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 Valutare le competenze con le rubriche

Riprendo in questo post la presentazione della struttura e dell’impiego delle rubriche.
Come ricorderete avevamo ragionato insieme sui loro elementi costitutivi, ovvero: dimensioni, criteri (traguardi formativi), indicatori (evidenze).
 
Questi tre elementi sono funzionali sostanzialmente a tre tipi di utilizzo:
 
1) consentono all’insegnante di organizzare la sua progettazione didattica sulla base delle competenze;
 
2) gli indicatori in particolare forniscono le evidenze sulle quali immaginare le attività da far svolgere in classe ai propri studenti;
 
3) infine sono sempre gli indicatori, nella misura in cui “indicano” (appunto) le evidenze osservabili in presenza delle quali verosimilmente si può pensare che lo studente stia sviluppando competenze (o “parti” di esse), a costituire anche il punto di partenza per la valutazione.

Proprio la possibilità di impiegare le rubriche anche ai fini della valutazione suggerisce la necessità di completare il quadro che abbiamo fornito.
Lo si può fare aggiungendo alla tabella due nuove colonne: quella dei livelli e quella dei loro descrittori. Mi spiego.
 
Supponiamo che l’indicatore che voglio poter osservare, nella didattica della lingua italiana, sia: “Sa usare correttamente la virgola nel contesto del periodo”.
Per misurare la presenza o meno di questo indicatore nella performance dei miei allievi predisporrò una prova funzionale a questo compito.
 
La valutazione della prestazione mi richiederà di indicare anzitutto i livelli della prestazione: in relazione alle diverse tradizioni o scelte didattiche, questi si possono esperimere con delle lettere come nel mondo anglosassone (A, B, C, D, E), con dei voti numerici, o con dei giudizi (ottimo, buono, ecc.).
 
Ma ciascuno di questo livelli, per poter essere correttamente “assegnato” alla performance dello studente, dovrà essere opportunamente descritto.  
 
Nelle rubrica qui sotto vediamo come.
 
Indicatore Livello Descrittore
Sa usare correttamente la virgola nel periodo

A

B

C

D

Uso corretto della virgola

Uso quasi sempre corretto della virgola

Uso incerto della virgola

Uso scorretto della virgola

 
Nel costruire questo esempio abbiamo volutamente riprodotto i due principali problemi in cui l’insegnante normalmente si imbatte quando utilizza rubriche per la valutazione delle performances.
 
Il primo problema è legato all’uso dell’aggettivazione nella formulazione dei descrittori.
Quando scrivo: “Uso corretto della virgola” cosa intendo? E quando l’uso della virgola si può dire incerto?
Come si capisce l’aggettivo rischia di reintrodurre soggettività e imprecisione proprio laddove, attraverso la costruzione del descrittore, sto provando a rendere rigorosa la misurazione della prestazione.
Di qui la necessità, quando possibile, di non ricorrere ad aggettivi.
Ecco un esempio.
 
Indicatore Livello Descrittore
Sa usare correttamente
la virgola nel periodo

A

B

C

D

In tutto il testo non si riscontrano errori nell'uso della virgola

In tutto il testo si riscontra un numero limitato di errori nell'uso della virgola

In tutto il testo si riscontra un consistente numero di errori nell'uso della virgola

In tutto il testo non si riscontra quasi mai un uso corretto della virgola

 
Siamo così al secondo problema. Questa seconda versione della rubrica corregge il problema di cui abbiamo sopra discusso eliminando l’aggettivazione e spostando la misurazione sul piano quantitativo. Qui si incontra la seconda difficoltà: come descrivere in termini oggettivi un numero di errori “limitato”.
 
Devo poter contare le occorrenze e quindi, su 20 errori possibili, 4 errori rappresentato un numero limitato o consistente? E qual è il limite di soglia tra i due livelli di errore?
 
Come si capisce spostare il problema non lo risolve. Qui la sensazione è che si ricada nel problema classico della docimologia, quando si procedeva facendo corrispondere al numero di errori un voto.
 
Ma sono proprio sicuro di misurare così le competenze dei miei studenti?

3 commenti su “Valutare le competenze con le rubriche

  1. roberto scrive:

    Ci pagano per insegnare e non per fare i notai o i contabili.
    Io penso che al fondo di tutto ci sia il nostro buon senso supportato dall'esperienza e da una serena capacità valutativa che considera l'esito delle prove nel contesto più ampio del soggetto che abbiamo di fronte e della classe in cui è inserito. 

  2. claudia scrive:

    Francamente trovo il tempo occupato dalla valutazione, tempo sottratto a quello che
    dovrebbere essere il lavoro scolastico, cioè quanto di più prossimo ad una comunità
    di ricerca e di sperimentazione.
    Forse sbaglio a pensare che in altri paesi il tempo scuola venga speso meglio.
    Inoltre credo che raramente la valutazione sia per competenze, anche perch&eacuto; in tal
    senso manca un vero dibattitito e soprattutto un vero confronto operativo.

  3. Maria Pia scrive:

    Verificare quanto sia stato appreso è essenziale ad ogni azione educativa. E' di ausilio sia all'insegnante che allo studente. La verifica rivela in che misura gli allievi hanno conseguito gli obiettivi proposti e in quali punti e per quali alunni è necessario un lavoro di recupero.Ma una verifica ben preparata dà anche informazioni implicite, all'insegnante, sull'efficacia del metodo didattico adottato e agli alunni sull'efficacia del loro metodo di studio. Li aiuta a rendersi conto di ciò che sanno e di ciò che devono ancora apprendere. La compilazione sistematica di griglie per la autovalutazione dovrebbe portare gli studenti a riflettere criticamente sul proprio lavoro, coinvolgendoli attivamente anche nel processo di valutazione. Il vero problema per gli insegnanti è proprio quello di avere il tempo per preparare tutto e spesso anche in largo anticipo. E' consigliabile infatti basare la valutazione su un numero di prove diversificate (test fattoriali, di abilità, globali,di civiltà, per la verifica della competenza comunicativa etc.). Personalmente per valutare le competernze negli ultimi anni mi sto muovendo verso prove oggettive , anche perchè insegno una lingua straniera in un ITCG corso Costruzione-Ambiente-Territorio. Per le competenze comunicative-linguistiche mi avvalgo della presenza di una insegnante madrelingua che sono riuscita ad introdurre nelle classi grazie ad un progetto.

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