Manlio Dinucci
Il sistema globale seconda edizione - Geografia del sistema globale
Zanichelli Editore

 

La delocalizzazione di servizi IT in India (marzo 2004)

modulo B: Dinamiche economiche (Il sistema globale seconda edizione)
modulo A: Dinamiche geoeconomiche (Geografia del sistema globale)

Nel processo di globalizzazione economica, un numero crescente di attività produttive viene delocalizzato, ossia trasferito, dai paesi sviluppati – principalmente da quelli del Nord America e dell'Europa occidentale e dal Giappone – in alcuni paesi in via di sviluppo, soprattutto dell'Asia e dell'America latina, o in paesi con economie in transizione (quelli dell'ex Urss e dell'Europa centro-orientale).

La delocalizzazione viene attuata principalmente dai gruppi transnazionali, ma anche da piccole e medie imprese, che trasferiscono parte delle loro attività produttive (calzaturiera, tessile, alimentare, automobilistica, elettronica e altre) in paesi che offrono le condizioni più favorevoli alla massimizzazione dei profitti: una base industriale e infrastrutture sufficientemente sviluppate, disponibilità di forza lavoro qualificata a basso costo, esenzioni fiscali e altre agevolazioni, accesso a mercati e materie prime locali, possibilità di costituire joint-venture o di rilevare quote azionarie o l'intera proprietà sia di aziende private che di aziende pubbliche privatizzate.

La delocalizzazione, già in fase avanzata nel settore della produzione industriale, ha cominciato ad essere attuata anche in quello dei servizi nel quadro dell'outsourcing: processo attraverso cui una società, o anche una pubblica amministrazione, decentra alcune sue funzioni a un'azienda esterna. Per indicare il decentramento di servizi ad aziende situate all'estero, negli Stati uniti è stato coniato un nuovo termine: offshoring (fusione di offshore e outsourcing).

I servizi che vengono delocalizzati sono soprattutto quelli basati sulle tecnologie dell'informazione (IT), tipo la programmazione di sistemi e la gestione di archivi informatici, le attività di marketing e i contatti con i clienti nei mercati Internet, i call centers, la grafica e la stampa digitali, e vari altri.

I paesi in cui vengono delocalizzati tali servizi, soprattutto da parte di gruppi transnazionali che adottano l'offshoring, sono alcuni paesi in via di sviluppo o con economie in transizione. Tra questi si distingue l'India. Qui sono stati costituiti, sul modello di Silicon Valley negli Stati uniti, alcuni «parchi di tecnologia software», nei quali operano sia aziende indiane che filiali o joint-venture di grandi gruppi transnazionali, come gli statunitensi Ibm e General Electric.

Ad esempio la Wipro Technologies, una società indiana di servizi tecnologici la cui sede principale è nella Electronics City (uno dei parchi tecnologici) di Bangalore, ha come clienti circa 300 dei maggiori gruppi transnazionali del mondo e diverse amministrazioni pubbliche (tra cui quelle del parlamento scozzese, del fisco norvegese, della città di Toronto e del governo del Dubai).

La crescente delocalizzazione di servizi IT in India è dovuta al fatto che qui sono disponibili ingegneri, programmatori e altri operatori che, a pari qualifica, sono pagati molto meno dei loro colleghi statunitensi, europei o giapponesi. Un ingegnere indiano, ad esempio, ha un salario medio inferiore di sei volte o più rispetto a quello di un ingegnere statunitense di pari qualifica.

Un'altra attività che viene sempre più delocalizzata, soprattutto dagli Stati uniti e dalla Gran Bretagna, è quella dei call centers. In India vi lavorano (secondo una stima del dicembre 2003) 160 mila persone che, secondo le previsioni, dovrebbero salire a 600 mila entro il 2006. Anche in questo caso la delocalizzazione è dovuta al fatto che gli addetti ai call centers indiani, i quali hanno un ottimo livello di inglese, sono pagati molto meno dei loro colleghi statunitensi ed europei.

Diviene così più conveniente, quando negli Stati uniti o in Gran Bretagna una persona chiama attraverso il numero verde una banca situata nella sua stessa città, far passare la telefonata da un call center in India, piuttosto che da uno negli Stati uniti.

Nell'economia indiana, il processo di delocalizzazione sta accrescendo l'importanza del settore dei servizi, che fornisce già oltre la metà del prodotto interno lordo, rispetto al 40% nel 1980.

L'esportazione di servizi IT è aumentata come valore del 50% annuo nel 1991-2001, raggiungendo nel 2002 gli 8 miliardi di dollari. Si prevede che nel 2008 dovrebbe salire a 50 miliardi.

Il numero di persone che in India lavorano nel campo delle tecnologie dell'informazione ammonta a circa 770 mila e, entro il 2008, dovrebbe salire a circa 2 milioni.

Si prevede però che i salari medi resteranno a livelli molto inferiori rispetto a quelli dei paesi sviluppati, in quanto l'offerta di lavoro supera largamente la domanda: si calcola che vi siano in India circa 7-7,5 milioni di persone che posseggono i requisiti professionali per lavorare nel campo delle tecnologie dell'informazione e che il loro numero aumenti di 700-800 mila all'anno.

L'offshoring di servizi IT è particolarmente temuto dai tecnici statunitensi occupati in questo campo. Si calcola che, a causa dell'offshoring in India, l'occupazione calerà, nel settore statunitense delle tecnologie dell'informazione, di 150 mila unità nei prossimi tre anni e di 2 milioni entro il 2014.

I posti di lavoro creati in India dalla delocalizzazione di servizi IT costituiscono però una piccola percentuale rispetto alle forze di lavoro di questo paese, che ammontano a circa 470 milioni di persone e aumentano di oltre 9 milioni all'anno.

Gran parte delle forze di lavoro in India è disoccupata o sottoccupata, poiché lo sviluppo industriale, basato sull'aumento della produttività, ha creato un numero limitato di posti di lavoro. In conseguenza di ciò, la maggior parte degli indiani trae faticosamente i propri mezzi di vita dall'agricoltura o da quello che viene eufemisticamente definito «il settore non organizzato dei servizi» (ad esempio il piccolo commercio di strada).

Mentre l'India sta divenendo sempre più competitiva nell'offerta di forza lavoro qualificata nel campo delle tecnologie dell'informazione, gran parte della popolazione (che ha superato il miliardo) resta analfabeta: si trovano in tale condizione il 32% dei maschi adulti (di età superiore ai 15 anni) e il 55% delle donne adulte.

Gli avanzati «parchi tecnologici», come la Electronics City di Bangalore, sono maggiormente collegati ai centri economici e tecnologici dei paesi sviluppati da cui proviene la delocalizzazione di servizi, piuttosto che al territorio in cui sorgono, in genere caratterizzato da povertà e precarie condizioni di vita. Per questo alcuni le definiscono «cattedrali nel deserto».

Inoltre, nonostante sia in forte sviluppo, il settore indiano delle tecnologie dell'informazione è minacciato dalla concorrenza delle Filippine, che hanno un alto numero di laureati in grado di parlare bene inglese, e, a più lungo termine, dalla Cina, che già costituisce il principale polo asiatico in cui confluiscono le attività produttive delocalizzate dai paesi sviluppati.

 

 

 


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Nel sito ufficiale del Dipartimento della tecnologia dell'informazione e delle biotecnologie, costituito dal governo dello stato indiano di Karnataka, http://www.bangaloreit.com/html/itscbng/project-slswa.html, vi sono diverse notizie su Bangalore e la sua Electronics City.

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