Manlio Dinucci
Il sistema globale seconda edizione - Geografia del sistema globale
Zanichelli Editore

 

I nuovi dati sullo sfruttamento minorile (settembre 2004)

modulo D: Questioni sociali (Il sistema globale seconda edizione)
modulo B: Economia e società (Geografia del sistema globale)

Un nuovo rapporto dell'Organizzazione internazionale del lavoro (dal titolo Helping hands or shackled lives? Understanding child domestic labour and responses to it), pubblicato nel giugno 2004, conferma che nel mondo lo sfruttamento del lavoro minorile è non solo largamente diffuso, ma in costante aumento.

Secondo una stima approssimativa, sono economicamente attivi (ossia lavorano a tempo pieno) su scala mondiale circa 352 milioni di minori tra i 5 e i 17 anni di età, un numero corrispondente al 23% di questo gruppo di etè: ossia quasi uno su quattro.

Tra questi, oltre 186 milioni di bambini e bambine (tra i 5 e i 14 anni) e 59 milioni di ragazzi e ragazze (tra i 15 e i 17 anni) sono costretti a lavorare in condizioni di duro sfruttamento. Sono compresi in questa categoria almeno 73 milioni di bambini di età inferiore ai dieci anni.

Ciò significa che sono vittime dello sfruttamento del lavoro minorile oltre 245 milioni di bambini e ragazzi, corrispondenti al 16% del gruppo di età tra i 5 e 17 anni: ossia uno su sei.

La maggior parte dei bambini lavoratori di età tra 5 e 14 anni - più di 127 milioni su un totale di 211 milioni, ossia il 60% - vive in Asia. Altri 48 milioni, corrispondenti a circa il 23% del totale, vivono nell'Africa subsahariana; 17,5 milioni (più dell'8%), nell'America latina e nei Caraibi; 13,5 milioni (oltre il 6%), in Medio Oriente e Nord Africa.

Data la riluttanza dei governi a fornire statistiche su tale fenomeno, la sua dimensione è con tutta probabilità maggiore di quanto risulta dai dati dell'Organizzazione internazionale del lavoro. Da alcuni dati parziali, contenuti nel rapporto, risulta che, solo in Brasile e in Indonesia, vi sono rispettivamente 600 e 700 mila bambini e ragazzi lavoratori di età compresa tra 10 e 17 anni.

Non sono esenti dal fenomeno neppure i paesi economicamente sviluppati (Stati uniti e Canada, paesi dell'Europa occidentale, Giappone, Australia e Nuova Zelanda), dove si stima vi siano circa 2,5 milioni di bambini lavoratori. Altri 2,5 milioni si trovano nei paesi dell'ex Urss e dell'Europa orientale con economie in transizione. Ma anche in questo caso si tratta quasi certamente di stime per difetto.

Ovunque, la causa fondamentale del lavoro minorile è la povertà. Sono le famiglie economicamente più vulnerabili quelle da cui provengono i piccoli lavoratori e le piccole lavoratrici. Ciò che li obbliga a lavorare è la necessità impellente di aiutare la famiglia, soprattutto in caso di morte o malattia di un genitore, o quando la famiglia si indebita per sopravvivere.

La prima conseguenza per i minori costretti a lavorare è che non possono frequentare la scuola: sono così destinati a restare analfabeti o semianalfabeti. Altre gravi conseguenze derivano dai lavori pesanti e rischiosi cui sono obbligati.

Circa il 78% di questi bambini e ragazzi lavora nell'agricoltura, nella pesca, nelle segherie e in diverse industrie manifatturiere.

Oltre 170 milioni sono costretti a svolgere attività pesanti e pericolose, che sottopongono il loro fisico a gravi rischi, provocati dalle condizioni ambientali in cui lavorano, in particolare dal contatto con sostanze tossiche, dall'uso di arnesi pericolosi, dal morso di insetti e serpenti.

Alcune immagini del lavoro minorile, diffuse dall’Unicef.

Non si conosce il numero totale di bambini che muoiono o si ammalano gravemente a causa delle dure condizioni di lavoro. Ma da alcune inchieste si può dedurre che esso è molto alto: è stato accertato, per esempio, che nello Sri Lanka muoiono più bambini per avvelenamento da pesticidi mentre lavorano nelle piantagioni di quanti ne muoiano complessivamente per malaria, tetano, difterite, poliomielite e pertosse.

