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  DDL Concorrenza: raggiunta l’intesa al Senato, il tema delle concessioni balneari

Fin dalla prima bozza, il Disegno di legge annuale per il mercato e la concorrenza del 2021 (d’ora in avanti DDL Concorrenza) è stato al centro del dibattito politico, giuridico ed economico. Le motivazioni sono certamente comprensibili dato che l’intervento di riforma affronterà numerose questioni trasversali: le concessioni pubbliche, i servizi pubblici locali, i trasporti pubblici non di linea, la gestione dei rifiuti, ecc. Tra le norme oggetto del primo esame parlamentare, gli articoli dal 2 al 5 sui regimi concessori hanno ricevuto molta attenzione mediatica, scatenando proteste tra i gestori degli stabilimenti balneari, i quali rischiano di trovarsi privi di concessione entro il 2024.

Il 30 maggio, con 180 voti a favore, i senatori di Palazzo Madama hanno raggiunto una prima intesa sulla misura. Il DDL Concorrenza passa così da 32 a 36 articoli, tra misure stralciate e altre aggiunte per raggiungere un accordo di maggioranza.

 

La legge annuale per il mercato e la concorrenza

Ai sensi dell’art. 47 della legge n. 99 del 2009, viene prevista l’approvazione annuale di una legge per il mercato e la concorrenza con le finalità di “rimuovere gli ostacoli regolatori, di carattere normativo o amministrativo, all’apertura dei mercati, di promuovere lo sviluppo della concorrenza e di garantire la tutela dei consumatori”.

Secondo la normativa, dopo l’invio della relazione annuale da parte dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato (Antitrust) è compito del Governo presentare alle Camere un disegno di legge sul mercato e la concorrenza e, successivamente, occuparsi della fase di decretazione attuativa dello stesso (entro e non oltre 120 giorni dall’approvazione). Nonostante la normativa, prima del DDL del 2021, l’unica altra legge annuale sulla concorrenza ad aver raggiunto l’approvazione è stata la legge n. 124/2017.

L’art. 1 del DDL Concorrenza 2021 contiene le finalità dell’intervento normativo e richiama, inoltre, anche l’art. 117 comma 2 lett. e) della Costituzione. Il richiamo alla norma costituzionale è importante poiché la tutela della concorrenza è una delle materie affidate dall’art. 117 alla legislazione esclusiva dello Stato. Il testo governativo, composto da 32 articoli, punta a una maggiore trasparenza nei rapporti tra le amministrazioni locali e i privati coinvolti nella gestione dei servizi pubblici, efficienza nell’espletamento delle gare d’appalto, maggior coinvolgimento dell’Antitrust a favore della libera concorrenza sul mercato.

 

Il tema delle concessioni balneari

Uno dei nodi più controversi del DDL Concorrenza riguarda la gestione dei beni pubblici del demanio marittimo. Per comprendere la tematica, è essenziale ricordare un importante arresto giurisprudenziale dell’Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato: le sentenze gemelle nn. 17 e 18/2021. Con queste pronunce, la giurisprudenza amministrativa non lasciava spazio a dubbi circa l’illegittimità di eventuali proroghe automatiche e generalizzate delle concessioni balneari. A imporre l’espletamento delle procedure di selezione del contraente per gli stabilimenti balneari è il diritto dell’Unione Europea, in particolare la direttiva Bolkestein recepita dall’Italia nel 2010.

Già le sentenze del Consiglio di Stato individuarono come termine ultimo di validità per le attuali concessioni il 31 dicembre 2023, individuando quindi un periodo transitorio al fine di ammortizzare l’impatto economico e sociale della misura.

Il dibattito parlamentare sulla misura è stato estremamente polarizzato.

Da un lato chi ha ribadito la necessità di riformare il sistema di concessione dei beni pubblici in un’ottica di maggiore efficienza apertura alla concorrenza. Solo lo svolgimento di gare pubbliche e trasparenti permetterebbe di individuare la modalità di sfruttamento dei beni pubblici più virtuosa, a beneficio dello Stato e dei consumatori cui verrebbero offerti standard qualitativi più elevati.

