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 Il carico immediato in implantologia

Il grande merito di P. I. Brånemark consiste nell’aver omologato scientificamente il processo dell’osteointegrazione del titanio e aver quindi definito un protocollo chirurgico-protesico rigoroso e ripetibile applicabile alle diverse forme di trattamento delle edentulie, prima totali e poi parziali.

La conoscenza della biologia ossea, delle risposte del tessuto osseo al trauma chirurgico e l’approfondimento dei principi di biomeccanica hanno consentito di identificare i meccanismi di guarigione dell’osso perimplantare in rapporto alla tempistica di carico con la funzionalizzazione protesica sicura e predicibile degli impianti.

La preparazione di un sito implantare è a tutti gli effetti un trauma chirurgico, al quale il tessuto osseo risponde con un naturale meccanismo di guarigione che, in sequenza, vede la sterilizzazione della ferita per mezzo delle cellule del sistema immunitario, la formazione e la ritenzione da parte della superficie implantare del coagulo, con la successiva formazione di tessuto osteoide e quindi di osso a fibre intrecciate.

L’attività di rimodellamento dell‘osso perimplantare lungo il cosiddetto cono di taglio chirurgico risale all’attività degli osteoclasti, che producono cavità di riassorbimento rimuovendo matrice ossea. Questo ha come effetto la progressiva perdita di stabilità primaria dell’impianto.

Nel contempo tuttavia si producono fattori di crescita che stimolano gli osteoblasti a deporre nuova matrice ossea, trasformandosi in osteociti. Si ha così la formazione dell’osteone, l’unità fondamentale del tessuto osseo, e si realizza in tal modo il passaggio dalla stabilità meccanica primaria dell’impianto alla progressiva stabilità biologica relativa all’osteointegrazione del dispositivo chirurgico.La guarigione si conclude in tre-quattro mesi, con la formazione finale di osso lamellare che caratterizza l’osteointegrazione dell’impianto, con la capacità di supportare i carichi occlusali trasmessi dal corpo implantare.

Molti fattori hanno modificato i protocolli originali, tra i quali vanno considerati i tempi di attesa e le esigenze estetiche del paziente. Si è quindi passati da un approccio basato su due fasi chirurgiche e l’attesa dell’osteointegrazione finale (prima di applicare carichi protesici funzionali) a dei piani di trattamento nuovi che prevedono, nella stessa seduta o a brevissima distanza di tempo, l’intervento chirurgico (o l’avulsione dell’elemento dentale compromesso), l’inserimento dell’impianto osteointegrabile e l’applicazione immediata del carico protesico.

 

Attualmente possiamo quindi distinguere due tipi di carico:

  • il carico immediato, con il quale si intende la condizione clinica in cui la sovrastruttura protesica viene connessa agli impianti – e quindi caricata funzionalmente – non oltre 70 ore dopo l’inserimento chirurgico degli impianti;
  • il carico convenzionale o differito, cioè la condizione clinica in cui la sovrastruttura protesica viene connessa agli impianti solo dopo il periodo di completamento dell’osteointegrazione biologica, ovvero almeno tre mesi nella mandibola e quattro-sei mesi nel mascellare superiore.

 

Diversi studi hanno dimostrato che l’entità del contatto osso-impianto (indice BIC) che si ottiene con l’applicazione immediata del carico non si discosta dagli indici rilevati con il carico differito.

Questo ha permesso di valutare diversamente i meccanismi biologici di riparazione che regolano e determinano il rimodellamento osseo perimplantare e l’osteointegrazione, consentendo di rivedere i tempi e i modi di funzionalizzazione protesica degli impianti.

1) Carico Immediato e osteointegrazione nella pianificazione computerizzata e chirurgia guidata del trattamento implantoprotesico, Dental Cadmos. n. 1, gennaio 2010.