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 Guida pratica alla certificazione delle competenze OLD

Una Guida pratica alla certificazione delle competenze?

Questa Guida pratica è sia uno strumento diagnostico per il docente, pronto all’uso in vista della compilazione della scheda di certificazione ministeriale, sia materiale didattico per lo sviluppo della consapevolezza negli studenti.

  • In funzione valutativa, si può usare nelle fasi di lavoro antecedenti alla compilazione della scheda ministeriale, per individuare facilmente i livelli* di padronanza raggiunti dallo studente nelle competenze chiave.
  • Condivisa e richiamata in alcuni momenti del percorso scolastico, consente agli studenti di conoscere i criteri, le modalità e i risultati attesi con cui sarà valutato il loro livello di competenza, e questo è il primo fondamentale passo per un apprendimento consapevole, attivo e responsabile.
*ATTENZIONE: il livello iniziale descrive una padronanza minima, ma va comunque compilato in modo positivo, evidenziando cosa lo studente mostra e non cosa non ha raggiunto. È utile usare espressioni come: “se opportunamente guidato”, “con l’aiuto di facilitatori”, “con l’aiuto di domande guida”, “se sollecitato”, “su obiettivi minimi”, “sui contenuti fondanti”.

Guida pratica alla certificazione delle competenze

Lessico delle competenze

Valutare e certificare

Un caso esemplare di certificazione delle competenze è quello della certificazione linguistica. Gli esami per la certificazione linguistica sono infatti composti da una pluralità di prove di diverso tipo: a risposta chiusa, a risposta costruita e di prestazione, in forma scritta o orale. E per poter riconoscere il profilo del livello raggiunto le prove sono contestualizzate in una complessità di situazioni.

La certificazione linguistica indica le condizioni necessarie e sufficienti per qualsiasi tipo di certificazione mediante prove:

  • la terzietà di chi certifica (ovvero dell’ente certificatore accreditato, a garanzia dell’oggettività valutativa)
  • la validità degli strumenti usati per certificare (ovvero la capacità effettiva delle prove e degli item usati di valutare ciò che si intende esaminare, nelle diverse accezioni di validità di contenuto, cognitiva, criteriale, di correzione ecc.)
  • la preventiva definizione degli standard di competenza universalmente riconosciuti.

Queste tre condizioni non sembrano essere rispettate all’interno della scuola, perché:

  • gli insegnanti chiamati a certificare non sono terzi, ma direttamente implicati nella formazione delle competenze che dovrebbero certificare
  • le prove e gli item non sono sottoposti al vaglio della validità e della affidabilità
  • gli standard di conoscenza, di abilità e di competenza non sono a tutt’oggi né predefiniti né condivisi.

Ciò significa che nella scuola non è possibile certificare? Al contrario, è possibile, ma non solo mediante prove docimologiche. Servono dispositivi che permettano di utilizzare le usuali forme di osservazione, di verifica e di valutazione sia per valutare le competenze sia per certificare i traguardi di competenza raggiunti. Non si tratta di tradurre i voti della pagella in livelli di competenza, ma di usare gli indicatori e i descrittori impiegati per valutare anche per certificare. Lo scopo della valutazione, ossia attribuire senso e valore per regolare gli apprendimenti, è diverso dallo scopo della certificazione, che è dichiarare universalmente lo stato reale delle competenze. Ma in entrambe, valutazione e certificazione, l’oggetto è il medesimo: la competenza.

Facciamo un esempio. Per certificare le competenze relazionali e sociali degli studenti, la loro capacità di mettersi in gioco e di trasmettere in contesti diversi le conoscenze apprese usando la madrelingua, l’insegnante deve progettare un percorso di apprendimento che possa da un lato veicolare i contenuti disciplinari e dall’altro di offrire modalità di lavoro che stimolino lo sviluppo delle abilità relazionali e comunicative. Alla fine, i due livelli saranno completamente integrati all’interno di una performance o di un oggetto, dove si esplicita il livello di competenza che potrà essere certificato; tuttavia, nelle diverse fasi di lavoro, è opportuno attivare delle occasioni di verifica (di tipo prevalentemente strutturato) e valutazione relativamente all’aspetto contenutistico e delle abilità, con valenza valutativa per il profitto disciplinare e formativa per il monitoraggio dell’andamento del percorso stesso.

Si può certificare la competenza (‘fotografarla’) soltanto se si può valutarla (riconoscerne il valore e le potenzialità) e si può valutarla soltanto se si insegna e si apprende per competenze.

Lo strumento più valido che accomuna tutti questi processi (insegnare e apprendere, valutare e certificare) è il compito di realtà.