L’apparato di Golgi

L'apparato di Golgi prende il nome da Camillo Golgi, un medico bresciano che nel 1898 ne scoprì l’esistenza.

Strano a dirsi, quindi, pur essendo un organulo cellulare, questo sistema di membrane fu scoperto ben prima dell'invenzione del microscopio elettronico.

L'apparato di Golgi in effetti si mette bene in evidenza al microscopio ottico trattando le cellule con l'impregnazione argentica, una tecnica di colorazione che consiste nel ricoprire il vetrino con una soluzione di nitrato d'argento per diverse ore.

In certi comparti cellulari, come appunto nell'apparato di Golgi, può avvenire la riduzione dei sali d'argento usati per la colorazione, ovvero la precipitazione di argento metallico (Ag°) che forma macchioline scure con i contorni ben definiti, visibili anche a piccolo ingrandimento.

Le cellule degli acini pancreatici, la cui funzione principale è la produzione di enzimi digestivi, sono particolarmente ricche di apparati di Golgi, e furono il materiale di elezione per questi studi.

Studio delle funzioni dell’apparato

l’apparato di Golgi e il reticolo endoplasmatico