Mario Geymonat, Lorenzo Fort
Dialogare con il passato
Corso di lingua latina
Zanichelli editore - BolognaPLAUTO
A Tito Maccio Plauto, nato a Sàrsina (al confine della Romagna con lUmbria) intorno alla metà del III sec. a.C., dopo la morte (184 a.C.) vennero attribuite 130 commedie, ma già Varrone ne riconobbe come autentiche 21, che ci sono giunte (lultima però solo in scarsi frammenti). Dalle commedie greche, liberamente rielaborate anche fondendo opere diverse tra loro, Plauto derivò intrecci, complicati ma a volte ripetitivi, con personaggi spesso ridotti a "tipi" (il giovane innamorato, il servo astuto, il lenone cinico e arrogante, il padre severo e avaro, il soldato stupido e fanfarone, etc.) e situazioni in parte prevedibili (lamore ostacolato, la mancanza di denaro, la beffa, il gioco dei sosia, lagnizione e il lieto fine, etc.). La grandezza di Plauto sta nella straordinaria vis comica che nasce di volta in volta dalle singole situazioni; sta nella creatività verbale, che attinge sì al parlato, ma crea uno stile personalissimo fatto di un linguaggio fresco, ricco di metafore e similitudini, giochi di parole e doppi sensi, caricato fino al surreale, che fa una divertente parodia del linguaggio giuridico e di quello militare; sta infine nella maestria ritmica (nelle sue commedie sono individuabili delle forme di "recitativo" o dei veri e propri pezzi cantati, cantica).