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 Aggiornamenti sull’Ucraina

Mille anni di storia ucraina

a cura di Aldo Carioli

Il 24 febbraio 2022 la Russia ha invaso l’Ucraina, uno Stato indipendente, dando inizio a una guerra che ha colto il mondo di sorpresa. Per capire le radici storiche del conflitto è utile ripercorrere il passato di quelle terre, dalle origini medievali fino agli avvenimenti che seguirono lo scioglimento dell’Unione Sovietica, dopo il 1991.

La Rus’ di Kiev è il primo Stato slavo orientale

Il territorio che oggi fa parte della Repubblica ucraina ha un passato ricco e complesso: molti popoli lo hanno attraversato e molti regni vi si sono succeduti nel corso dei secoli.

Il nome Ucraina in slavo antico significava “vicino al confine”, “ai margini”. È infatti una vasta area che separa l’Europa dai territori orientali della Russia meridionale e dell’Asia centrale.

Il primo Stato slavo orientale nacque oltre mille anni fa, intorno all’anno 860, nell’area della città di Kiev (Ki’iv in lingua ucraina). Fu la conseguenza delle grandi migrazioni delle popolazioni slave, che dal VI secolo si erano stabilite nelle pianure a nord del Mar Nero, e del loro incontro con i Variaghi, popoli di origine scandinava arrivati in Europa a partire dal IX secolo (in altre parti d’Europa furono chiamati Normanni).
Nel IX secolo l’unione tra Slavi e Variaghi pose le basi della Rus’ (o Rus’ di Kiev), che arrivò in breve tempo a comprendere parte delle attuali Ucraina e Russia occidentale oltre ai territori orientali di Polonia, Lituania, Lettonia ed Estonia: i primi capi guerrieri di Kiev erano variaghi, ma presto furono sostituiti da prìncipi di origine slava.

Il nome Russia deriva dallo slavo antico Rus’, una parola che nell’Alto Medioevo indicava le popolazioni variaghe. La storia della Russia moderna inizia però più tardi, nel XIV secolo. Soltanto allora Mosca, capitale di un principato chiamato Moscovia, si impose sulle altre città. In seguito Mosca conquistò territori sempre più estesi, fino alla Siberia: nel Settecento controllava un vasto impero.

Da Kiev il cristianesimo si diffonde tra gli Slavi orientali

L’antica Rus’ fu un importante centro di diffusione del cristianesimo tra gli Slavi. I suoi legami con Bisanzio portarono alla conversione della principessa Olga, nel 957. Pochi anni dopo, nel 988, anche il Gran principe di Kiev Volodymyr I si convertì al cristianesimo, seguito da tutto il suo popolo.

A Kiev furono costruiti grandi monasteri ortodossi. Qui si scrivevano e traducevano testi in lingua slava usando l’alfabeto cirillico, inventato dai monaci macedoni Cirillo e Metodio nel IX secolo.
La Rus’ di Kiev fra il IX e il XIII secolo fu il più importante Stato slavo orientale
(carta: App&ars srl, Bologna).

L’invasione dei Mongoli

Nel XII-XIII secolo il potere di Kiev si indebolì e molte città diventarono principati autonomi.
Nel Duecento dalle steppe dell’Asia arrivarono i cavalieri mongoli, che invasero i territori degli Slavi orientali, imposero alle città di pagare tributi e nel 1240 saccheggiarono l’antica Kiev: la Rus’ non esisteva più.
A metà del Quattrocento i Tatari, un gruppo etnico turco-mongolo, fondarono il Khanato di Crimea, uno Stato vassallo dell’Impero ottomano che controllava anche parte dell’Ucraina meridionale.

L’Ucraina sotto la Confederazione polacco-lituana e l’Impero austriaco

Il passato ucraino si intreccia anche con quello della Polonia e del Granducato della Lituania. Quest’ultimo nella seconda metà del Trecento conquistò buona parte dell’Ucraina fino alle coste del Mar Nero, per poi stipulare una serie di alleanze con la Polonia, culminate nel 1569 con l’istituzione della Confederazione polacco-lituana. Di questa entità statale faceva parte anche la porzione più occidentale dell’attuale Ucraina, la Galizia, che insieme all’area di Leopoli (la Lodomiria) nel 1772 sarebbe passata sotto il controllo dell’Impero austriaco fino alla sua fine, nel 1918.

