Forum A – Unità A2
I caratteri generali dello Stato
► Riepiloghi
Nella lingua italiana la parola Stato assume due diversi significati in funzione del contesto in cui viene impiegata.
Essa può essere correntemente impiegata tanto per indicare lo Stato comunità, quanto per indicare lo Stato apparato.
Lo Stato comunità è quella realtà complessa costituita da un popolo, che vive stabilmente su un territorio delimitato da confini ed è governato da un proprio apparato sovrano.
Lo Stato apparato è l’organizzazione che, all’interno dello Stato comunità, concretamente esercita il potere sovrano o di governo.
Sovranità significa superiorità e lo Stato apparato è sovrano in quanto si pone in una posizione di superiorità rispetto a qualsiasi altro soggetto operante sul suo territorio.
Corollario della sovranità è il monopolio della forza.
In quanto ente sovrano lo Stato è l’unico soggetto che può usare la forza al fine di assicurare, sul territorio nazionale, il rispetto delle proprie norme
L’indipendenza, per uno Stato, consiste nell’assenza di subordinazione giuridica nei confronti di soggetti esterni, siano essi altri Stati o organizzazioni sovranazionali.
Se uno Stato potesse imporre le proprie norme sul territorio di un altro, quest’ultimo non sarebbe più sovrano ma subordinato.
Per tale ragione tutti gli Stati si dichiarano «sovrani e indipendenti» e non riconoscono alcuna autorità, interna o esterna, superiore alla propria.
Il termine composto dalla preposizione in (che ha valore negativo) e dal sostantivo dipendenza (soggezione al potere di altri. L’indipendenza, pertanto, è il contrario della dipendenza.
L’attributo della originarietà comporta che lo Stato non deriva la propria sovranità da un’autorità esterna, ma dalla sua sola forza.
Del resto, se la sovranità non fosse originaria ma venisse concessa da un altro ente, si dovrebbe giungere alla conclusione che l’ente concedente è superiore allo Stato e quindi quest’ultimo non sarebbe più sovrano ma subordinato.
Non sono originari, all’interno dello Stato italiano, gli altri enti pubblici territoriali, come le Regioni, le Province e i Comuni. Questi sono detti enti derivati perché sono nati non per forza propria ma per volontà dello Stato che ha concesso loro taluni poteri e conserva la facoltà di revocarli, di ampliarli o di modificarli con una legge di riforma costituzionale
La generalità dei fini è uno degli attributi dello Stato, insieme alla sovranità, indipendenza e originarietà.
Lo Stato è un ente a fini generali perché, entro i limiti posti dalla sua Costituzione, non conosce vincoli al proprio campo d’azione e determina esso stesso, nel corso della sua evoluzione, gli obiettivi specifici che ritiene suo dovere raggiungere nell’interesse (talvolta vero e talvolta supposto) della collettività
La rivoluzione si configura come il tentativo di abbattere lo Stato vincendo la sua forza con una forza ancora maggiore.
Ma le rivoluzioni non durano in eterno e, qualunque sia il loro esito, la vicenda si conclude sempre con la riaffermazione della sovranità statale. Le ipotesi possibili, infatti, sono soltanto due: la rivoluzione fallisce e il vecchio apparato riafferma la propria sovranità e il proprio monopolio della forza; oppure la rivoluzione riesce e lo Stato sconfitto si estingue, ma il suo posto viene subito preso da un nuovo Stato (cioè da un nuovo e diverso tipo di apparato) il quale si affretterà a proteggere la conquistata sovranità assumendo subito il monopolio della forza.
Il colpo di testato o golpe, è il sovvertimento illegittimo dell’organizzazione costituzionale di un Paese condotta da uno o più organismi dello Stato apparato.
Il golpe pertanto nasce all’interno , e questo è l’elemento che più lo differenza dalla rivoluzione che nasce invece all’esterno dell’apparato statale e in contrapposizione con esso.