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  ISTAT: crisi profonda del turismo nei primi 9 mesi del 2020

Secondo le statistiche dell’Eurostat sul flusso turistico nei Paesi dell’UE, nei primi 8 mesi del 2020 ci sarebbe stato un calo di oltre il 50% rispetto allo stesso periodo del 2019.
I dati italiani, per quanto provvisori, confermano questa tendenza, indicando un -50,9% rispetto all’anno precedente, con circa 192 milioni di presenze in meno.

L’anno del coronavirus ha segnato la crisi del settore turistico italiano dopo diversi anni di crescita costante. Crescita che peraltro era stata rilevata anche a gennaio 2020 con un’espansione dei flussi turistici pari al + 5,5% degli arrivi e + 3,3% delle presenze di clienti negli esercizi ricettivi italiani rispetto allo stesso mese del 2019.
Le prime avvisaglie di crisi si sono registrate già a febbraio (-12,0% per gli arrivi e -5,8% per le presenze), fino a giungere al culmine con l’azzeramento della domanda nel marzo 2020. Durante i mesi del lockdown si è avuto un crollo di quasi 74 milioni di presenze, con un calo rispettivamente del -82,4% a marzo, -95,4% ad aprile e -92,9% a maggio.
A partire da giugno, la riapertura dei confini regionali ha segnato una lieve ripresa dei flussi turistici, con un 21% di presenze rispetto allo stesso mese del 2019 (-93,1% di turisti stranieri e -63,3 di turisti italiani).

I mesi estivi (luglio, agosto, settembre), come segnalato nella newsletter di settembre, hanno segnato un recupero, seppur parziale, del turismo grazie al flusso domestico, arrivando al 64% rispetto al 2019. In totale si sono registrate -74,2 milioni di presenze, soprattutto per via della assenza di turisti stranieri (solo il 39,7% rispetto al 2019, di cui quasi la metà tedeschi). Aumentate invece le vacanze brevi rispetto al 2019 (+50%).

Non ci si aspetta alcun miglioramento del turismo per l’ultimo trimestre del 2020, date le restrizioni adottate dal Governo fino al 7 gennaio. Restrizioni che hanno confermato la chiusura degli impianti sciistici, di cui ci eravamo occupati nella newsletterdi dicembre.
Anzi, anche per il primo trimestre 2021 Isnart-Unioncamere ha già stimato una perdita di 7,9 miliardi di fatturato rispetto all’anno precedente (con una riduzione del 60% di turisti italiani e dell’85% di quelli internazionali).

In particolare, un calo drastico ha riguardato i viaggi per motivi di lavoro, che solo nei primi 3 mesi del 2020 ha segnato -59%, fino a raggiungere -81,3% per assenza di convegni o congressi e -41,8% per riunioni.
Gravi perdite anche nelle grandi città (ossia i 12 comuni con più di 250 mila abitanti), con -73.2% presenze. Il turismo in queste città, solo nel 2019, segnava circa 1/5 delle presenze dell’intero territorio nazionale.

Ammonta quindi a 53 miliardi la perdita di ricavi nel 2020, segnando così la crisi profonda che sta vivendo l’intero comparto turistico. Secondo Confesercenti, infatti, sono 70 mila le imprese dell’indotto turistico a rischio chiusura. Per far fronte a questa crisi e contrastare gli effetti della pandemia, il Ministro dei beni culturali e turismo Franceschini ha stanziato un totale di 11 miliardi. Proprio qualche giorno fa è stato pubblicato sul sito del Ministero un documento riepilogativo, che indica nel dettaglio le varie misure prese in questi mesi per i singoli settori.

Infine, il presidente dell’Enit Giorgio Palmucci ha spiegato che salvo imprevisti, entro il 2023 il turismo complessivo avrà ripreso a superare leggermente i volumi dello scorso anno. Sarà il turismo domestico a fungere da volano, ma per tornare al ‘normale’ flusso di turisti internazionali servirà almeno un triennio.

 

Fonti per approfondire:

 

Riferimenti nei testi Zanichelli:

  • Ronchetti, Diritto e legislazione turistica 4ed, vol. 1, pp. 96-97; 103; 116-119; 339-343; 356-357

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