I Cosacchi fondano uno Stato autonomo in Ucraina

Nei territori dell’attuale Ucraina nel Cinquecento vivevano anche i cosacchi, una popolazione turco-mongola famosa per l’abilità in guerra.
I cosacchi si ribellarono alla dominazione polacca e nel 1649 fondarono lungo le due rive del fiume Dnepr (nell’odierna Ucraina centrale) uno Stato autonomo, guidato da un atamàn, cioè da un capo militare, e pertanto detto Etmanato. Nel 1654 il Regno (o Zarato) russo strinse un’alleanza con i cosacchi, contro la Polonia.

Tra Settecento e Ottocento l’Ucraina è divisa e diventa parte dell’Impero russo

Nel Settecento l’Impero russo (così denominato a partire dal 1721) era in espansione: già nel 1659 aveva fortemente limitato l’autonomia dello Stato cosacco; poi, sotto la zarina Caterina II (1762-1796), annesse l’Etmanato. Nell’Ucraina meridionale la Russia per decenni combatté contro l’Impero ottomano finché, nella seconda metà del Settecento, i russi conquistarono anche il Khanato di Crimea.

Nel 1853-1856 in Crimea si combatté una guerra tra Russia da una parte e Impero ottomano, Francia, Regno Unito e Regno di Sardegna dall’altra. La Russia fu sconfitta e perse alcuni territori, ma conservò la Crimea.

Sotto gli zar, il territorio ucraino fu suddiviso in Piccola Russia (di cui faceva parte anche la regione di Kiev), Russia meridionale e Russia occidentale. Per russificare la cultura dei territori che controllava, le autorità zariste nell’Ottocento proibirono l’uso della lingua ucraina.

1917: l’Ucraina cerca l’indipendenza

Nel 1917, durante la Prima guerra mondiale, la Rivoluzione russa portò alla caduta del regime zarista e all’inizio della guerra civile tra rivoluzionari bolscevichi (l’Armata Rossa) e soldati zaristi (l’Armata Bianca). Per l’Ucraina furono anni di anarchia politica, guerra e violenze estreme su tutti i fronti.

L’Ucraina approfittò della fine dello zarismo per dichiarare l’indipendenza e nel dicembre del 1917 nacque la Repubblica popolare ucraina, sotto la guida del generale Symon Petljura. Petljura combatté sia contro i “bianchi” sia contro i “rossi” in un conflitto di estrema violenza.

Quando la Polonia invase l’Ucraina, nel 1918, a Leopoli (L’viv) fu proclamata anche una Repubblica nazionale dell’Ucraina occidentale, alleata di Petljura: scoppiò allora una nuova guerra polacco-ucraina, al termine della quale la Polonia annetté l’attuale regione di Leopoli.

La Repubblica sovietica ucraina sotto Stalin

La fragile Repubblica popolare ucraina cessò di esistere nel 1920, quando l’Armata Rossa prevalse.
Con la nascita dell’Urss (1922) e la dittatura di Stalin, negli anni Trenta la Repubblica socialista sovietica ucraina subì le conseguenze della collettivizzazione forzata delle terre. Stalin fece arrestare, deportare o uccidere i contadini e piccoli proprietari (chiamati kulaki), provocando una devastante carestia che nel 1932-33 uccise da 3 a 6 milioni di persone, a seconda delle stime.

Gli ucraini chiamano la devastante carestia del 1932-1933 Holodomor (“morte per fame”). Alcuni storici considerano quella carestia un genocidio, perché provocata intenzionalmente dal dittatore sovietico Stalin. L’Holodomor è uno dei motivi di risentimento degli ucraini verso i russi e anche un elemento dell’identità nazionale nell’Ucraina moderna.

Durante la Seconda guerra mondiale in Ucraina si combatterono durissime battaglie tra l’esercito sovietico e quello tedesco, che aveva invaso l’Urss nel 1941. Quasi tutti gli ebrei ucraini (1,6 milioni) furono deportati nei campi di sterminio nazisti, dove moltissimi avrebbero trovato la morte, oppure giustiziati sullo stesso territorio ucraino, come testimonia l’eccidio di Babij Jar, nei pressi di Kiev, dove tra il 29 e il 30 settembre 1941 oltre 33 000 ebrei furono prima spogliati dei propri beni e poi uccisi.
Nel 1945, dopo la vittoria contro il nazismo, anche la regione di Leopoli divenne parte dell’Ucraina sovietica.

