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  Unione Europea e criptovalute: i rischi della nuova regolamentazione

L’aumento di interesse nei confronti del mercato delle criptovalute, risorse digitali che circolano attraverso sistemi di blockchain, genera problematiche e preoccupazioni per le autorità nazionali e internazionali. L’assenza di una cornice legislativa, la mancanza di regole ad hoc e l’inapplicabilità della “tradizionale” normativa a tutela dei consumatori, sono tutti fattori che rendono l’espansione del mercato delle crypto-currency un fenomeno potenzialmente pericoloso.
Risale al 24 settembre 2020 la prima proposta di regolamentazione da parte della Commissione Europea, il Regolamento MiCA (Markets in Crypto-Assets) che fin dalla prima bozza si è confrontato con il difficile compito di definire correttamente oggetti e soggetti coinvolti nel settore.

A partire dal 31 marzo 2022 e nel corso del mese appena terminato, sono state le commissioni ECON (Economia e affari monetari) e LIBE (Libertà civili) del Parlamento Europeo a raggiungere un accordo su alcuni degli elementi chiave della riforma, a passare la palla al Consiglio e ad iniziare i negoziati con i governi degli Stati membri.

I punti fermi della nuova bozza riguardano aree tematiche sensibili come il controllo della trasparenza degli operatori economici, la tutela dei consumatori, la sostenibilità ambientale del settore. Prima di esaminare i punti salienti, facciamo un po’ di chiarezza:

Un passo indietro: cripto-valute e blockchain

Per inquadrare correttamente le problematiche di cui parliamo, occorre avere chiari alcuni concetti alla base degli scambi di cripto-valute e, soprattutto, del funzionamento della blockchain. Nelle transazioni “tradizionali” siamo più che abituati all’idea della necessità dei controlli da parte di un’autorità centrale. Pensiamo all’Agenzia delle entrate e all’attività di controllo sull’evasione fiscale, alle regolamentazioni bancarie che stabiliscono requisiti stringenti per gli operatori bancari e la tenuta dei loro registri, alle autorità indipendenti come l’Antitrust. In particolare, la trasparenza dei soggetti coinvolti negli scambi è da anni un valore fondamentale per prevenire la proliferazione di fenomeni di evasione fiscale, corruzione e riciclaggio del denaro.

Fatte queste considerazioni, il sistema della blockchain si sviluppa su pilastri apparentemente inconciliabili con le richieste degli Stati. Si tratta, infatti, di un registro informatico suddiviso in “blocchi”, condiviso tra i suoi utenti e basato sulla revisione p2p (peer 2 peer).
All’interno della blockchain ogni nuova versione del registro condiviso genera un nuovo “blocco” contenente i dati identificativi delle operazioni, il suo ash (un codice alfanumerico, “impronta” dell’operazione) e l’ash del blocco immediatamente precedente.

Il controllo sulla correttezza e la validità dei blocchi è decentralizzato e affidato agli stessi utilizzatori della rete, che vengono chiamati validatori.
Ogni operazione, per essere validata, deve superare l’ostacolo della proof of work o della proof of stake, una serie di calcoli e operazioni matematiche atte a prevenire manipolazioni o intrusioni nella rete commerciale.
Quest’ultima attività, in particolare, richiede tempo e potenza di calcolo.
L’aumento dei consumi energetici dovuto alla proof of work ha quindi generato preoccupazioni crescenti sulla sostenibilità ambientale della blockchain.
È lo stesso Parlamento europeo a parlare di attività di mining che contribuiscono in modo sostanziale al cambiamento climatico.

Il registro elettronico garantisce dunque la tracciabilità di tutte le operazioni, consentendo di risalire in ogni momento alle operazioni di scambio dei beni digitali. Tuttavia, lo stesso non vale per la privacy che viene garantita ai clienti utilizzatori e alle piattaforme che spesso ospitano gli scambi.

Quali sono le novità della regolamentazione europea?

I membri del Parlamento europeo vogliono che l’ESMA (Autorità Europea degli strumenti finanziari e dei mercati) e l’EBA (Autorità Bancaria Europea) si occupino dell’attività di supervisione sugli scambi in moneta elettronica e che gli exchange garantiscano la correttezza dei dati personali dei loro utenti permettendone l’identificazione.
L’attività di regolamentazione, dunque, si rivolge principalmente agli intermediari, ai gestori delle piattaforme che consentono lo scambio delle criptovalute. A questi verrà richiesto di costituire adeguate riserve di capitale per assicurare stabilità ai risparmiatori, di collaborare con i supervisori comunitari per prevenire fenomeni di riciclaggio, corruzione e il finanziamento di attività terroristiche.
Le piattaforme dovranno affrontare nuovi obblighi informativi nei confronti degli utenti utilizzatori e, un po’ come accade con gli obblighi di bilancio socio-ambientali, rendere conto del proprio impatto ambientale.

L’intervento normativo ha già suscitato numerose perplessità e critiche da parte degli operatori. Oltre 40 operatori del settore delle cripto-valute si sono rivolti agli Stati europei per provare a contrastare l’avanzamento dei lavori su questa regolamentazione.

Le paure principali consistono nel fatto che, per la struttura della blockchain e dei crypto-assets, gli exchange non sono necessari alla circolazione delle cripto-valute. Gli scambi in questo settore avvengono e possono avvenire anche in assenza di intermediari e piattaforme specializzate.

L’eccessiva regolamentazione degli exchange, a scapito della privacy degli utenti, rischierebbe di generare una fuga verso la contrattazione privata. Altre perplessità derivano dalla natura territoriale del regolamento. La normativa di settore dovrà confrontarsi con il fatto che si tratta di un mercato a estensione globale e che la sua frammentazione e regolamentazione nell’area Europea potrebbe spingere gli utenti e gli operatori verso aree meno regolamentate.

Attività

Internet of value: di cosa si parla?
Tra criptovalute, smart contracts e NFTs, il termine Internet of Value (IoV) viene utilizzato per descrivere le attività che permettono il trasferimento di valore attraverso il web e senza intermediari. Con l’aiuto del docente, dividete la classe in gruppi per analizzare ognuno di questi fenomeni. Come cambierà il concetto di valore nell’economia digitale?

 

Fonti per approfondire:

 

Riferimenti nei testi Zanichelli:

  • Ronchetti, Diritto ed economia politica 4ed, vol. 2 pag. 238
  • Righi Bellotti, Secondo biennio, pp. 340-344
  • Righi Bellotti, Quinto anno, pp. 334-337