Manlio Dinucci
Zanichelli Editore |
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L'Italia: da terra di emigrazione a terra di immigrazione (maggio 2005) modulo E: Tendenze demografiche (Il sistema globale seconda edizione)
Dal 1970 (anno in cui sono state redatte le prime statistiche sugli immigrati) al 2005, il numero di cittadini stranieri soggiornanti in Italia è aumentato da circa 144 mila a quasi 3 milioni.
Ciò significa che, in trentacinque anni, esso è cresciuto di circa venti volte.
Questi dati, contenuti nell'anticipazione del "Dossier Statistico Immigrazione 2005" (Caritas/Migrantes), mostrano come l'Italia si sia trasformata da terra di emigrazione in terra di immigrazione.
Per oltre un secolo, dall'unità d'Italia agli ultimi decenni del Novecento, sono emigrati circa 28 milioni di italiani.
L'ampiezza di tale fenomeno è dimostrata dal fatto che ancora oggi sono sparsi nel mondo quasi 4 milioni di cittadini italiani e circa 58 milioni di oriundi (figli, nipoti o pronipoti di emigrati italiani che hanno acquisito la cittadinanza estera).
Ancora negli anni Cinquanta e Sessanta emigravano in media 300 mila italiani all'anno.
E' negli anni Settanta che inizia l'inversione di tendenza: mentre gli espatri scendono a poco più di 100 mila all'anno, cominciano a prevalere i rimpatri.
Tale fenomeno è dovuto allo sviluppo economico e al conseguente elevamento del livello medio di vita, che si registrano in Italia nei primi decenni della seconda metà del Novecento.
Contemporaneamente, mentre cala l'emigrazione, comincia ad aumentare l'immigrazione.
Come prima erano gli italiani ad emigrare per cercare lavoro in paesi economicamente più sviluppati (Stati Uniti, Germania, Svizzera e altri), ora sono i cittadini di paesi dell'Europa orientale, Africa, Asia e America latina a venire in Italia, paese economicamente più sviluppato, per cercare lavoro.
Negli anni Settanta il numero di stranieri con permesso di soggiorno in Italia passa da circa 144 mila a 205 mila. Negli anni Ottanta, da 299 mila a 490 mila.
Negli anni Novanta, esso cresce da 781 mila a 1340000. Questo forte aumento è dovuto in particolare all'esplodere della guerra prima in Medio Oriente quindi nei Balcani, che determina un peggioramento delle condizioni di vita costringendo molti a emigrare.
Nei primi cinque anni dell'attuale decennio, si registra un ulteriore forte aumento: da 1380000 nel 2000 a quasi 3 milioni nel 2005. Esso è dovuto in buona parte alla regolarizzazione, che nel 2003 fa venire alla luce la presenza di 700 mila cittadini stranieri prima sprovvisti di permesso di soggiorno.
Per ciò che riguarda i continenti di provenienza, una crescente maggioranza - il 47,3% nel 2004 rispetto al 33,5% nel 1990 - proviene da altri paesi europei, soprattutto dell'Est.
Al secondo posto è l'Africa: da qui proviene il 23,7% degli immigrati, una quota inferiore rispetto a quella del 1990 (30,5%).
Al terzo è l'Asia, da cui proviene il 17,3% degli immigrati, una quota inferiore rispetto a quella del 1990 (18,7%).
Al quarto è l'America, soprattutto quella meridionale, da cui proviene l'11,5% degli immigrati, una quota inferiore a quella del 1990 (16,4%).
Al quinto è l'Oceania, da cui proviene lo 0,1% degli immigrati, una quota inferiore a quella del 1990 (0,8%).
Vi è infine uno 0,1% costituito da immigrati apolidi.
Per ciò che riguarda la distribuzione sul territorio italiano, il 60% degli immigrati risiede nel Nord, il 30% nel Centro e il 10% nel Sud.
Gli immigrati svolgono un ruolo di crescente importanza nell'economia italiana: essi costituiscono (secondo dati del 2003) circa il 19% degli assunti a tempo indeterminato e il 10% di quelli a tempo determinato.
Tra gli immigrati assunti, il 43,7% lavora nella collaborazione domestica (settore in cui oggi i cittadini stranieri costituiscono l'80% degli occupati); il 27,2% in altri settori dei servizi; il 21,7% nell'industria (soprattutto nelle costruzioni e in piccole imprese manifatturiere); il 7,4% nell'agricoltura.
Circa 72 mila stranieri (secondo dati del 2004) hanno proprie aziende, in genere di piccole dimensioni, concentrate nel settore commerciale, in quello delle riparazioni e in quello edilizio.
Molti, soprattutto nei primi tempi, si dedicano al piccolo commercio di strada.
Sfugge invece alle statistiche il lavoro nero, cui sono costretti soprattutto gli immigrati che entrano clandestinamente in Italia in condizioni drammatiche, alla mercè di trafficanti internazionali, e sono quindi più vulnerabili e facilmente ricattabili.
La maggior parte degli immigrati viene in Italia per restarvi a lungo o per sempre: circa il 60% vive qui da oltre 5 anni e oltre 300 mila hanno acquisito negli ultimi anni la cittadinanza italiana, o per anzianità di soggiorno, o per aver sposato un/a italiano/a.
Un numero crescente di bambini nasce in Italia da genitori stranieri: nel 2005, secondo una stima, le nascite dovrebbero ammontare a quasi 40 mila.
La percentuale di cittadini stranieri in rapporto alla popolazione nazionale si sta così avvicinando alla media dell'Unione europea (5%), ma è ancora lontana dal 9% di Austria e Germania.
Secondo alcune proiezioni, nei prossimi 20-30 anni potrebbe salire a una quota della popolazione nazionale compresa tra il 10% e il 16%.
Nel giro di tre decenni, dunque, non solo l'Italia si è trasformata da terra di emigrazione in terra di immigrazione, ma il fenomeno dell'immigrazione, prima marginale, è divenuto uno degli aspetti più rilevanti della società italiana.
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Nel sito http://www.caritasroma.it/homepage.asp si trova una scheda sintetica del Dossier statistico Immigrazione 2004, a cura della Caritas di Roma, Caritas Italiana e Fondazione Migrantes.
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Manlio
Dinucci - Il sistema globale seconda edizione - Geografia del sistema globale:
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