L’Ucraina indipendente tra il 1917 e il 1920 fu in guerra con la Polonia per il controllo delle regioni occidentali dell’Ucraina (carta: App&ars srl, Bologna).

Nel 1991 nasce l’Ucraina indipendente

Il crollo dell’Unione Sovietica nel 1990-1991 portò all’indipendenza delle ex repubbliche sovietiche. Una di queste era la Repubblica socialista sovietica ucraina, che dal 1922 faceva parte dell’Urss.
Nell’agosto del 1991 il parlamento ucraino dichiarò l’indipendenza, confermata da un referendum, e il nuovo Stato si diede come forma di governo la repubblica semipresidenziale.
Il 25 dicembre dello stesso anno il leader sovietico Michail Gorbaciov rinunciò alla carica di presidente dell’Unione Sovietica, la cui dissoluzione fu formalizzata nella notte di Capodanno del 1992.

Subito emersero forti tensioni tra l’Ucraina indipendente e la nuova Federazione russa, per diverse ragioni.

  • In Ucraina esistevano molte basi militari e missilistiche, dotate anche di armi nucleari. A chi sarebbero rimasti quegli armamenti? Dopo lunghe trattative si decise di restituirli alla Russia, distruggendone una parte. In cambio, nel 1994 la Russia firmò il Memorandum di Budapest, con il quale si impegnò a non violare i confini dell’Ucraina.
  • Ucraina e Russia si contesero a lungo il controllo della flotta del Mar Nero, che aveva le sue basi nei porti dell’Ucraina sovietica. A Sebastopoli (Crimea) la Russia mantenne una base navale.
  • La Russia non riconobbe la sovranità ucraina sulla Crimea, che nel 1954 l’Unione Sovietica aveva ceduto alla Repubblica socialista sovietica ucraina.
  • L’Ucraina era una delle parti più fertili e ricche nell’Unione Sovietica: la dichiarazione d’indipendenza aveva privato la Russia delle sue risorse.

Nel 2004 scoppia la “rivoluzione arancione”

Mentre Vladimir Putin iniziava la scalata al potere in Russia (1999), molti Paesi che fino al 1989 erano stati “satelliti” dell’Urss si preparavano ad entrare nell’Unione Europea e nella Nato. Anche l’Ucraina cominciò ad avvicinarsi all’Occidente.

Alle elezioni presidenziali del gennaio 2004 il candidato Viktor Jušenko, filo-occidentale, contestò la vittoria di Viktor Janukovič, che era filo-russo. Jušenko e i suoi sostenitori scesero in piazza per denunciare brogli elettorali e protestare con sciarpe e bandiere arancioni, simboli dell’opposizione. Per questo si parla di “rivoluzione arancione”: circa 220mila persone occuparono piazza Maidan a Kiev per molte settimane.
La “rivoluzione arancione” si opponeva alla corruzione politica e alle ingerenze di Mosca nella politica interna dell’Ucraina: la Corte Suprema dell’Ucraina annullò la votazione e dopo nuove elezioni Jušenko divenne presidente.

La rivoluzione di Euromaidan e la crisi del 2014

Il “movimento arancione” era però diviso e questo favorì il ritorno al potere del filo-russo Janukovič, che dopo aver vinto le elezioni del 2010 fece arrestare nell’agosto 2011 l’ex prima ministra dell’opposizione Julija Tymošenko, accusata a sua volta di corruzione.
Tra la fine del 2013 e l’inizio del 2014 Janukovič si oppose a un accordo di cooperazione tra Ucraina e Unione Europea, avviato dal suo predecessore. Scoppiarono nuove proteste a Kiev e in altre città, con diversi morti. Questa ondata di manifestazioni è chiamata rivoluzione di Euromaidan.

Il nome Euromaidan deriva dalle parole “Europa” e “Maidan”, poiché piazza Maidan (piazza Indipendenza) a Kiev diventò il cuore della protesta. Qui migliaia di manifestanti si riunirono sventolando bandiere dell’Unione Europea.

