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 Modulo A – Errori e verità sul sapere scientifico

L’errore più banale è quello di confondere la scienza con la pratica, così come se la fisica consistesse solo nella costruzione di bombe atomiche o apparecchi televisivi. È vero che i progressi della conoscenza scientifica danno luogo talvolta ad invenzioni di uso pratico; pure, per un lungo periodo storico, è accaduto l’inverso: sono state le invenzioni pratiche a precedere ed a stimolare il pensiero scientifico, in interdipendenza reciproca piuttosto che nell’indipendenza totale. Ma anche quando sono connesse, le due attività hanno obiettivi − e modi di considerare la realtà − completamente diversi. La spiegazione scientifica, generalizzante, ha bisogno di spingere lo sguardo verso orizzonti sempre più vasti, mentre l’applicazione pratica comporta il ridursi dell’attenzione esclusivamente a quelle condizioni che, in una situazione specifica, possono essere manipolate per raggiungere un dato scopo. È proprio a causa di questa diversità di prospettiva che, come vedremo, il fatto che si sia tanto insistito sulla necessità e sull’opportunità di un uso pratico delle scienze sociali ha molto nuociuto al progresso scientifico di queste discipline.
 
Un secondo errore è quello di identificare la scienza con la razionalità in generale. Il movimento positivista del XIX secolo vedeva la scienza come un metodo onnicomprendente, capace di organizzare la vita e di rispondere tanto agli interrogativi del dover essere quanto a quelli dell’essere. La fallacia di confondere l’ontologico ed il valutativo è stata ampiamente riconosciuta dal pensiero del XX secolo, ma questo riconoscimento ha impiegato molto tempo ad affermarsi, non solo presso i profani in generale − i quali in genere razionalizzano i giudizi di valore come parte dell’ordine assoluto delle cose − ma anche presso scienziati naturali e sociali abbastanza raffinati. Il non riuscire a vedere ciò che la scienza è e ciò che non è (che non è una teologia secolare che ci dice come dobbiamo agire, ma solo una rappresentazione del mondo che dobbiamo valutare secondo il nostro giudizio) è stato un impedimento ulteriore allo sviluppo di una sociologia esplicativa generale. Ma ritornerò più avanti su questo punto, parlando dell’ideologia.
 
Un terzo errore è quello di identificare la scienza con le misurazioni precise e le formulazioni rigorose, specialmente se espresse in forma matematica. Questi sono soltanto aspetti della scienza, particolarmente dei suoi stadi di sviluppo più avanzati: ma per quanto importanti, non ne sono la chiave.
Caratteristica essenziale della scienza è di formulare spiegazioni empiriche, causali, generalizzate e tuttavia economiche. In mancanza di ciò vi può essere tutta la precisione che si vuole ma non c’è scienza. Questo fatto va particolarmente sottolineato a proposito delle scienze sociali dove l’imitazione dei tratti più superficiali delle scienze fisiche ha costituito un effettivo ostacolo al loro avanzamento scientifico. Il pregiudizio è nato dal prematuro accento sui «dati duri» che ha impedito di vedere l’essenza di ciò che dobbiamo spiegare: l’interazione umana cosciente, dinamica, creatrice di realtà. Ha nociuto anche il fatto che questa predilezione per la misurazione esatta abbia caratterizzato soprattutto l’orientamento pratico piuttosto che quello teorico, per cui l’ingenuo culto della « scienza dura» e l’accento esclusivo sull’uso pratico delle scienze sociali si sono rafforzati a vicenda.
Il metodo fondamentale di una scienza esplicativa è il confronto controllato. L’essenza dell’empirismo metodologico − ed è questa la scienza − è di spiegare un fenomeno non considerandolo isolatamente ma confrontandolo e contrapponendolo ad altri fenomeni. Per capire una cosa dobbiamo mettere a confronto dove accade e dove non accade e registrare le variazioni delle condizioni che accompagnano il verificarsi o il non verificarsi del fenomeno1. Durkheim lo aveva perfettamente inteso ed infatti tentò di dimostrare quali condizioni permettono la solidarietà sociale confrontandole con quelle in cui la solidarietà viene meno (ad esempio nel suicidio). Il metodo della variazione, per quanto complessi siano i risultati che ne derivano, è il metodo fondamentale della scienza. Il principale ostacolo al progresso della sociologia risiede nel fatto che questo metodo è stato insufficientemente adoperato: l’orientamento verso gli aspetti pratici, ideologici o estetici della sociologia ha fatto sì che l’attenzione si spostasse altrove. Ma tutti i progressi che vi sono stati derivano in gran parte dalla applicazione di questo metodo.
 
 
1. Per spiegazione scientifica intendiamo quell’operazione che collega le variazioni di un fenomeno (o di una serie di fenomeni) alle variazioni di un altro fenomeno (o di un’altra serie) per mezzo di un complesso di principi che si applicano ad un certo numero di situazioni diverse. Una «scienza» è l’immagine del mondo data da un corpo logicamente coerente di tali principi. I simboli impiegati (specie quelli verbali) contengono sempre qualche richiamo inespresso a qualche altra immagine, idea o esperienza; contrariamente alle affermazioni di certi filosofi della scienza, questo fatto non costituisce un limite per la scienza ma è alla base della sua fecondità, poiché suggerisce ulteriori applicazioni e quel tanto di senso di realtà che è possibile ricavare da situazioni sperimentali strettamente definite. La scienza è un complesso di idee che ha il suo fondamento tanto nelle variazioni empiriche quanto nella loro stretta interrelazione in una realtà sistematica.
 
R. Collins, Sociologia, Zanichelli, Bologna 1980