Dall’altro lato, chi sostiene che la mancata proroga delle concessioni in essere produrrà e l’apertura alla concorrenza internazionale rischia di produrre un enorme spreco di risorse, la perdita di migliaia di posti di lavoro, il fallimento di imprese e privati che hanno investito per anni nel settore. Se è vero che l’obiettivo della maggiore concorrenza mira ad evitare la costituzione di rendite inefficienti, è anche vero che le attività in oggetto richiedono anni di investimenti e sviluppo dei rapporti con il territorio.

Proprio per mitigare gli effetti del mancato rinnovo delle concessioni, oggetto della discussione parlamentare è stata l’approvazione di un indennizzo a favore dei concessionari che si vedranno negato il rinnovo. Il testo approvato dal senato stabilisce che la sorte delle concessioni balneari sarà decisa dalle procedure di gara che gli enti locali dovranno espletare a partire dal 1° gennaio 2024 salvo la possibilità di differire le procedure entro e non oltre la fine dello stesso anno. Sugli indennizzi, il compito di stabilirne l’effettivo ammontare viene delegato al Governo e ai successivi decreti attuativi.

L’iter legislativo del DDL Concorrenza è lungi dall’essere concluso. Se il nodo delle concessioni balneari è apparentemente risolto, resta aperto quello sui servizi di trasporto non di linea (taxi). In questo caso l’art. 8 del DDL punta ad ottenere “l’adeguamento dell’offerta di servizi alle forme di mobilità che si svolgono mediante applicazioni web che utilizzano piattaforme tecnologiche per l’interconnessione dei passeggeri e dei conducenti” (il riferimento è alle app di mobilità, con la possibilità ad esempio di aprire il mercato a operatori come Uber) nonché una maggiore promozione della concorrenza all’interno del settore, anche attraverso interventi di liberalizzazione delle licenze. Così come per il tema delle concessioni, gli operatori economici del settore rischiano un notevole aumento della pressione concorrenziale.

Va ricordato, infine, che l’approvazione della legge annuale per la concorrenza è uno step obbligato del PNRR. Il Piano Nazionale impone all’Italia di concludere l’iter legislativo, compresi i decreti attuativi governativi, entro la fine del 2022.

 

Attività

Economia mista: controllo pubblico o privatizzazioni? 

Dalla teoria Keynesiana, al Neoliberismo, al welfare state e all’economia sociale. Nel tempo le riflessioni sul ruolo dello Stato nell’economia sono mutate notevolmente. C’è chi critica i servizi pubblici, l’inefficienza della Pubblica amministrazione, l’aumento della spesa pubblica e l’inevitabile pressione fiscale sui cittadini. D’altro canto, anche a causa dell’aumento della concorrenza causato dalla globalizzazione, le privatizzazioni spesso si traducono in minori garanzie per le imprese, condizioni sfavorevoli per i lavoratori sotto il profilo della retribuzione, della precarietà e delle ore di lavoro. E voi da che parte state?

Sotto la guida del docente, dividetevi in due gruppi: un gruppo a sostegno dell’intervento pubblico nell’economia, l’altro contrario e favorevole alla deregolamentazione del mercato. Dopo un’attività di ricerca a sostegno delle vostre tesi, sostenete un dibattito in classe. Quale gruppo avrà la meglio?

 

Fonti per approfondire:

 

Riferimenti nei testi Zanichelli:

  • Righi Bellotti, Il mondo dell’economia, pp. 32 -54
  • Monti, Per Questi Motivi, vol. 2, pp. 351-362
  • Ronchetti, Diritto e legislazione turistica 4ed, vol. 1 pp. 318-326
  • Ronchetti, Diritto e legislazione turistica 4ed, vol.2 pp. 336-351
  • Righi Bellotti, Economia Globale pp. 36-55

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