Manlio Dinucci
Zanichelli Editore |
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La crisi della Fiat (maggio 2003) modulo B: Dinamiche economiche (Il sistema globale seconda edizione)
Il Gruppo Fiat comprende 1.059 società, facenti capo alla Fiat S.p.A., le quali operano in 61 paesi, in dieci distinti settori: automobili, macchine per l'agricoltura e le costruzioni, veicoli industriali, prodotti metallurgici, componenti, mezzi e sistemi di produzione, aviazione, editoria e comunicazione, assicurazioni e servizi.
Il 26% delle società (275) opera in Italia, il 74% (784) all'estero: 443 in Europa, 137 in Nord America, 71 nel Mercosur (Brasile, Argentina, Paraguay, Uruguay), 133 in altre aree.
Gli stabilimenti sono 227, distribuiti per il 30% in Italia e il 70% all'estero. I dipendenti complessivi 198.764, dei quali il 48% in Italia e il 52% all'estero.
Il fatturato del gruppo è di 58 milioni di euro (in base al bilancio consolidato del 2001): una cifra che supera di due volte e mezza il prodotto nazionale lordo di paesi delle dimensioni dell'Uruguay o della Tunisia.
Nel processo di globalizzazione, l'attività del gruppo si è spostata sempre più verso l'estero. Tra il 1990 e il 2001, la produzione realizzata in Italia si è ridotta (come valore) dall'83% al 52% di quella totale, mentre quella realizzata all'estero è cresciuta dal 17% al 48%.
Nello stesso periodo, le vendite realizzate in Italia si sono ridotte (come valore) dal 56% al 34% di quelle totali, mentre quelle all'estero sono cresciute dal 44% al 66%.
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Il processo di globalizzazione della Fiat è stato accelerato dalla costituzione, nel 2000, di una alleanza strategica industriale, in Europa e America latina, con la statunitense General Motors, la maggiore industria automobilistica del mondo (con un fatturato di 177 miliardi di dollari, oltre il triplo di quello dell'intero Gruppo Fiat), proprietaria dei marchi Buick, Cadillac, Chevrolet, Gmc, Oldsmobile, Pontiac, Saturn, Holden, Opel, Saab, Vauxall.
In base all'accordo, sono state costituite due joint-venture paritetiche nelle aree degli acquisti e della produzione di motori e cambi. Contemporaneamente, la General Motors ha acquisito una partecipazione del 20% nella nuova caposettore, la Fiat Auto Holdings. Contemporaneamente la Fiat ha acquisito una partecipazione del 5,85% nella General Motors.
In base all'accordo, la General Motors ha il diritto di prelazione se il Gruppo Fiat decide di vendere in futuro il rimanente 80% della azioni di Fiat Auto.
L'altra mossa strategica compiuta dal Gruppo Fiat è stata l'acquisizione, nel 2001, di oltre il 95% del Gruppo Montedison e della Edison, sua società capogruppo. Assumendo il controllo di uno dei maggiori gruppi italiani (33 mila dipendenti, 326 impianti e decine di centri di ricerca in oltre 30 paesi), il Gruppo Fiat ha cercato di estendere la sua attività al settore energetico.
È a questo punto che è esploso il "caso Fiat", sbocco finale di una crisi dovuta a più fattori concomitanti.
Il Gruppo Fiat si è esteso, indebitandosi pesantemente, mentre il settore dell'auto entrava in crisi. Si tratta di una crisi di sovrapproduzione dovuta al fatto che, mentre da un lato è aumentata la capacità produttiva dell'industria automobilistica mondiale, dall'altro si è ridotta la capacità di acquisto delle classi medie a causa di vari fattori: crisi finanziaria, perdita di posti di lavoro, aumento del costo della vita, e altri.
Si calcola che, nel mercato europeo dell'auto, vi sia una capacità produttiva che supera del 30% la domanda effettiva.
In tale situazione si è acuita la concorrenza internazionale, che la Fiat ha difficoltà ad affrontare essendo le sue dimensioni, pur colossali, troppo piccole in un mercato mondiale dominato da un numero sempre più ristretto di colossi che stanno assumendo dimensioni crescenti attraverso incroci azionari, fusioni e acquisizioni.
Cinque tra i principali gruppi - General Motors, Ford, DaimlerCrysler, Volkswagen e Toyota - si spartiscono circa il 70% del mercato mondiale di automobili.
Per risanare la situazione, la Fiat ha stipulato nel maggio 2002 un primo accordo con le prime tre banche creditrici, presentando un piano finanziario per ridurre l'indebitamento lordo di 10-12 miliardi di euro. Il piano prevede, nel periodo 2002-2004, la chiusura di 18 stabilimenti (2 in Italia e 16 in altri paesi) e una serie di ristrutturazioni.
Quali siano le conseguente occupazionali lo si è visto da quando, nel dicembre 2002, è stata decretata in Italia la cassa integrazione per 8.100 dipendenti Fiat. Altri problemi derivano dalla decisione della Fiat di trasferire entro cinque anni tutta la produzione dell'Alfa Romeo a Pomigliano, chiudendo la fabbrica di Arese.
Ancora più gravi sono le conseguenze in altri paesi. In Argentina, la Fiat ha praticamente chiuso lo stabilimento di Cordoba: nel 1997 esso aveva cominciato a produrre 550 auto al giorno, in base a un piano che prevedeva la vendita di oltre 3 milioni di auto nell'area del Mercosur.
Ma la crisi finanziaria, che ha investito il Brasile dall'ottobre 1997 e successivamente la stessa Argentina, ha provocato un forte calo delle vendite. Contemporaneamente la Fiat sta chiudendo un'altra fabbrica, quella dei camion Iveco, per trasferirla in Brasile.
Come conseguenza, il numero di operai e impiegati che lavorano negli stabilimenti argentini della Fiat si è ridotto da circa 5.000 a meno di 300. Gli altri, che attualmente sono in sospensione lavorativa con un salario ridotto del 50%, perderanno il posto di lavoro.
Le prospettive, in generale, sono incerte. Il Gruppo Fiat ha registrato, nel bilancio consolidato del 2002, un risultato netto negativo di 4,2 miliardi di euro e, per risanare il debito, ha deciso di vendere due importanti società, Fiat Avio e Toro Assicurazioni.
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Un quadro complessivo del Gruppo Fiat si trova nel sito http://www.fiatgroup.com/index.htm.
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Manlio
Dinucci - Il sistema globale seconda edizione - Geografia del sistema globale:
http://www.zanichelli.it/materiali/dinucci
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