Manlio Dinucci
Il sistema globale seconda edizione - Geografia del sistema globale
Zanichelli Editore

  Gli effetti del riscaldamento dell’Artide (ottobre 2005)

modulo G: Impatto ambientale (Il sistema globale seconda edizione)
modulo F: Impatto ambientale (Geografia del sistema globale)

Nell’Artide, la grande regione di oltre 30 mila km2 comprendente le terre e i mari che circondano il Polo Nord, è in corso un rapido cambiamento climatico.

Esso è dovuto all’aumento della temperatura media in seguito all’intensificazione dell’effetto serra, provocato in gran parte dai gas immessi nell’atmosfera dalle attività umane.

La temperatura media annuale dell’Artide è aumentata, negli ultimi decenni, a un ritmo quasi doppio rispetto a quello della temperatura media globale (che nel giro di un secolo è cresciuta al livello del suolo di 0,6 °C).

Sono già visibili gli effetti nel Mar Glaciale Artico (detto anche Oceano Artico), la sezione dell’Oceano Atlantico che si estende attorno al Polo Nord su circa 14 mila km2.

Dagli anni Settanta ad oggi, la banchisa (lo strato di ghiaccio dello spessore di 2-4 metri che ricopre questo mare) si è ridotta mediamente alla fine dell’estate da 6 a 5 milioni di kilometri quadrati, ed è contemporaneamente diminuito il suo spessore.

In Alaska, i maggiori ghiacciai si stanno riducendo di quasi 100 kilometri cubi l’anno. Il fenomeno, secondo le osservazioni effettuate in 67 ghiacciai, si è accentuato negli ultimi anni.

In Groenlandia, la superficie dello strato di ghiaccio che in estate si scioglie è aumentata di circa il 10% rispetto al massimo livello raggiunto in precedenza, estendendosi fino a circa 700 mila km2. Il ghiaccio si scioglie, in certe zone, anche a 2000 metri di altitudine, una quota alla quale il fenomeno precedentemente non si verificava.

Secondo le proiezioni, la temperatura media annuale dell’Artide potrebbe aumentare di 4-7 °C nei prossimi cento anni.

Si prevede di conseguenza una ulteriore forte riduzione dei ghiacci e delle nevi perenni, che a sua volta accentuerà il riscaldamento.

Poiché il ghiaccio sul mare riflette circa l’80% della irradiazione solare, mentre la superficie del mare non ricoperta da ghiaccio ne assorbe l’80%, la riduzione della superficie della banchisa accrescerà la temperatura degli strati superficiali dell’acqua marina accelerando lo scioglimento del ghiaccio.

Lo stesso avverrà sulle terre scure che, restando scoperte di neve e ghiaccio per periodi più lunghi, assorbiranno una maggiore quantità di irradiazione solare riscaldandosi.

Da ciò deriverà una serie di effetti ambientali, su scala sia regionale che globale.

Nell’Artide il limite della vegetazione arborea si sposterà più a nord e ad altitudini maggiori: di conseguenza le foreste si estenderanno in zone attualmente coperte dalla tundra e questa si sposterà in zone attualmente coperte dai ghiacci polari.

La restrizione della banchisa e gli altri cambiamenti ambientali riduranno gli habitat naturali degli orsi polari, delle foche e di diversi uccelli marini, portando alcune specie all’estinzione.

In seguito alla riduzione dello strato di ghiaccio sul mare aumenterà, allo stesso tempo, l’erosione delle coste per effetto dell’accresciuto moto ondoso e di tempeste più violente.

Le coste saranno rese più vulnerabili anche dallo scioglimento del permafrost (suolo perennemente gelato). Tale fenomeno potrebbe inoltre far collassare strade ed edifici costruiti su questo tipo di suolo.

A livello globale lo scioglimento dei ghiacci e delle nevi dell’Artide contribuirà all’innalzamento del livello del mare, provocato sia da tale fenomeno, che si sta verificando anche nell’Antartide e in altre parti del pianeta, sia dall’espansione termica degli strati superiori dell’acqua marina.

Il riscaldamento dell’Artide potrebbe inoltre alterare le correnti sia aeree che marine, influendo sul clima globale.

Oltre a questi temibili effetti se ne prevedono altri che, apparentemente, sono positivi.

Si prevede infatti che il riscaldamento renderà coltivabili suoli che adesso non lo sono e aumenterà la pescosità dei mari artici.

Si prevede anche che, in seguito alla riduzione della banchisa, si potranno aprire durante l’estate altre vie di navigazione attraverso il Mar Glaciale Artico e sfruttare i giacimenti di petrolio e gas naturale sul fondo del mare.

La possibilità di realizzare grossi profitti con tali attività ha scatenato una vera e propria corsa all’Artide, cui partecipano sia governi che gruppi multinazionali.

Si è aperto anzitutto un contenzioso tra Russia, Stati Uniti, Canada, Danimarca e Norvegia sulla spartizione del Mar Glaciale Artico.

La porzione di mare spettante a ciascun paese, quale «zona economica esclusiva», si estende in genere a 230 miglia dalle sue coste. Ma, secondo la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare, può estendersi oltre se la piattaforma continentale del paese supera tale limite.

Su tale base la Russia ha rivendicato nel 2001 quasi la metà del Mar Glaciale Artico, compreso il Polo Nord. Nell’agosto di quell’anno una spedizione russa ha raggiunto il Polo a bordo di una nave, la prima ad aver compiuto tale percorso senza l’aiuto di un rompighiaccio.

Tale rivendicazione non è stata però riconosciuta dagli Stati Uniti, che non hanno sottoscritto la Convenzione delle Nazioni Unite, né dagli altri paesi che invece l’hanno sottoscritta.

Anche Danimarca e Canada rivendicano grosse porzioni del Mar Glaciale Artico, compreso il Polo Nord, senza però avere il consenso degli altri paesi.

Mentre è in corso tale contenzioso, diversi gruppi multinazionali si stanno muovendo per intraprendere lo sfruttamento economico dell’Artide.

Una società statunitense ha acquistato il piccolo porto canadese di Churchill, sulla baia di Hudson, che attualmente è libero dai ghiacci solo quattro mesi all’anno ma che, proseguendo il riscaldamento dell’Artide, in futuro potrebbe essere utilizzabile per otto o anche dieci mesi all’anno. In tal modo Churchill diverrebbe un importante porto commerciale, che permetterebbe ai mercantili diretti a sud di abbreviare la rotta di migliaia di miglia con notevoli vantaggi economici.

Compagnie petrolifere statunitensi, russe, norvegesi, finlandesi e cinesi stanno effettuando prospezioni nel Mare di Barents e in altri settori del Mar Glaciale Artico, dove si ritiene vi siano grossi giacimenti di petrolio e gas naturale ancora da sfruttare

La compagnia Snohvit, in gran parte controllata dal governo norvegese, dovrebbe cominciare nel 2007 a inviare negli Stati Uniti in forma liquefatta il gas estratto dal Mare di Barents.

Il crescente sfruttamento delle risorse dell’Artide, mentre da un lato procurerà grossi profitti, dall’altro accelererà i cambiamenti negli ecosistemi artici provocando un crescente impatto anche a livello globale.

 

 

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Nel sito di Greenpeace http://www.greenpeace.it/new/, è reperibile una documentazione sugli effetti del cambiamento climatico nell’Artide.

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Di quanto è aumentata la temperatura di gran parte dell’Oceano Artico dal 1987 ad oggi?
Perché la modifica degli ecosistemi polari influisce sull’intero ecosistema planetario?

 
 


 

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