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Legenda

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  Le donne, la Costituente, la Costituzione e l’uguaglianza

Fino al 2 giugno 1946 le donne italiane non potevano votare né essere votate.
Fu il decreto legislativo luogotenenziale del 31 gennaio 1945 a sancire definitivamente il suffragio universale. Circa un anno dopo la Consulta – così si chiamava la prima assemblea nazionale dopo la guerra, di cui furono parte 13 donne – stabilì che anche le donne potessero essere elette (decreto del 10 marzo 1946).
La prima occasione in cui le italiane e gli italiani andarono alle urne fu appunto il 2 giugno 1946, giorno in cui votarono sia per il referendum istituzionale tra Monarchia o Repubblica, sia per eleggere i componenti l’Assemblea costituente.

L’elezione dei membri della Costituente avvenne grossomodo come avvengono ancora oggi le elezioni politiche: l’elettore poteva scegliere tra più liste di candidati, scelti preventivamente dai partiti politici.
L’affluenza alle urne fu altissima, e la presenza delle elettrici fu particolarmente elevata: quasi il 90% delle aventi diritto espressero il loro voto.
E fra gli eletti? Su un totale di 556 membri dell’Assemblea costituente, le donne elette furono 21:

  • 9 della Democrazia cristiana,
  • 9 del Partito comunista,
  • 2 del Partito socialista,
  • 1 del partito dell’Uomo qualunque (un partito liberal-conservatore destinato a sparire poco tempo dopo).

Molte di loro aveva preso parte attiva alla Resistenza e alcune avevano combattuto come partigiane.
La mattina del 4 agosto 1946, La Domenica del Corriere, un settimanale illustrato che accompagnava il Corriere della sera presentava, in quella che divenne la sua famosissima terza pagina, “Le 21 donne alla Costituente”: Adele Bei, Bianca Bianchi, Laura Bianchini, Elisabetta Conci, Maria De Unterrichter Jervolino, Filomena Delli Castelli, Maria Federici, Nadia Gallico Spano, Angela Gotelli, Angela M. Guidi Cingolani, Leonilde Iotti, Teresa Mattei, Angelina Livia Merlin, Angiola Minella, Rita Montagnana Togliatti, Maria Nicotra Fiorini, Teresa Noce Longo, Ottavia Penna Buscemi, Elettra Pollastrini, M. Maddalena Rossi, Vittoria Titomanlio.

Di queste ventuno deputate, cinque fecero parte della cosiddetta Commissione dei 75, incaricata di scrivere materialmente il testo della Costituzione. Esse furono Maria Federici (DC), Nilde Iotti (PCI), Angelina Merlin (PSI), Teresa Noce (PCI), Ottavia Penna Buscemi (Uomo qualunque).

Furono loro che, insieme ad altri 70 deputati, contribuirono a tracciare il DNA del nostro ordinamento costituzionale e a posare le fondamenta dell’eguaglianza materiale tra uomini e donne. A partire, ovviamente, dalle parole «senza distinzione di sesso» che leggiamo nel comma 1 dell’art. 3 della Costituzione:

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali

Proseguendo nella lettura della Carta, troviamo altri riferimenti all’uguaglianza fra uomini e donne. Per esempio nelle parole che ordinano il matrimonio «sulla eguaglianza morale e giuridica dei coniugi» (articolo 29, comma 2), nelle parole che proteggono «la maternità, l’infanzia e la gioventù favorendo gli istituti necessari a tale scopo» (art. 31), in quelle che tutelano «la donna lavoratrice», attribuendole gli «stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore» e stabilendo che «le condizioni di lavoro consentano l’adempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale adeguata protezione» (art. 37), fino a riconoscere espressamente la parità nella partecipazione politica (art. 48) e nell’accesso alle cariche pubbliche (art. 51).

È su queste pietre che furono svolte le lotte politiche che portarono al pieno accesso delle donne agli impieghi pubblici (1963), al divorzio (1970), alla riforma del diritto di famiglia (1975), all’aborto (1978) a superare il delitto d’onore e al matrimonio riparatore (1981) e a garantire la piena parità sul lavoro (2010 e 2021).

Lotte realizzate con il fondamentale contributo della Corte costituzionale, che nel corso degli anni ha pronunciato alcune sentenze d’importanza storica, come la n. 126 del 1968 e la n. 147 del 1969, che cancellarono il reato di adulterio femminile, la n. 27 del 1975 che dichiarò l’incostituzionalità del reato di aborto della donna consenziente o la n. 286 del 2016 che giudicò incostituzionale l’automatica attribuzione del cognome paterno al figlio anche in presenza di una diversa contraria volontà dei genitori.

Il lungo cammino verso la parità è iniziato quando le donne hanno iniziato a partecipare alla vita politica del Paese e probabilmente oggi non saremo al punto in cui siamo se quelle ventuno deputate non fossero entrate in Assemblea Costituente e lì non avessero potuto contribuire a porre le premesse necessarie del cammino futuro.
Un cammino lungo, a volte molto lento e altre volte spinto da improvvise accelerazioni.
Un cammino che, nonostante la grande distanza già percorsa, non è ancora giunto a compimento. Soprattutto, però, un cammino che ha una destinazione ma non ha fine, perché quella della Costituzione è una promessa e un impegno che per poter essere realizzato deve costantemente essere mantenuto.

 

Attività

Le storie personali delle donne dell’Assemblea Costituente sono storie molto interessanti, fatte soprattutto di passione politica e impegno in prima persona durante gli anni della Seconda guerra mondiale e della Resistenza.
Formate piccoli gruppi. Ogni gruppo svolge una breve ricerca su Internet scegliendo di raccontare la storia che più lo appassiona. Create una presentazione di almeno 5 slide e presentatela al resto della classe.

Qui potete trovare del materiale utile:

 

Fonti per approfondire:

  • Per conoscere meglio la storia delle donne nella Corte Costituzionale puoi guardare su Youtube il video La Corte e le donne, in cui a parlare è Daria de Pretis, giudice della Corte costituzionale: https://www.youtube.com/watch?v=A-a2qDtT-Mw

 

Riferimenti nei testi Zanichelli:

  • Ronchetti, Diritto ed economia politica 4ed., vol. 3, pp. 100-102
  • Monti-Faenza, Res publica 4ed., p. 105
  • Ronchetti, Diritto e legislazione turistica 4ed., vol. 2, p. 35

 

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