Mario Geymonat, Lorenzo Fort
Dialogare con il passato
Corso di lingua latina
Zanichelli editore -  Bologna

LA LINGUA LATINA USA PIÙ TERMINI PER DIRE VECCHIO

1. vetus, -eris: indica ciò che esiste da lungo tempo e non è più nuovo (il suo opposto è recens); può riferirsi tanto a cose (vinum vetus, "vino invecchiato"), quanto a persone (homo vetus, "uomo vecchio"); i veteres milites sono i "vecchi soldati", cioè i "veterani". Dal suo diminutivo, che in latino si forma aggiungendo il suffisso -lus (es. ager, "campo", agellus, "campicello"), vetulus > vetlus > veclus deriva l’aggettivo italiano.

2. vetustus, -a, -um: derivato dal precedente, significa "che dura da lungo tempo": vetustum hospitium è un "vincolo di ospitalità antico (di vecchia data)". L’italiano vetusto ispira spesso sentimenti di venerazione e rispetto.

3. antiquus, -a, -um: indica ciò che viene prima (deriva da ante) nel tempo (mentre ciò che precede nello spazio si dice antîcus, "anteriore", il cui contrario è posticus, "posteriore"), quindi ciò che è stato prima d’ora, "d’altri tempi".

4. priscus, -a, -um: (legato a prius, primus) significa "primitivo" e si dice di cose e persone esistite un tempo ed ora scomparse: prisci mores, "gli antichi costumi", prisci, "gli antichi", "gli uomini primitivi".

5. pristinus, -a, -um: significa "di prima", "precedente" di cose e persone che esistono tuttora: in pristinum statum redire, "ritornare nella primitiva condizione", in pristinum restituere, "ristabilire nello stato di prima", cfr. ripristinare.

6. senex, senis: significa "vecchio" per età, con un’idea accessoria di rispettabilità (per i Romani era senex chi aveva superato i 60 anni, vir chi aveva un’età compresa tra i 45 e i 60, iuvenis tra i 30 e i 45, adulescens tra i 14 e i 30, puer fino a 14 anni). Il comparativo senior ("più vecchio" rispetto a chi è più giovane: ancora oggi si contrappone senior a iunior in caso di omonimia tra membri di una stessa famiglia) è poco usato in latino – gli si preferisce maior natu – ma ha avuto fortuna nella lingua italiana: infatti da seniore, attraverso la forma segnore, è derivato signore che, usato dapprima come titolo onorifico (i Medici erano "signori" di Firenze), ha poi acquistato un significato più generico a indicare una persona qualsiasi (il signor Rossi). Da signore sono derivati anche signoria a indicare la potestà, il dominio e poi la persona stessa che lo esercitava (Sua Signoria), il femminile signora che ha subito la stessa sorte del maschile, e il diminutivo signorina che si usa per donne giovani non sposate (ma etimologicamente varrebbe "più vecchierella"). Nel volgare italiano derivarono anche ser (ad esempio ser Ciappelletto in Boccaccio) e sère (in francese poi sire, da cui il nostro sire, "sovrano" e l’inglese sir, titolo riservato a baronetti e cavalieri, che riportano alle origini onorifiche di signore) e poi messère, messèr. Nelle parlate dialettali dell’Italia centrale infine da ser sono nati sor e sora (sor Alberto e sora Lella).

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