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 I problemi del nucleare

Il grave incidente avvenuto nel marzo 2011 nella centrale giapponese di Fukushima riporta in primo piano la questione dell’uso dell’energia nucleare per produrre elettricità. Quello che segue è, in sintesi, il quadro aggiornato dell’industria elettronucleare e dei suoi problemi fondamentali.
I 442 reattori elettronucleari, in funzione nel mondo, sono concentrati per oltre i tre quarti in diciassette paesi dell’Ocse economicamente più sviluppati: in testa gli Stati uniti con 104 reattori, seguiti da Francia (59) e Giappone (54). Gli altri si trovano soprattutto in Russia (31), India (18), Ucraina (15), Cina (11).
Complessivamente, i 442 reattori generano a livello mondiale il 6% della produzione complessiva di energia e circa il 15% di quella di elettricità. 
La costruzione di reattori elettronucleari, dopo aver raggiunto il culmine negli anni ’70 e ’80, si è praticamente fermata nei paesi più sviluppati: dei 65 nuovi reattori solo uno è in costruzione negli Usa, la maggior parte si concentra in Cina, Russia e India.
Ciò è dovuto anzitutto al fatto che l’energia elettronucleare è sempre meno competitiva. Al prezzo pagato dai cittadini, si aggiunge circa un 30% che essi pagano indirettamente attraverso il denaro pubblico dato alle società private del settore elettronucleare. E i costi di costruzione delle centrali sono quasi raddoppiati nell’ultimo decennio.
Vi è poi il problema di dove conservare le scorie radioattive prodotte dalle centrali nucleari. Esse ammontano a oltre 300000 tonnellate di metallo pesante, che aumentano ogni anno di circa 10000 tonnellate.
Nessun paese ha trovato la soluzione di dove e come conservare, in condizioni di sicurezza, le scorie radioattive, che restano pericolose per secoli e millenni. Gli Stati Uniti hanno rinunciato nel 2009, per ragione di costi e sicurezza, al deposito sotterraneo nel Monte Yucca (Nevada), dopo 25 anni di lavori e una spesa di 13,5 miliardi di dollari.
Altri materiali radioattivi si accumulano quando, dopo circa 40 anni di attività, l’intera centrale deve essere smantellata e il sito deve essere decontaminato.
Poiché il costo dello smantellamento e della decontaminazione del sito (circa un miliardo di dollari negli Usa) è in continuo aumento, le società private che gestiscono le centrali nucleari chiedono ai governi l’autorizzazione a prolungarne l’attività.
Ciò comporta però più alte spese di manutenzione e maggiori rischi di guasti e incidenti: il reattore n. 1 della centrale di Fukushima, esploso il 12 marzo 2011, aveva raggiunto i 40 anni di attività.
Entro il 2020, oltre 150 reattori elettronucleari avranno raggiunto o superato questo limite. Entro il 2030, se ne aggiungeranno altri 200, che per essere smantellati richiederanno altri sussidi pubblici.

A questo indirizzo puoi trovare un’animazione sul reattore nucleare.
http://www.whatisnuclear.com/articles/nucreactor.html

Nel nocciolo del reattore, contenuto in un guscio protettivo (reactor vessel), si trova il materiale fissile, la cui reazione a catena produce energia termica, che alza enormemente la temperatura dell’acqua del circuito primario (linea tratteggiata rossa). Il calore è ceduto dal circuito primario all’acqua del circuito secondario (linea tratteggiata blu), che si trasforma in vapore e fa funzionare la turbina la quale, a sua volta, aziona l’alternatore (generator) che produce energia elettrica. La maggior parte delle centrali nucleari è costituita da impianti nei quali l’acqua del circuito primario è mantenuta ad alta pressione – per impedirne l’ebollizione – e serve sia da liquido di funzionamento sia da refrigerante.

A questi indirizzi puoi vedere un grafico che rappresenta i reattori in funzione:
http://www.iaea.org/cgi-bin/db.page.pl/pris.oprconst.htm
e uno che rappresenta i reattori in costruzione:
http://www.iaea.org/cgi-bin/db.page.pl/pris.opercap.htm