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 Il doppio livello della comunicazione

Uno spot andato in onda tempo fa si apriva su una strada cittadina percorsa da automobili e passanti, sorvolata da alcuni piccioni in volo a bassa quota. Si ode il verso gutturale degli uccelli e il fruscio pesante delle auto. In terra, al centro della strada, una carta buttata viene inquadrata due volte, in primo piano. In seguito si sarebbe capito che quella carta aveva avvolto una gomma da masticare che tra i suoi pregi aveva anche quello di pulire i denti. All’improvviso una moto rombante spunta dal fondo della strada. In sella alla moto c’è un giovane dall’aria simpatica. Sul marciapiede cammina una bella ragazza. Il giovane la nota e per fare colpo su di lei accelera. Poi, tutt’un tratto, lo schermo si tinge di nero. Non si vede più nulla. Quando il giovane centauro riemerge sulla sua moto, ha un piccione in bocca. Alcune sequenze dello spot erano in bianco e nero, altre a colori per mostrare le emozioni dei protagonisti della narrazione. Lo spot si concludeva con il motociclista che sputava prima il piccione e poi la gomma da masticare.

La narrazione era originale e spiritosa. Lo spot ben congeniato dal punto di vista tecnico ed efficace. Per rendere appetibile la gomma da masticare il regista non ha esitato a creare intorno al giovane motociclista un alone di prestigio e di simpatia cosicché le sue trasgressioni (accelerare in città, buttare i rifiuti in mezzo alla strada …) vengono presentati come gesti normali, attraenti, disinvolti e necessari. Nello stesso periodo però il ministero dei Trasporti aveva finanziato una serie di Pubblicità Progresso, che andavano in onda sugli stessi schermi, volte a sensibilizzare i giovani ai pericoli della velocità e il ministero della Pubblica istruzione aveva organizzato nelle scuole dei corsi di educazione stradale allo scopo di insegnare ai ragazzi a usare in modo corretto auto e moto. Il protagonista dello spot invece, simpatico e scanzonato, se ne infischiava delle regole della gente comune: poteva correre, sgommare, lanciare in terra la carta … certo, gli finiva in bocca un piccione, ma ne usciva spiritosamente.

Quando si comunica, nella maggior parte dei casi non si invia un unico messaggio ma più messaggi contemporaneamente. Ciò accade ancora più spesso quando il mezzo di comunicazione è multimediale e i messaggi possono essere inviati a diversi livelli e attraverso differenti canali: visivi, sonori, nel corso della narrazione, attraverso i movimenti, gli stacchi, la velocità, i colori, le espressioni del viso … Lo spot in questione ha come obiettivo dichiarato la pubblicità di una gomma da masticare, che rinfresca la bocca e pulisce i denti. Vuole essere spiritoso e di fatto ci riesce. Al tempo stesso però invia anche altri messaggi che, proprio perché non vengono esplicitati ma sono impliciti, alla fine risultano più efficaci di quelli dichiarati. La realtà rappresentata – ci ricordano gli esperti della comunicazione – non è la realtà vera, c’è un valore aggiunto di cui bisogna tener conto. Le emozioni, l’estetica, gli effetti speciali, il movimento delle immagini ad alta definizione che si susseguono sullo schermo possono avere il sopravvento e la piacevolezza dell’insieme può oscurare del tutto la razionalità.

Questo caso, come molti altri, rivela come sia possibile procedere attraverso compartimenti stagni e come settori diversi ma non distanti della società possano seguire logiche opposte ignorandosi a vicenda.

Tratto da: A. Oliverio Ferraris La sindrome Lolita, Rizzoli, 2008