Forum B – Unità B1
Le forme di Stato
► Riepiloghi
Nel sistema feudale la sovranità spettava formalmente all’imperatore o al re, ma nei fatti ogni feudatario, e più tardi ogni principato, ogni comune, ogni signoria, disponeva di una propria forza armata.
Il sovrano, pertanto, non aveva il monopolio della forza e non riusciva ad estendere su tutto il territorio le proprie leggi. Egli, nei fatti, non era sovrano.
Ma non lo erano neppure i feudatari poiché essi ricevevano l’investitura da un’autorità superiore alla quale giuravano obbedienza e fedeltà.
Con la nascita delle monarchie assolute iniziò il progressivo superamento dell’ordinamento feudale e la graduale nascita dello stato moderno.
I nuovi stati cominciarono infatti ad assumere i caratteri della:
- sovranità: il re, dopo aver dissolto le milizie feudali acquista il monopolio della forza ed estende le sue leggi su tutto il territorio;
- indipendenza: il re non prende più ordini dall’imperatore né da altra autorità esterna allo Stato;
- originarietà: il re deriva il suo potere non più da un’investitura esterna (imperiale o papale) ma dalla sua stessa forza legittimata dal diritto dinastico.
Lo stato liberale era uno Stato di diritto, nella maggior parte dei casi monarchico, organizzato secondo il principio della divisione dei poteri.
Stato di diritto significa che tutti, compreso il re, sono soggetti alla legge e che gli organi pubblici possono fare solo ciò che la legge esplicitamente consente loro di fare.
Monarchico significa che al vertice dell’organizzazione statale sta la figura del monarca, anche se a esso sono attribuiti poteri notevolmente inferiori rispetto a quelli di cui godeva precedentemente.
Fondato sulla divisione dei poteri, significa che le funzioni fondamentali dello Stato sono ripartite tra organi diversi e tra loro indipendenti. In particolare:
- il potere legislativo, che consiste nel discutere e approvare le leggi, è affidato in modo prevalente a un Parlamento;
- il potere esecutivo, che consiste nel governare lo Stato, è affidato a un Governo nominato dal re ma che di solito risponde dei suoi atti al Parlamento;
- il potere giudiziario, che consiste nel giudicare sull’inosservanza delle leggi, è affidato alla Magistratura.
Tale suddivisione, già teorizzata dal filosofo Montesquieu (1689-1755), costituisce un momento di fondamentale importanza nel superamento dell’assolutismo monarchico.
Democrazia è un termine che deriva dal greco demos, che significa popolo, e kratos, che significa potere.
La democrazia, pertanto, è un sistema nel quale il potere, cioè la sovranità, appartiene a tutto il popolo
Elementi essenziali affinché uno Stato possa essere definito democratico sono:
- il suffragio universale, cioè la possibilità per tutti i cittadini di votare liberamente e di essere eletti;
- il pluralismo politico, cioè la presenza di una pluralità di partiti, di associazioni, di movimenti che concorrano liberamente a orientare la volontà dell’elettorato;
- la libertà di riunione, di associazione e di espressione del pensiero affinché sia favorita la più ampia circolazione delle idee;
- l’accettazione del metodo democratico, in virtù del quale le decisioni politiche vengano assunte a maggioranza, ma alla minoranza è garantita la libertà e la concreta possibilità di esprimere pubblicamente il proprio dissenso e di operare per diventare essa stessa maggioranza.
Democrazia è un termine che deriva dal greco demos, che significa popolo, e kratos, che significa potere.
La democrazia, pertanto, è un sistema nel quale il potere, cioè la sovranità, appartiene a tutto il popolo
Da un punto di vista organizzativo la democrazia può esercitarsi in modo diretto o indiretto.
La democrazia diretta prevede che il popolo si pronunci direttamente su tutti i più importanti provvedimenti riguardanti la vita del Paese e che i governanti, ascoltato il responso popolare, si limitino a darvi esecuzione.
Si tratta di una forma che ha avuto esempi significativi in alcune polis greche o nella Roma repubblicana.
Anche negli ordinamenti vigenti qualche elemento di democrazia diretta è ancora presente. Con il referendum abrogativo previsto dalla Costituzione italiana, per esempio, tutti i cittadini sono chiamati a decidere se una determinata legge (o una sua parte) debba continuare a far parte dell’ordinamento oppure debba essere abrogata.
La democrazia indiretta o rappresentativa prevede, invece, che il popolo elegga i propri rappresentanti i quali svolgeranno le funzioni che la Costituzione assegna loro.
Questa forma di Stato iniziò a delinearsi nella prima metà del Novecento, con l’avanzare dei principi di democrazia e solidarietà sociale.
Gli interventi, dei moderni stati sociali si articolano sostanzialmente su quattro direttrici.
- L’erogazione, da parte dello Stato, di quei servizi pubblici essenziali come l’istruzione, la sanità, i trasporti che hanno effetti positivi non solo per chi ne fruisce direttamente, ma per l’intera collettività. Non v’è dubbio, infatti, che sia vantaggioso per tutti vivere in un Paese culturalmente preparato, mediamente sano, dotato di una buona viabilità, di trasporti efficienti e così via.
- Le assicurazioni sociali: tutti, indipendentemente dal loro reddito, devono essere garantiti contro i grandi rischi connessi al sopraggiungere della vecchiaia, all’insorgere di malattie, o a forme di invalidità. L’universalità delle prestazioni è un tratto caratteristico e irrinunciabile dello Stato sociale.
- Le politiche redistributive del reddito attuate in modo diretto dallo Stato attraverso l’erogazione di assegni di povertà, di invalidità, di disoccupazione. Si tratta di interventi non più assicurativo-previdenziali, come quelli considerati sopra, ma più propriamente assistenziali.
- La quarta direttrice, infine, è costituita da una politica fiscale fondata soprattutto sulla progressività delle aliquote e sulla personalità dell’imposta.
- Progressività significa che l’aliquota deve diminuire al diminuire del reddito imponibile.
- Personalità significa che, a parità di reddito, versa meno imposte chi ha una condizione personale più disagiata dovuta, per esempio, alla presenza di familiari a carico o a problemi di natura sanitaria. In questo modo si attua una redistribuzione indiretta dei redditi: chi ha minore capacità contributiva paga meno imposte ma può usufruire dei servizi offerti dallo Stato nella stessa misura di chi ha maggiore reddito.