Manlio Dinucci
Il sistema globale seconda edizione - Geografia del sistema globale Zanichelli Editore |
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Le conseguenze dei terremoti (febbraio 2001)
modulo G: Impatto ambientale (Il sistema globale seconda edizione)
Il terremoto che il 26 gennaio 2001 ha colpito il Gujarat, stato dell'India occidentale, ha provocato un numero di morti che potrebbe aver raggiunto i 100mila, decine di migliaia di feriti e danni economici per un valore stimato in diversi miliardi di dollari.
Di fronte a tale catastrofe, si è di nuovo sollevata la questione della prevenzione dei disastri.
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Un evento come quello verificatosi nel Gujarat è da un lato un disastro naturale, inevitabile. Il sisma, che ha raggiunto il grado 7,9 della scala Richter, è stato provocato dal movimento della placca indiana che, spostandosi verso nord, preme sulla placca euroasiatica.
Anche se un sisma di tale violenza comporta inevitabilmente vittime e danni, in qualsiasi parte del mondo avvenga, non può essere considerata inevitabile la catastrofe che esso ha provocato in India.
Ad aggravare le conseguenze del terremoto sono stati vari fattori, relativi alla situazione socioeconomica del territorio colpito.
Il Gujarat è uno dei quattro stati indiani industrialmente ed economicamente più sviluppati. Tuttavia, pur essendo noto che la zona è altamente sismica, quasi tutti gli edifici, anche i più moderni, sono stati costruiti senza alcun criterio antisismico. Ciò allo scopo di economizzare: costruire un edificio in grado di resistere a un terremoto o di limitarne i danni costa il 10-25 per cento in più.
Le più vulnerabili, di fronte al terremoto, si sono ancora una volta dimostrate le casupole fatiscenti - poco più che baracche costruite spesso con materiali di scarto - abitate dalle famiglie povere. Nei villaggi del distretto di Kutch, dove si è avuto l'epicentro del sisma, è crollato il 90 per cento delle abitazioni.
Secondo una prima stima fatta dalle Nazioni unite, sui 5 milioni di abitanti del Kutch e dei cinque distretti adiacenti, il 60-80 per cento è stato gravemente colpito dal terremoto: ciò significa che, solo in questa zona, sono rimaste senza casa 3-4 milioni di persone.
Sono però crollati, allo stesso tempo, anche molti dei palazzi a tre-quattro piani costruiti negli ultimi anni nelle città per soddisfare le esigenze abitative della classe media che è venuta formandosi nel Gujarat.
L'indicazione, formalmente data nel 1998 dal governo centrale ai governi degli stati indiani, di elevare le norme di sicurezza nella costruzione di edifici e di promuovere il consolidamento di quelli esistenti, è rimasta sulla carta. Si è così continuato a concedere permessi per edifici costruiti con tecniche e materiali scadenti o in luoghi inadatti.
Il fatto che, all'interno degli stessi quartieri colpiti dal terremoto, alcuni palazzi siano rimasti in piedi mentre gli altri sono crollati, ha confermato che è decisivo il modo in cui gli edifici sono costruiti.
Questo spiega perchè i terremoti, a pari intensità e in aree ad analoga densità demografica, provochino meno vittime nei paesi economicamente più sviluppati, soprattutto in quelle zone dove si usano appropriate tecniche di costruzione, comprese quelle antisismiche.
Un altro importante fattore che può limitare il numero di vittime di un terremoto è la tempestività dei soccorsi: l'esperienza dimostra che, nelle prime ore dopo il sisma, possono essere salvate molte delle persone ancora vive rimaste intrappolate sotto le macerie. Ma, appena 12 ore dopo, la possibilità di ritrovarle in vita è praticamente nulla, salvo alcuni casi eccezionali.
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Nel Gujarat e in generale in India manca invece una organizzazione di protezione civile in grado di intervenire rapidamente sul luogo del disastro. Anche l'esercito, nonostante il suo continuo addestramento, si è dimostrato molto lento nel mobilitarsi in soccorso alle popolazioni.
L'assenza di tale organizzazione ha provocato un vero e proprio caos nelle ore e nei giorni successivi al sisma. Nella maggior parte dei casi sono stati gli abitanti stessi a scavare nelle macerie, nel tentativo di salvare le persone ancora vive.
Le forniture di soccorso (viveri, medicinali, tende), giunte anche da altri paesi, sono rimaste in gran parte bloccate all'aeroporto di Bhuj, il capoluogo del distretto maggiormente colpito dal sisma, per mancanza non solo di camion ma anche di indicazioni su dove e come smistarle.
E' avvenuto così che i soccorsi sono stati concentrati nelle città, mentre i villaggi, anche quelli distanti appena dieci kilometri dal capoluogo, sono rimasti abbandonati per giorni. In diversi casi i pochi camion carichi di viveri, giunti nei villaggi, sono stati presi d'assalto dagli abitanti in preda alla disperazione.
Quale sia stato il caos organizzativo è confermato dal fatto che nessuno è in grado di dire quante siano state effettivamente le vittime.
Il fattore umano ha dunque svolto un ruolo determinante nell'aggravare le conseguenze del disastro naturale.
Dopo la catastrofe, il governo indiano si è impegnato a costituire una agenzia nazionale, in grado di coordinare i soccorsi nelle zone colpite da disastri naturali, e a promuovere una legislazione che incoraggi gli stati ad attuare un'opera di pianificazione e prevenzione. Decisivo è che, passata l'emergenza, non ci si dimentichi degli impegni presi.
RICERCA
SU INTERNET Per verificare la capacità di trovare i siti
e le specifiche informazioni in essi contenute, vengono proposte alcune
ricerche, indicate con il simbolo Nel sito del National Earthquake Information Center dello United States Geological Survey, http://neic.usgs.gov/, trovare:
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http://www.zanichelli.it/materiali/dinucci
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