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  La Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo compie settant’anni

La Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, firmata il 4 novembre 1950 dal Consiglio d’Europa, è un trattato internazionale volto a tutelare i diritti umani e le libertà fondamentali in Europa.

Cosa si intende per Consiglio d’Europa?

Il Consiglio di Europa è una organizzazione internazionale con sede a Strasburgo fondata da dieci paesi (Italia, Belgio, Francia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Regno, Unito, Irlanda, Danimarca, Norvegia e Svezia).
Il Consiglio è istituito dopo la Seconda guerra mondiale con il Trattato di Londra nel 1949 al fine di rafforzare il legame tra i paesi dell’Europea occidentale.
Oggi il Consiglio d’Europa rappresenta una grande area di oltre ottocento milioni di cittadini che conta 47 Stati membri.

Quale è lo scopo di questa organizzazione internazionale?

Il trattato all’art. 1 stabilisce, infatti, che lo scopo del Consiglio d’Europa è quello di conseguire una più stretta unione tra i suoi membri per salvaguardare e promuovere gli ideali e i principi che costituiscono il loro comune patrimonio e di favorire il loro progresso economico e sociale.
Per raggiungere questo obiettivo viene approvata la Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, alla quale, nel tempo si sono aggiunti una serie di Protocolli.

Come garantire che i diritti previsti nella Convenzione siano rispettati?

Al fine di rendere effettiva la tutela dei diritti fondamentali contenuti nella Convenzione, l’ordinamento CEDU si è dotato anche di una propria Corte con sede a Strasburgo, che rappresenta l’organo giurisdizionale di questo sistema ed è volto ad assicurare il rispetto della CEDU da parte degli Stati contraenti.
La Corte è formata da tanti giudici quanti sono gli Stati parte della Convezione europea dei diritti dell’uomo (al momento, i 47 membri del Consiglio d’Europa), eletti dall’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa tra i tre candidati proposti da ogni Stato per un mandato di 6 anni.
I ricorsi alla Corte possono essere presentati sia da uno stato membro che da un cittadino singolo.
In particolare, ogni cittadino appartenente ad uno dei 47 stati firmatari che vede leso un suo diritto fondamentale, garantito dalla Convenzione Europea dei diritti dell’Uomo, può adire la Corte di Strasburgo al fine di ottenere una sentenza di condanna dello Stato membro che si è reso autore della violazione.
Si deduce da qui l’elemento di straordinarietà: il ricorso di un singolo può far condannare uno Stato per la violazione di un diritto fondamentale garantito dalla Convenzione.

A quali condizioni il singolo può presentare il ricorso?

Una unica condizione per presentare il ricorso è che siano state esaurite le vie di ricorso interne nazionali per porre rimedio alla situazione denunciata. Cosa vuol dire? Il ricorso dinnanzi alla Corte EDU può essere proposto dopo che è stato analizzato e ha ricevuto una risposta prima dall’autorità giudiziaria nazionale.

Fa parte anche l’Unione Europea della CEDU?

La risposta è ancora negativa. Anche se nel Trattato sull’Unione Europea (TUE) l’art. 6 prevede espressamente che “l’Unione aderisce alla CEDU”, questo accordo di adesione non è ancora avvenuto.
Varie sono le motivazioni che ha addotto la Corte di Giustizia, la quale si è espressa sulla questione con il parere n. 2/13. La Corte in questa occasione ha ritenuto che l’adesione al sistema CEDU avrebbe fatto venire meno le peculiarità della stessa Unione Europea.
Però è bene dire che i 27  paesi membri dell’Unione fanno anche parte della Convenzione.

 

Fonti per approfondire:

  • Monti-Faenza, Res publica 4ed, pp. 314
  • Ronchetti, Diritto e legislazione turistica 4ed, vol. 2, pp. 49
  • Ronchetti, Diritto ed economia politica 4ed, vol. 3, pp. 48

 

Riferimenti nei testi Zanichelli:

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