Giulia Romagnani - 14 anni - Pistoia
Liceo delle Scienze Sociali Vannucci - Prof. Alessandro Giampaoli

Uscì dalla stanza ringraziando ripetutamente, accompagnato da mille pensieri che si rincorrevano nella sua testa e da mille sensazioni contrapposte che si manifestavano in lui. Appena ebbe chiuso la porta dietro alle sue spalle, si fermò un attimo in silenzio, chiudendo gli occhi e cercando di mettere un pò di ordine all'interno della sua mente: ora era davvero tutto finito.

In quel momento si affacciò alla sua memoria l'immagine della sera prima, quando se ne stava supino sul letto, incapace di dormire, passando il tempo scandito dall'uggioso ticchettio della sveglia a fissare il calendario: i suoi occhi ricadevano insistentemente su di una casella, su quella del giorno che più temeva. Il pensiero di quel giorno lo faceva stare male, ogni volta lo invadeva un familiare senso di panico: e se non ce l'avesse fatta? Se non avesse avuto successo? Ricordò che quelle domande stavano diventando delle vere fisime per lui poichè lo ossessionavano costantemente, ed ogni volta che se le poneva volgeva lo sguardo fuori dalla finestra aperta come per cercare una risposta scritta nel buio della notte, che simile ad un mantello trapuntato di stelle aveva coperto la città stanca. Gli parve di sentire la leggera brezza, caratteristica delle afose notti che seguivano le lunghe giornate estive, presente nel doppio tentativo di allietare il caldo soffocante e di donare un fascino magico alle ore notturne. Ripensò a come quel debole vento gli accarezzava il volto, dopo aver leggermente alzato le tende e fatto sfogliare le pagine dell'antologia appoggiata sulla scrivania, come per invitarlo a dormire...in effetti, si stava facendo molto tardi e non aveva senso stare ancora svegli: il tempo non si sarebbe fermato per lui. E' così che si addormentò, cadendo in un sonno poco profondo e tormentato da incubi di cui era vittima da settimane e che con fare protervo si insinuavano nella sua mente. A fargli aprire gli occhi fu un raggio di sole che spuntava lentamente all'orizzonte, quasi come se fosse indeciso se sorgere o no. Scese così dal letto, rassegnato, accorgendosi di avere un fastidioso nodo allo stomaco e decidendo di vestirsi in fretta, sperando che questo potesse aiutarlo ad evadere dalla prigione di angoscia in cui si sentiva rinchiuso. A colazione non toccò nulla, sul tavolo c'erano delle schiacciatine molto unte poste vicino ad una torta cotta da poche ore; quella mattina la cucina era invasa dalla melodia di una cover di una vecchia canzone anni ' 60, anzichè del solito disco di un noto cantante lirico italiano. Seduta a capotavola, tutta pimpante, con un sorriso enorme stampato in faccia, c'era sua madre: sempre pronta ad accudire il figlio con tutte le attenzioni possibili. Totalmente privo di voglia di ascoltare degli aforismi, tanto cari allo zio poichè li riteneva "perle di saggezza", uscì velocemente di casa inseguito dai numerosi in bocca al lupo dei parenti. Per la strada si accorse che era impressionante pensare a quanto velocemente il tempo fosse passato negli ultimi mesi; perchè infatti, per qualche strana ragione, quando meno vorremmo che trascorresse in fretta, questo, ha la brutta abitudine di volare in un lampo. Mentre continuava a camminare, il suo timore si stava trasformando in autentico terrore: i più tetri pensieri inerenti a quella paura si stavano facendo strada nella sua testa come spinti da venti misteriosi. Anche se si era promesso diverse volte di farsi coraggio, era sempre più scettico sulla buona riuscita...

Adesso, però, appoggiato con la schiena al muro del corridoio della scuola, guardando fisso la porta dell'aula da cui era appena uscito, sorrise pensando a quanta inutile paura aveva avuto per sostenere i suoi esami
.