Manlio Dinucci
Il sistema globale seconda edizione - Geografia del sistema globale
Zanichelli Editore

 

Il nuovo aumento dei prezzi petroliferi (maggio 2004)

modulo F: Scelte energetiche (Il sistema globale seconda edizione)
modulo E: Scelte energetiche (Geografia del sistema globale)

Dopo essere sceso nel 1998 a 10 dollari al barile (il livello più basso in termini reali dal 1972, l'anno precedente al primo "shock petrolifero"), il prezzo di riferimento del greggio è risalito fino a superare nel 2000 i 30 dollari. Quindi, dopo essere calato a 20 tra il 2001 e il 2002, è risalito a circa 40 dollari nel maggio 2004. Si tratta del più alto livello raggiunto dopo la guerra del Golfo del 1991.

A determinare il nuovo aumento dei prezzi petroliferi sono stati diversi fattori concomitanti.

L'Organizzazione dei paesi produttori di petrolio (comprendente Arabia saudita, Kuwait, Emirati Arabi Uniti, Qatar, Iran, Iraq, Algeria, Libia, Nigeria, Indonesia, Venezuela), che realizza circa il 40 per cento della produzione mondiale di greggio, ha deciso nel febbraio 2004 di ridurre la sua produzione (e quindi la sua offerta sul mercato mondiale) complessivamente di un milione di barili al giorno, facendola scendere a 23,5 milioni di barili giornalieri.

Tale decisione è stata sollecitata dall'Arabia saudita, che temeva un forte calo del prezzo del greggio. Da più parti, infatti, si prevedeva che esso scendesse a 20 dollari al barile, soprattutto in seguito a una massiccia immissione di petrolio iracheno nel mercato mondiale.

La produzione ed esportazione del petrolio iracheno - controllate dall' "Autorità provvisoria della coalizione" che, presieduta dall' "amministratore statunitense per l'Iraq", decide l'assegnazione dei contratti internazionali per lo sfruttamento delle riserve irachene - sono state però ostacolate dalla situazione militare determinatasi nel paese dopo l'occupazione, in particolare dai frequenti sabotaggi agli oleodotti.

Ha continuato allo stesso tempo ad aumentare la domanda di petrolio sul mercato mondiale, soprattutto da parte degli Stati uniti che, con una popolazione equivalente al 4,6% di quella mondiale, consumano il 25,4% del petrolio usato nel mondo. Poichè consumano oltre il 60% in più di quello che producono, devono importarlo in quantità crescenti.

Non sono però solo gli Stati uniti ad avere bisogno di petrolio. L'Europa ne consuma il 58% in più di quello che produce; il Giappone non ne produce affatto e dipende quindi interamente dall'importazione. Anche la Cina e l'India dipendono in misura crescente dalle importazioni, rispettivamente per il 35% e il 62% del fabbisogno.

A determinare l'andamento dei prezzi petroliferi non è però solo il rapporto tra offerta e domanda sul mercato mondiale, ma il fatto che esso è dominato da un ristretto gruppo di compagnie private, tra le quali emergono le "tre sorelle": la statunitense ExxonMobil (nata dalla fusione tra le due compagnie), la britannico-olandese Royal Dutch/Shell e la britannico-statunitense British Petroleum/Amoco (frutto dell'acquisizione dell'Amoco da parte della BP).

Queste e poche altre compagnie - controllando direttamente o indirettamente gran parte della produzione di greggio anche nei principali paesi dell'Opec e, contemporaneamente, il processo di raffinazione e commercializzazione dei prodotti petroliferi - sono in grado di influire in modo determinante sui prezzi sia del greggio che dei suoi derivati.

Si aggiunge a questo il fatto che sui prezzi della benzina e di altri prodotti petroliferi gravano, in misura diversa da paese a paese, le tasse governative. Secondo una stima dell'Opec, i governi del G7 (Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno unito, Stati uniti) hanno ricavato da tali tasse, nel periodo 1996-2000, complessivamente 270 miliardi di dollari annui, mentre gli 11 paesi dell'Opec hanno ricavato dalla vendita di petrolio complessivamente 170 miliardi di dollari annui.