Un numero imprecisato, ma sicuramente molto alto, di bambini e ragazzi è costretto inoltre a lavorare in una miriade di altre attività del "settore informale", come la raccolta nelle discariche di materiali da vendere o riciclare, e il piccolo commercio di strada.

Si aggiunge a queste attività una forma di sfruttamento minorile che sfugge più facilmente alle statistiche e che, per tale ragione, viene messa dall'Organizzazione internazionale del lavoro al centro del suo ultimo rapporto: il lavoro domestico dei minori in casa altrui.

Vi sono costretti milioni di bambine e bambini, per salari bassissimi o inesistenti. La loro età è spesso molto giovane: ad Haiti, il 10% dei piccoli lavoratori domestici ha meno di dieci anni; in Marocco, il 70% ha meno di dodici anni.

Ci sono più ragazze di età inferiore ai 16 anni impiegate nel lavoro domestico che in qualsiasi altro settore. In paesi come Brasile, Guatemala, Costa Rica, oltre il 90% dei minori impiegati in tale settore è costituito da ragazze.

Secondo il rapporto, tutti questi minori sono a rischio a causa della natura stessa del lavoro domestico in casa altrui: non solo sono duramente sfruttati, ma anche spesso sottoposti ad abusi e violenze.

È quindi vitale prestare attenzione al fenomeno del lavoro minorile domestico, in genere dimenticato in quanto lo sfruttamento e gli abusi avvengono a porte chiuse.

L'esperienza compiuta dall'Organizzazione internazionale del lavoro in Asia centrale, in America del Sud e in Africa dimostra però che, quando intervengono istituzioni sociali e nazionali e si offre ai genitori la possibilità di accedere a un credito o a un reddito, si possono sottrarre i bambini a questa e altre forme di sfruttamento.

Purtroppo le risorse umane e materiali destinate a tale scopo sono insufficienti. Le legislazioni nazionali e internazionali contro lo sfruttamento minorile sono così spesso evase.

Molti bambini e adolescenti di entrambi i sessi, comprati dal padrone o da un intermediario per una piccola somma oppure rapiti, sono sottoposti a forme di vera e propria schiavitù, spesso costretti a prostituirsi. Altri sono usati come bambini-soldato in conflitti armati. Si calcola che si trovino in tale condizione circa 8,5 milioni. Ma si tratta, anche in questo caso, di una stima per difetto.

 

RICERCA SU INTERNET
Saper "navigare" su Internet, alla scoperta di informazioni, sta divenendo una delle competenze fondamentali, sia nella scuola che nel lavoro. Per questo proponiamo, in via sperimentale, alcune attività utili ad apprendere "l'arte della navigazione". Uno scoglio, certamente, è rappresentato dal fatto che in Internet la lingua dominante è l'inglese, cui si aggiungono, nei siti delle principali organizzazioni internazionali, il francese e lo spagnolo. Ciò tuttavia può essere di stimolo all'apprendimento delle lingue.

Per verificare la capacità di trovare i siti e le specifiche informazioni in essi contenute, vengono proposte alcune ricerche, indicate con il simbolo
Per verificare la comprensione delle informazioni trovate su Internet vengono poste alcune domande, indicate con il simbolo
Tali domande servono anche ad approfondire l'argomento trattato.

La redazione e l'autore sono interessati a conoscere l'opinione di chi ha provato a svolgere queste attività e possono essere contattati, via e-mail, per eventuali chiarimenti e proposte.

Nel sito italiano dell'Unicef vi è una parte dedicata al lavoro minorile.

Trovare il sito italiano dell'Unicef.
Cercare la parte dedicata al lavoro minorile.
Che cosa stabilisce la Convenzione Onu sui diritti dell'infanzia?
Quanti sono i bambini lavoratori in Italia, secondo le differenti stime dell'Istat e della Cgil?
Dove si gioca la partita decisiva della prevenzione del lavoro minorile?

 
 


 

Manlio Dinucci - Il sistema globale seconda edizione - Geografia del sistema globale: http://www.zanichelli.it/materiali/dinucci
Copyright © Zanichelli editore S.p.a.

Pagine realizzate da Giuseppina Santoro