Elena Bondioli
Classe III B - Istituto comprensivo "Il Milione" - Suzzara Mn
Prof.ssa Gabriella Bigi

Caro Babbo Natale,

mi chiamo Yahred. Sono nato in Etiopia, in un paesino vicino al mare, quattordici anni fa. Mi sono trasferito a Suzzara da sette anni perché mio padre ha trovato un lavoro che ci permette di vivere in condizioni dignitose. Nel mio Paese d’origine io e la mia famiglia pativamo la fame perché, lì, la povertà è una realtà concreta.
Dove abitavo il clima era caldo ed apprezzavo la lieve brezza marina. Avevo tantissimi amici con i quali giocavo sempre, soprattutto a nascondino. Amavo la cucina del mio villaggio, caratterizzata da tali odorini irresistibili! A Suzzara, tanti alimenti mi piacciono ma trovo che i sapori siano un po' forti. Comunque, qui in Italia posso fortunatamente frequentare la scuola e grazie a questa ho incontrato nuove persone. Amo stare insieme ai miei compagni. Con essi mi piacerebbe parlare e giocare ma, purtroppo, loro mi escludono dal gruppo perché sono diverso: ho la pelle scura ed esperienze differenti. Sei anni fa, appena usciti da scuola, alcuni ragazzi mi chiamarono per la prima volta "negro". Ero piccolo e non sapevo cosa significasse questo termine. Così chiesi a mio papà:
«Babbo, cosa vuol dire "negro"???». Lui mi rispose: «È una parola che si utilizza per "classificare" la nostra razza, il colore della nostra pelle. Ti devi abituare a tale vocabolo perché, finche abiterai qui, lo sentirai spesso ».
Infatti, dopo qualche mese accadde che un mio compagno di classe, Luca, festeggiasse il compleanno ; quando distribuì i biglietti, tutti i bambini custodivano tra le mani un foglietto e io...no. Allora chiesi a Luca:
«Perché non mi hai invitato?». Lui rispose: «Perché i neri puzzano».
Dopo tale affermazione, mi misi a piangere. A volte mi chiedo come mai nel 2005, ci sia ancora
una discriminazione legata al colore della pelle. “Vabbè”, anch'io vedo della gente diversa da me ma non mi importa se è "bianca" perché io guardo delle persone  e non dei "bianchi".ok, noi africani abbiamo una lingua, una religione e delle tradizioni differenti dagli europei ma siamo comunque uomini che rispettano le leggi dei paesi in cui vivono.
Gentile Babbo Natale, io non ti chiedo regali perché nella vita hanno    poca importanza, ma ti domando di donare alla popolazione un po' di rispetto verso i più deboli. Inoltre desidererei che i miei coetanei italiani "frignassero" di meno quando i genitori non acquistano loro i cellulari all'ultima
moda oppure i jeans delle marche più famose… sono proprio sciocchi: non si rendono conto, di quanto sono fortunati. Lo ammetto, sono un po' geloso di quei bambini perché hanno molti amici e possiedono tanti giochi come la Playstation. Ma alla fine non servono dei video-games o degli abiti nuovi ogni giorno per essere felici… io sono contento della mia vita perché so che la mia famiglia mi ama per quello che sono. Grazie, per avermi ascoltato...

Un bacione, Yahred

Ps: mio fratello Mustafà gradirebbe ricevere due tappi per le orecchie perché non sopporta più la mia sorellina Eusebia che piange!!!!