I prezzi del petrolio e dei suoi derivati non dipendono solo da fattori contingenti. Oltre a questi, c'è un fattore di fondo che sempre più influirà sui prezzi: il crescente calo delle riserve petrolifere mondiali, ossia dei giacimenti conosciuti economicamente sfruttabili, a fronte di una crescente domanda da parte dei paesi industrializzati e in via di industrializzazione.

Le riserve petrolifere mondiali ammontano, secondo le ultime stime, a poco più di 1000 miliardi di barili.

La loro distribuzione regionale è proporzionalmente cambiata negli ultimi due decenni, in seguito all'esaurimento dei giacimenti di alcune regioni. Tra il 1982 e il 2002, le riserve nordamericane sono calate dal 13,6% al 4,8% delle riserve mondiali; quelle europee, dal 3,8% all'1,9%. Sono calate anche quelle russe, africane e asiatiche.

Sono invece proporzionalmente aumentate le riserve latino-americane e, soprattutto, quelle mediorientali: mentre nel 1982 esse rappresentavano il 54,5% delle riserve mondiali, nel 2002 rappresentavano il 65,4%. Ciò significa che i due terzi delle riserve petrolifere mondiali sono concentrati nel Golfo persico, principalmente in Arabia Saudita e in Iraq.

Secondo la Energy Information Administration del governo statunitense, le riserve irachene (ritenute oggi le seconde del mondo dopo quelle saudite) sono maggiori di quelle attualmente accertate. Ciò significa che probabilmente non è l'Arabia saudita ma l'Iraq il paese con le maggiori riserve petrolifere del mondo.

Qui si trova il petrolio più facilmente estraibile e quindi meno caro: il costo di produzione di un barile di greggio, che negli Stati uniti può arrivare a 15 dollari e nel Mare del nord è di circa 10, scende a 4 in Arabia saudita e a 2,5 in Iraq.

Anche se il prezzo del petrolio probabilmente calerà rispetto al livello raggiunto nel maggio 2004, nel corso dei prossimi decenni tenderà a salire man mano che le riserve più facilmente sfruttabili si esauriranno.

Contemporaneamente crescerà l'importanza delle riserve petrolifere del Golfo e, di conseguenza, la possibilità che esse siano sempre più contese con strumenti non solo economici e politici, ma anche militari.

Da qui la necessità di costruire un nuovo sistema energetico, che faccia diminuire il peso del petrolio nei consumi mondiali.

 

RICERCA SU INTERNET
Saper "navigare" su Internet, alla scoperta di informazioni, sta divenendo una delle competenze fondamentali, sia nella scuola che nel lavoro. Per questo proponiamo, in via sperimentale, alcune attività utili ad apprendere "l'arte della navigazione". Uno scoglio, certamente, è rappresentato dal fatto che in Internet la lingua dominante è l'inglese, cui si aggiungono, nei siti delle principali organizzazioni internazionali, il francese e lo spagnolo. Ciò tuttavia può essere di stimolo all'apprendimento delle lingue.

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Tali domande servono anche ad approfondire l'argomento trattato.

La redazione e l'autore sono interessati a conoscere l'opinione di chi ha provato a svolgere queste attività e possono essere contattati, via e-mail, per eventuali chiarimenti e proposte.

In uno studio pubblicato dalla International Energy Agency nel maggio 2004, reperibile nel sito http://www.iea.org/, si analizza l'impatto degli alti prezzi petroliferi sull'economia globale.

Aprire la pagina delle pubblicazioni e, nel motore di ricerca, selezionare la parola "petrolio" in inglese.

Cercare, tra gli studi (papers), l'analisi dell'impatto degli alti prezzi petroliferi sull'economia globale.
Qual è stato, dal 1999, l'effetto degli alti prezzi petroliferi sull'economia globale?
Quale parte del petrolio, di cui hanno bisogno, hanno importato nel 2003 i paesi industrializzati dell'Ocse?
Quanto hanno speso i paesi dell'Ocse nell'importazione di petrolio nel 2003 rispetto al 2001?
Come e in quale percentuale si prevede che, nel 2004, gli alti prezzi petroliferi incidano sul prodotto interno lordo e sull'inflazione nell'area dell'euro?

 
 


 

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