I sensi del feto
Finora abbiamo seguito alcune tappe dello sviluppo del sistema nervoso, dalla fase embrionale sino alla nascita e dopo: queste tappe sono strettamente intrecciate con il delinearsi del comportamento, con le capacità che man mano emergono nella fase fetale e neonatale. Una delle acquisizioni più recenti riguarda lo sviluppo delle sensazioni, dei riflessi e dei movimenti fetali. Per molto tempo si è pensato che il feto, al riparo nel ventre materno, non avesse percezioni: protetto da ogni parte, si riteneva che fosse immerso nell’oscurità e nel silenzio e che non provasse alcuna sensazione fino al giorno in cui la nascita lo avrebbe proiettato in un mondo di luci e rumori. Le recenti ricerche sulla sensorialità fetale ci hanno costretto a rimettere in discussione questa convinzione: non solo il feto percepisce numerose sensazioni, ma queste sono essenziali alla sua crescita e contribuiscono al suo sviluppo. Oggi sappiamo che alcuni stimoli esterni vengono recepiti precocemente nel corso della gestazione e che essi sono un elemento importante per l’organizzazione del sistema nervoso: gli stimoli ricevuti dal feto permettono infatti al suo cervello di svilupparsi e di realizzare un programma che dipende sì dalle informazioni genetiche, ma solo in parte, in quanto ha anche bisogno di stimoli che agiscano al momento giusto: ad esempio, abbiamo visto che nelle prime settimane di vita sono gli stimoli visivi provenienti da entrambi gli occhi a dare forma alla corteccia visiva.
Cosa prova il feto all’interno del ventre materno? In primo luogo bisogna tener presente che un feto, ma per alcuni aspetti anche un neonato, non è ancora in grado di differenziare i numerosi stimoli sensoriali: quelli tattili da quelli gustativi, olfattivi, uditivi e visivi. All’inizio dello sviluppo esiste infatti una condizione di «sinestesia», vale a dire che le diverse modalità sensoriali sono spesso false tra loro e che sono necessari tempo (maturazione del sistema nervoso) ed esperienza affinché ogni singola modalità sia a sé stante e un suono sia un suono e non una sensazione indistinta, non molto diversa da una sensazione visiva o tattile. Questo processo di sviluppo della sensibilità non è sempre perfetto: alcune forme di sinestesia possono presentarsi infatti ancora in età adulta per cui, ad esempio, un suono viene percepito come un determinato colore o un odore ha anche caratteristiche tattili. In un feto si deve quindi sviluppare un codice differenziato delle diverse sensazioni, tale da consentirgli di avere esperienze selettive, non «sinestesiche»: questo processo di differenziamento tra le varie modalità sensoriali ha inizio con la maturazione di una delle prime capacità, quella tattile.
La sensibilità cutanea origina dai recettori distribuiti sulla pelle, soprattutto quella delle mani e del volto. Inizialmente sono i movimenti della mamma a sollecitare questi recettori e a produrre sensazioni tattili: in questo modo il feto recepisce, sia pure in maniera confusa, informazioni relative alla sua posizione nel ventre materno. Il feto è anche informato sulla sua collocazione nello spazio grazie agli stimoli che provengono dal suo orecchio interno, vale a dire dal suo sistema vestibolare. Per provare una determinata sensazione è però necessario che, oltre ai recettori, maturino anche le vie nervose che trasmettono gli stimoli: per quanto riguarda le sensazioni tattili, questo processo inizia a partire dalla sesta settimana di gestazione e giunge a compimento intorno ai 6 mesi e mezzo.
Un altro sistema sensoriale che matura abbastanza precocemente è quello uditivo: a partire dal quinto mese di vita intrauterina il feto reagisce ad alcuni suoni ricorrenti, in particolare alla voce materna. La voce della madre viene trasmessa per conduzione attraverso gli organi addominali e alla nascita il piccolo dimostra di preferirla ad altre voci e di esserne tranquillizzato quando è agitato. Altri esperimenti hanno provato che il neonato conserva una memoria – oltre che della voce – anche del battito cardiaco materno.