La storia utile online: unità 8
Il discorso di Mandela agli Springboks
Uno dei momenti più emozionanti di Invictus è senza dubbio la scena in cui si rievoca la visita che il presidente sudafricano e i giocatori della nazionale di rugby compirono a Robben Island, l'isola-penitenziario di fronte a Città del Capo dove Mandela trascorse buona parte dei suoi 27 anni di prigionia. Nel film di Eastwood, la scena è senza parole, ma accompagnata dalla voce fuori campo di Mandela che recita una bellissima poesia, intitolata Invictus (una parola latina che significa "non sconfitto, indomito") e scritta nel 1888 dal poeta inglese William Ernest Henley. Ecco il suo testo:

Dalla notte che mi avvolge,
nera come la fossa dell'Inferno,
rendo grazie a qualunque dio ci sia
per la mia anima invincibile.
La morsa feroce degli eventi
non m'ha tratto smorfia o grido.
Sferzata a sangue dalla sorte
non s'è piegata la mia testa.
Di là da questo luogo d'ira e di lacrime
si staglia solo l'orrore della fine.
Ma in faccia agli anni che minacciano,
sono e sarò sempre imperturbato.
Non importa quanto angusta sia la porta,
quanto impietosa la sentenza,
sono il padrone del mio destino,
il capitano della mia anima.



Questa poesia è effettivamente una delle preferite di Mandela, che durante gli anni trascorsi a Robben Island custodiva gelosamente il volume nel quale essa è contenuta. Ma nella realtà, per incoraggiare gli Springboks in vista dell'inizio del campionato mondiale di rugby, Mandela lesse loro qualcos'altro: precisamente, questo brano tratto da un discorso che il presidente americano Theodore Roosevelt tenne nel 1910, in occasione di una visita ufficiale all'Università Sorbona a Parigi.

«Non è il critico che conta, né l'individuo che indica come l'uomo forte inciampi, o come avrebbe potuto compiere meglio un'azione.  L'onore spetta all'uomo che realmente sta nell'arena, il cui viso è segnato dalla polvere, dal sudore, dal sangue; a colui che lotta con coraggio; che sbaglia ripetutamente, perché non c'è tentativo senza errori e manchevolezze; ma che combatte davvero per raggiungere un obiettivo; che conosce davvero l'entusiasmo, la dedizione, e si spende per una giusta causa; che, nella migliore delle ipotesi, conosce alla fine il trionfo delle grandi conquiste e, nella peggiore, se fallisce, almeno cade sapendo di aver osato abbastanza. Per questo il suo posto non sarà mai accanto a quelle anime timide che non conoscono né la vittoria né la sconfitta».

Analizza i due brani e scegli, fra le affermazioni seguenti, quelle che ti sembrano più plausibili. Poi confronta le tue risposte con quelle dei tuoi compagni.
  1. Sia la poesia di Henley sia il discorso di Roosevelt attribuiscono grande importanza al coraggio e alla forza d'animo
  2. Il discorso di Roosevelt è più adatto a incoraggiare una squadra di rugbisti rispetto alla poesia di Henley, perché descrive in maniera letterale una competizione sportiva
  3. Entrambi i testi hanno un significato metaforico
  4. La poesia di Henley è più intimistica ed emozionante del discorso di Roosevelt
  5. La scelta della poesia permette a Clint Eastwood, il regista di Invictus, di sottolineare anche la grande statura morale e intellettuale di Nelson Mandela



Mandela festeggia insieme al suo staff la seconda coppa mondiale di rugby, vinta dagli Springboks nel 2007 (Foto Nelson Mandela Foundation/Alet van Huyssteen).