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 Forum A – Unità A1

Introduzione al diritto

► Riepiloghi

 

► Approfondimenti

Perché le fonti del diritto costituiscono un sistema aperto?
Nel nostro ordinamento le fonti del diritto non costituiscono un numero chiuso. Ciò vuol dire che nel tempo alcune possono essere eliminate e altre possono essere aggiunte. Per esempio, con la caduta del regime fascista le norme corporative sono scomparse dal sistema delle fonti; per contro, con l’avvento della Repubblica vi è entrata la Costituzione; con l’istituzione delle Regioni vi sono entrate le leggi regionali; con l’adesione dell’Italia all’Unione europea vi sono entrati i regolamenti comunitari e così via.
 
Quando sono comparsi i primi codici?
Il tentativo di riunire le norme giuridiche in un documento scritto, in modo da ordinarle e renderle conoscibili a tutti (giudici e cittadini) è antichissimo. Ne troviamo esempi lontani nel codice di Hammurabi, in Mesopotamia (XVIII secolo a.C.), nella legislazione di Solone, ad Atene (VI secolo a.C.), nella legge delle XII tavole, a Roma (V secolo a.C.). Ma soprattutto ne troviamo un poderoso esempio nella raccolta di norme, che va sotto il nome di Corpus juris civilis (Corpo del diritto civile), fatta compilare dall’imperatore romano d’Oriente, Giustiniano, nel VI secolo d.C. Questa opera monumentale raccoglieva, e in parte coordinava, tutta la normativa vigente prodotta in secoli di storia romana e costituì, fino alla rivoluzione francese (quindi per più di mille anni), il principale riferimento dei giuristi europei.

I moderni codici fecero la loro comparsa soltanto all’inizio del XIX secolo quando la borghesia, in seguito alla crisi dell’assolutismo monarchico, cominciò a imporre un nuovo sistema giuridico, conforme ai propri ideali e alle proprie esigenze di crescita economica.

Il codice civile francese (detto anche Napoleonico), emanato nel 1804, è stato il primo di questa nuova serie. A esso si è ispirata la successiva codificazione in molti altri Paesi europei, compreso il nostro.

In Italia, tra il 1865 e il 1889 vennero emanati il codice civile, il codice di procedura civile, il codice di commercio, il codice della marina mercantile e il codice penale. Le rapide trasformazioni economiche e sociali portate dal nuovo secolo fecero però sentire presto l’esigenza di norme più adeguate ai tempi. Nel 1930 furono approvati un nuovo codice penale e un nuovo codice di procedura penale e pochi anni dopo, nel 1942, furono sostituiti anche il codice civile (nel quale fu riunita anche la materia che prima era contenuta nel codice di commercio), il codice di procedura civile e il codice della navigazione. Questi codici, pur con modifiche e integrazioni, sono ancora in vigore. L’unico a essere stato sostituito è il codice di procedura penale. Il nuovo testo reca la data del 24 ottobre 1989 e ha modificato notevolmente lo svolgimento del processo penale.

Quando le norme comunitarie prevalgono sulle leggi nazionali?
Gli atti di maggiore rilievo che l’Unione europea può emanare in base al disposto dei trattati istitutivi, sono direttive e regolamenti.

  • Le direttive comunitarie sono norme rivolte agli Stati membri affinché (nelle materie di competenza dell’Unione) provvedano ad adeguare le proprie leggi nazionali ai principi contenuti nelle direttive stesse.
  • I regolamenti comunitari sono norme rivolte direttamente ai cittadini degli Stati membri i quali debbono osservarle come se fossero state poste dai rispettivi Parlamenti. Si tratta di norme che, solo nelle materie a esse riservate, prevalgono addirittura sulle leggi nazionali. Ciò vuol dire che se una legge italiana invadesse la competenza di un regolamento comunitario i cittadini italiani (seguendo il criterio della competenza) dovrebbero rispettare quest’ultimo e non la legge.