Le proteste di Euromaidan sfociarono in scontri e costrinsero il presidente Janukovič a lasciare l’Ucraina. Dopo nuove elezioni si formò un governo filo-occidentale.

I separatisti insorgono nel Donbas

La fuga di Janukovič fece precipitare la situazione nella zona del Donbas (Ucraina orientale), dove la popolazione è in maggioranza di origine russa e storicamente più legata alla Russia.

Il nome Donbas è un’abbreviazione russa di “bacino del Donec”. Il Donec è un fiume che attraversa una regione con importanti giacimenti di carbone, sfruttati soprattutto in epoca sovietica, e centrali idroelettriche e nucleari. È la parte più industrializzata dell’Ucraina e da qui passano i gasdotti che portano il gas russo verso il Mar Nero e verso l’Europa occidentale.

Nella primavera del 2014 nel Donbas è scoppiata la guerra tra esercito ucraino e volontari nazionalisti ucraini, da una parte, e milizie di separatisti filo-russi appoggiati da Mosca, dall’altra. I russi del Donbas hanno proclamato la secessione, cioè la separazione, delle regioni di Luhans’k e Donetsk dall’Ucraina e la nascita di due repubbliche indipendenti.

La Russia annette la Crimea

Un altro motivo di tensione tra Ucraina e Federazione russa è la Crimea. Nel 2014 il presidente russo Vladimir Putin ordinò l’invasione della Crimea, dal 1954 parte dell’Ucraina, e l’annessione della penisola, con il pretesto di far rispettare un referendum della popolazione locale.

La Penisola di Crimea è molto importante dal punto di vista strategico. Insieme al porto di Odessa è un vitale snodo commerciale dal quale il grano russo e quello ucraino partono verso i Paesi occidentali. Inoltre possedere la Crimea significa controllare il Mar Nero dal punto di vista militare.

La comunità internazionale non ha riconosciuto l’annessione e la Russia è stata sottoposta a sanzioni economiche, ma dal 2014 la Crimea è occupata dalle forze armate russe.

Un nuovo protagonista: Volodymyr Zelens’kyj

Mentre nel Donbas proseguivano gli scontri tra separatisi filo-russi ed esercito e milizie ucraini, a Kiev emergeva un nuovo protagonista politico: l’ex attore comico Volodymyr Zelens’kyj.
Nel 2019 Zelens’kyj ha vinto le elezioni presidenziali grazie a un programma filo-europeo e anti-russo, favorevole all’entrata dell’Ucraina nella Nato, l’alleanza militare guidata dagli Stati Uniti.

2022: la Russia invade l’Ucraina

Il 21 febbraio 2022 Vladimir Putin ha riconosciuto ufficialmente le repubbliche separatiste di Luhans’k e Donetsk, nel Donbas. Tre giorni dopo ha ordinato l’invasione dell’Ucraina, giustificando l’intervento militare come azione di difesa della popolazione russa nel Donbas.
La guerra è dunque solo l’ultimo atto di una crisi iniziata nel 2014. Putin, attraverso una politica che si ispira all’imperialismo zarista e all’egemonia dell’Unione Sovietica nell’Est Europa, vuole riportare l’Ucraina nella sfera di influenza della Federazione russa e creare uno “Stato-cuscinetto” tra la Russia, l’Unione Europea e i Paesi della Nato.

La situazione in Ucraina dopo l’invasione russa del 24 febbraio 2022 (carta: App&ars srl, Bologna).

Mappa concettuale: le relazioni tra Russia e Ucraina

Le date chiave della storia ucraina

IX secolo
Nasce la Rus’ di Kiev, primo Stato degli Slavi orientali.

988
Il Gran principe Vladimir I (Volodymyr in ucraino) si converte al cristianesimo ortodosso.

1237-1240
I Mongoli invadono i territori della Rus’.

1441
Nasce il Khanato di Crimea, Stato vassallo degli Ottomani.

1569
Nasce la Confederazione polacco-lituana.

1649
I Cosacchi fondano lungo il Dnepr uno Stato autonomo, l’Etmanato.

1654
Trattato di Perejaslavl: l’Etmanato si allea con la Russia.

1764
Abolizione dell’Etmanato: nasce la Piccola Russia e inizia la dominazione degli zar.

1783
L’Impero russo annette il Khanato di Crimea.

1853-1856
Guerra di Crimea.

