Manlio Dinucci
Il sistema globale seconda edizione - Geografia del sistema globale
Zanichelli Editore

  Gli organismi geneticamente modificati (maggio 2000)

modulo C: Sviluppo tecnologico (Il sistema globale seconda edizione)
modulo F: Impatto ambientale (Geografia del sistema globale)

Sempre più numerosi sono gli organismi geneticamente modificati (Ogm), sia vegetali che animali, manipolati in modo da far assumere loro caratteristiche che non possiedono in natura.

Nell'agricoltura, la superficie coltivata con piante geneticamente modificate (transgeniche) è passata su scala mondiale da circa 1 milione di ettari nel 1996 a oltre 40 milioni nel 1999.

Il 72% della superficie coltivata con tali piante si trova negli Stati Uniti, il 17% in Argentina, il 10% in Canada, il resto in Cina e altri paesi.

Colture transgenetiche

Le società che creano, brevettano e commercializzano piante alimentari transgeniche evidenziano i vantaggi economici che gli agricoltori possono trarne, dato che esse permettono di ottenere raccolti maggiori, e assicurano che non sono nocive nè per l'ambiente nè per l'uomo.

Diverse istituzioni scientifiche e organizzazioni ambientaliste, in primo luogo Greenpeace International, sostengono invece che esse possono provocare effetti nocivi per l'ambiente e l'uomo.

Esiste la possibilità che i geni che conferiscono loro resistenza ai pesticidi si trasmettano a piante infestanti, le quali, divenute a loro volta resistenti agli erbicidi, possono diffondersi danneggiando interi ecosistemi.

Ad esempio, è stato appurato (tramite esperimenti condotti in Germania) che il gene che rende la colza resistente all'erbicida glufosinato può trasferirsi, mediante il polline trasportato dal vento, a centinaia di metri di distanza trasmettendosi a piante infestanti apparentate con la colza (come il rafano selvatico).

Vi è quindi il pericolo di un nuovo tipo di contaminazione: l'inquinamento genetico.

Vi è inoltre il pericolo che le piante geneticamente modificate, in modo tale da produrre tossina insetticida, rendano gli insetti ancora più resistenti agli insetticidi. Negli Usa è stato inserito in alcune piante il gene della tossina insetticida del Bacillus thurigensis (un batterio del suolo), così che esse siano in grado di produrla per tutto il tempo della loro crescita.

L'Epa (Agenzia statunitense per la protezione ambientale) prevede però che la maggior parte degli insetti più esposti svilupperà resistenza a questa tossina entro 3 o 5 anni. Tale resistenza, già iniziata, comporterà la necessità di un ritorno a un uso ancora più massiccio di pesticidi danneggiando in particolare le aziende che praticano l'agricoltura biologica.

Danni analoghi, avvertono diversi scienziati, possono essere provocati dalla modificazione genetica di animali.

Molte specie di pesci sono oggi soggette a manipolazione genetica: un salmone, nel cui DNA è stato inserito un gene dell'ormone della crescita, acquista nel primo anno di vita un peso in media 5 volte maggiore del normale.

Salmoni modificati geneticamente

Come ha accertato una ricerca compiuta in Norvegia, è possibile che questo "supersalmone", che si intende allevare e commercializzare su vasta scala, raggiunga l'ambiente esterno provocando un disastroso impatto sull'ecosistema: per poter crescere così tanto esso deve infatti mangiare molto più dei normali salmoni.

Gli Ogm, sostengono molti studiosi, possono provocare danni anche alla salute umana in quanto i geni usati nella loro manipolazione provengono spesso da piante o animali che non hanno mai fatto parte della dieta umana.

Negli Stati Uniti è stata creata una soia Gm, resa più ricca di metionina (amminoacido essenziale non prodotto dall'organismo umano) grazie a un gene proveniente dalla noce brasiliana. Ma, dopo che si è scoperto che diverse persone sono allergiche alla noce brasiliana, ne è stata bloccata appena in tempo la commercializzazione.

Esiste anche la possibilità, avvertono gli scienziati, che i geni che rendono alcune piante Gm resistenti agli antibiotici (come l'ampicillina) si trasmettano attraverso la catena alimentare agli esseri umani, riducendo o annullando l'efficacia di alcuni antibiotici nel trattamento di malattie quali la polmonite o la bronchite.

Allo stato attuale, data la carenza della legislazione sugli Ogm, i consumatori non possono sapere quali prodotti contengono alimenti transgenici (soprattutto quando, attraverso i mangimi per animali, entrano nella catena alimentare).

Ad esempio, analisi commissionate da Greenpeace a un laboratorio di ricerca austriaco hanno individuato mais transgenico Bt 176 in una confezione di patatine di mais, commercializzate in Italia con un noto marchio, senza che ne fosse indicata la presenza sull'etichetta.

Scienziati, ambientalisti e agricoltori si oppongono anche alla "tecnologia di controllo della germinazione", brevettata dalla statunitense Monsanto. Questa biotecnologia, nota come "gene Terminator", permette di creare piante prive di semi fertili (ossia sterili), così da obbligare gli agricoltori a comprare ogni anno dalla stessa Monsanto le sementi invece di usare quelle provenienti dal raccolto.

Di fronte alla crescente opposizione, la Monsanto si è impegnata pubblicamente nell'ottobre 1999 a non commercializzare per ora il gene Terminator.

Manifestazione di GreenPeace

Ma pochi mesi dopo, nel dicembre 1999, l'Ufficio europeo dei brevetti (Monaco di Baviera) ha annunciato che concederà per la prima volta il brevetto per un seme Terminator a un'altra società, la Plant Genetic Systems del gruppo agrochimico Hoechst/Aventis.

Nelle regioni economicamente meno sviluppate, sottolinea Greenpeace, la diffusione di biotecnologie come quella del gene Terminator non farebbe che peggiorare la già precaria situazione del miliardo e mezzo di piccoli contadini, che usano per la coltivazione sementi provenienti dal raccolto o da scambi con i vicini.

La diffusione di organismi come il gene Terminator rischia inoltre di ridurre ulteriormente la biodiversità (la diversità delle forme di vita sulla Terra, essenziale per la sopravvivenza del genere umano), già gravemente danneggiata dal fatto che le attività umane (deforestazione, agricoltura industriale, etc.) provocano ogni anno l'estinzione di almeno 30000 specie.

L'obiettivo del complesso genetico-industriale - sostengono molti scienziati e ambientalisti - non è quello dichiarato di eliminare la fame nel mondo, ma quello di modificare la vita così da poterla brevettare, trasformandola in proprietà privata e fonte di colossali profitti. Non è dunque in questione la scienza, ma l'uso che ne se fa.

 

SITI PER LA RICERCA SU INTERNET

Nel sito della Monsanto http://www.biotechbasics.com/ si trovano gli argomenti a favore della modificazione genetica di piante e animali. Nel sito di Greenpeace http://www.greenpeace.it/camp/ogm/ vengono invece esposti quelli contrari.

 
 


 

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