rischio, incluso quello di desertificazione.

Si prevede inoltre, a causa del riscaldamento globale, un innalzamento del livello del mare: secondo lo studio della Commissione europea, esso potrebbe crescere fino a un metro con costi ingenti per far fronte al fenomeno.

Già nel 2020, in caso di innalzamento della temperatura di 2,2 gradi, la spesa per far fronte all’inondazione delle coste potrebbe essere di 4,4 miliardi di euro; nel caso del secondo scenario (+3 gradi) la spesa aumenterebbe a 5,9 miliardi e potrebbe crescere a 42,5 miliardi nel 2080.

Il riscaldamento globale non risparmierà, secondo lo studio, neppure altri settori come la pesca. Dal rapporto emerge infatti una tendenza alla migrazione degli stock di pesce verso le aree più a nord.

C'é poi il problema delle inondazioni, sempre più intense in tutta Europa. Particolarmente preoccupante è la situazione dei grandi bacini fluviali, come quello del Danubio dove negli ultimi anni le inondazioni hanno provocato gravi danni a circa 250 mila abitanti.

Anche il turismo potrebbe essere gravemente danneggiato dal cambiamento climatico. Sono circa 100 milioni le persone che ogni anno trascorrono le vacanze nel Sud Europa, per un giro d'affari di circa 130 miliardi di euro. Se non si porrà fine all'intensificazione dell’effetto serra, ammonisce lo studio, entro i prossimi 70 anni il turismo mediterraneo non ci sarà più, per il Sud sarà soltanto desertificazione e la nuova riviera europea si sposterà inevitabilmente molto più a Nord.

La strategia da adottare, su scala globale, è quella di rallentare il più possibile i cambiamenti climatici, soprattutto diminuendo le emissioni di anidride carbonica e altri gas-serra, e, allo stesso tempo, di sviluppare metodi e mezzi per l’adattamento ai cambiamenti climatici e per la riduzione dei danni.

Un gruppo di paesi – formato principalmente da Stati Uniti, Canada, Australia, Nuova Zelanda e Giappone – si è rifiutato però di assumere impegni vincolanti sulla riduzione delle emissioni di anidride carbonica e altri gas-serra.

La Commissione europea ha invece annunciato, nel gennaio 2007, la richiesta che l’Unione europea entro il 2020 riduca unilateralmente le emissioni del 20-30 per cento rispetto al livello del 1990.

 

 

 

 

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