1917
Rivoluzione russa: l’Impero russo cessa di esistere.

1917-1918
Nasce l’Ucraina indipendente, coinvolta nella guerra civile russa.

1918-1919
Guerra tra Polonia e Repubblica nazionale dell’Ucraina occidentale.

1922
La Repubblica socialista sovietica ucraina diventa parte dell’Unione Sovietica (Urss).

1932-1933
Grande carestia (Holodomor).

1941
Durante la Seconda guerra mondiale Hitler invade l’Urss.
Deportazioni di massa degli ebrei ucraini.

1954
L’Urss cede alla Repubblica socialista sovietica ucraina la Crimea.

1991
Scioglimento dell’Unione Sovietica.
Dichiarazione d’indipendenza dell’Ucraina (agosto).

1994
Prime elezioni presidenziali.

2004
Rivoluzione arancione: dopo nuove elezioni il filo-occidentale Viktor Jušenko è eletto presidente.

2010
Il filo-russo Viktor Janukovič viene eletto presidente.

2013-14
Preteste di Euromaidan. Il presidente Janukovič si rifugia in Russia.

2014
Le regioni filo-russe di Luhansk e Donetsk (Donbas) proclamano la secessione.
La Russia annette la Crimea in seguito a un referendum non riconosciuto dalla comunità internazionale e occupa la penisola.

2017
Accordo di associazione economica tra l’Ucraina e l’Unione Europea.

2019
Volodymyr Zelens’kyj vince le elezioni presidenziali.

2022
Il 21 febbraio Putin riconosce le repubbliche separatiste del Donbas.
Il 24 febbraio l’esercito russo invade l’Ucraina.

Domande e risposte per capire

1. Che cos’è la Nato?

La sigla inglese significa North Atlantic Treaty Organization (Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord o “Patto atlantico”): indica un’organizzazione internazionale il cui scopo è la difesa comune in caso di guerra.
La Nato nacque nel 1949, all’inizio della Guerra fredda, come alleanza militare tra Stati Uniti e alcuni Paesi dell’Europa occidentale. I Paesi che vengono accettati nell’alleanza ospitano sul loro territorio basi militari, missili e armamenti. Oggi fanno parte della Nato 30 Paesi, tra i quali l’Italia e alcuni Stati che fino al 1989 erano nel Patto di Varsavia, come la Polonia, i Paesi baltici e l’Ungheria.
L’Articolo 5 del trattato Nato prevede che se uno dei Paesi membri viene attaccato, gli altri sono tenuti a intervenire per difenderlo. Per questo nella guerra in Ucraina si cerca di evitare il coinvolgimento diretto di Paesi Nato dell’Europa orientale, che porterebbe a un conflitto diretto tra Nato e Russia.

2. Quali Stati possiedono armi nucleari oggi?

La principale potenza nucleare del mondo sono gli Stati Uniti, seguiti dalla Russia.
Altri Stati con armi nucleari sono: Regno Unito, Francia, Cina, India, Pakistan, Israele, Corea del Nord.
Molti Paesi membri della Nato, tra i quali l’Italia, ospitano armi nucleari sul loro territorio, pronte all’uso in caso di guerra.

3. Che cosa c’entra il gas russo con la guerra in Ucraina?

Uno dei motivi della guerra è il controllo dei gasdotti che partono dalla Russia e attraversano l’Ucraina.
La Russia è ricca di gas naturale, che esporta soprattutto in Europa occidentale: la Germania è il principale acquirente, seguita dall’Italia. Per questo si parla di dipendenza dal gas russo.
L’Ucraina non esporta gas, ma gli Stati europei, per assicurarsi le forniture, devono versare al governo di Kiev il denaro per la manutenzione dei gasdotti e per l’attraversamento del territorio ucraino.
Proprio per aggirare l’Ucraina, la Russia ha aperto nel 2012 il gasdotto Nord Stream 1, che attraverso il Mar Baltico e la Germania porta il gas russo in Europa occidentale. La costruzione di un secondo gasdotto, Nord Stream 2, è stata interrotta dopo l’invasione dell’Ucraina.
La guerra ha fatto aumentare il prezzo del gas, usato per produrre energia elettrica, nelle industrie e per il riscaldamento, a causa dei timori che la Russia ne riduca la produzione o “chiuda il rubinetto” dei gasdotti come reazione alle sanzioni imposte da molti Paesi.

4. Che cosa sono le «sanzioni»?

Le sanzioni internazionali sono un modo per danneggiare l’economia di un determinato Paese.
Dopo l’invasione dell’Ucraina gli Stati Uniti, l’Unione Europea, il Regno Unito e altri Paesi hanno bloccato molti scambi commerciali e finanziari con la Russia, per mettere in difficoltà Putin e indurre la società russa a contrastare la sua politica. Le sanzioni hanno colpito anche gli interessi russi all’estero e quelli degli oligarchi.

5. Chi sono gli oligarchi?

Gli oligarchi russi sono un gruppo limitato di uomini d’affari che, grazie ai loro legami con Vladimir Putin, hanno accumulato enormi ricchezze in tutto il mondo. Il fenomeno degli oligarchi è nato con la fine dell’Urss (1991-1992), quando i primi governi post-sovietici cominciarono a vendere fabbriche, miniere e compagnie petrolifere che nella Russia comunista erano proprietà dello Stato.
Gli oligarchi esercitano un forte potere in Russia e all’estero, ma a loro volta dipendono dal favore del presidente russo.
Chi tra di essi ha tentato di opporsi a Putin è stato perseguitato, costretto a vendere le proprie attività oppure imprigionato con l’accusa di corruzione o, ancora, costretto all’esilio.
Gli oligarchi, che uniscono potere economico e politico, sono un fenomeno tipico di regimi dove la democrazia è debole o inesistente e dove la corruzione è molto diffusa.

6. Quella in Ucraina è la prima guerra scoppiata in Europa dopo il 1945?

No. Dopo la fine della Seconda guerra mondiale sul territorio europeo si sono combattuti diversi conflitti, definiti “regionali” ma non per questo meno drammatici. Da questo elenco sono esclusi i conflitti legati ai movimenti indipendentisti, come il conflitto nell’Irlanda del Nord, e guerre civili come quella combattuta in Grecia tra il 1946 e il 1949.

  • Nel 1974 la Turchia invase Cipro, dove un colpo di Stato militare aveva rovesciato il presidente in carica. Da allora l’isola di Cipro è divisa in due parti, una turco-cipriota e l’altra greco-cipriota.
  • Tra il 1991 e il 1995 nella ex Iugoslavia si è combattuto il più sanguinoso conflitto europeo del dopoguerra. La causa fu il ritorno del nazionalismo etnico e religioso in Croazia, Bosnia Erzegovina e Serbia (Macedonia, Montenegro e Slovenia furono meno coinvolti) dopo la dissoluzione della Iugoslavia comunista. Eserciti e milizie commisero crimini di guerra e contro l’umanità, come il massacro di oltre 8 000 civili musulmani a Srebrenica (Bosnia), uccisi dai soldati serbo-bosniaci e gettati in fosse comuni.
  • Sarajevo, capitale della Bosnia Erzegovina, subì il più lungo assedio della storia recente: quattro anni, durante i quali i morti furono almeno 12 000. Nella sola guerra in Bosnia Erzegovina i morti furono oltre 100 000.
  • Nel 1998, sempre nel contesto dell’ex Jugoslavia, scoppiò il conflitto in Kosovo, regione a maggioranza albanese che la Serbia voleva dividere su base etnica. Per costringere la Serbia a trattare, gli aerei della Nato nel 1999 bombardarono per due mesi la capitale serba Belgrado.
  • In Cecenia, una repubblica caucasica della Federazione russa, si sono combattute due guerre tra la Russia e i separatisti che chiedevano l’indipendenza: nel 1994-1996 (vinta dai ceceni) e nel 1999-2009 (vinta dai russi e dalle milizie cecene filo-russe).
  • Nel Caucaso, al confine tra Europa e Asia, sono scoppiati altri conflitti, non ancora risolti: tra Russia e Georgia in Ossezia (2008), tra filo-russi e Moldova in Transnistria (1992), tra Azerbaijan e Armenia nel Nagorno-Karabakh (1992-1994, 2016 e 2020).

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