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 I problemi del nucleare

Il grave incidente avvenuto nel marzo 2011 nella centrale giapponese di Fukushima riporta in primo piano la questione dell’uso dell’energia nucleare per produrre elettricità. Quello che segue è, in sintesi, il quadro aggiornato dell’industria elettronucleare e dei suoi problemi fondamentali. 


I 442 reattori elettronucleari, in funzione nel mondo, sono concentrati per oltre i tre quarti in diciassette paesi economicamente più sviluppati: in testa gli Stati uniti con 104 reattori, seguiti da Francia (59) e Giappone (54). Gli altri si trovano soprattutto in Russia (31), India (18), Ucraina (15), Cina (11). L’Italia, secondo quanto ha deciso il Parlamento nel 2009, ritornerà al nucleare cui aveva rinunciato in base al referendum popolare del 1987.


I 442 reattori in funzione nel mondo generano il 6% della produzione complessiva di energia e circa il 15% di quella di elettricità. 


La costruzione di reattori elettronucleari, dopo aver raggiunto il culmine negli anni ’70 e ’80, si è praticamente fermata nei paesi più sviluppati: la maggior parte dei 65 reattori in costruzione si concentra in Cina, Russia e India.

Ciò è dovuto anzitutto ai crescenti costi dell’elettricità prodotta dalle centrali nucleari. Il prezzo pagato direttamente dai cittadini con le bollette dell’elettricità è solo una parte del costo complessivo: va infatti aggiunto ciò che essi pagano indirettamente attraverso il denaro pubblico (raccolto con le tasse), dato dai governi alle società private del settore elettronucleare. Per di più, i costi di costruzione delle centrali sono quasi raddoppiati nell’ultimo decennio.


Vi è poi il problema di dove conservare le scorie radioattive prodotte dalle centrali nucleari. Nessun paese ha trovato la soluzione di dove e come conservare, in condizioni di sicurezza, le scorie radioattive, che restano pericolose per secoli e millenni. Gli Stati Uniti hanno rinunciato nel 2009, per ragione di costi e sicurezza, al deposito sotterraneo nel Monte Yucca (Nevada), dopo 25 anni di lavori e una spesa di 13,5 miliardi di dollari. 


Altri materiali radioattivi si accumulano quando, dopo circa 40 anni di attività, l’intera centrale deve essere smantellata e il sito deve essere decontaminato. 


Poiché il costo dello smantellamento e della decontaminazione del sito è in continuo aumento, le società private che gestiscono le centrali nucleari chiedono ai governi l’autorizzazione a prolungarne l’attività. 


Ciò comporta però più alte spese di manutenzione e maggiori rischi di guasti e incidenti: il reattore n. 1 della centrale di Fukushima, esploso il 12 marzo 2011, aveva raggiunto i 40 anni di attività. 


Entro il 2020, oltre 150 reattori elettronucleari avranno raggiunto o superato questo limite. Entro il 2030, se ne aggiungeranno altri 200, che per essere smantellati richiederanno altri sussidi pubblici.

A questo indirizzo puoi trovare un’animazione sul reattore nucleare.
http://www.whatisnuclear.com/articles/nucreactor.html

Nel nocciolo del reattore, contenuto in un guscio protettivo (reactor vessel), si trova il materiale fissile, la cui reazione a catena produce energia termica, che alza enormemente la temperatura dell’acqua del circuito primario (linea tratteggiata rossa). Il calore è ceduto dal circuito primario all’acqua del circuito secondario (linea tratteggiata blu), che si trasforma in vapore e fa funzionare la turbina la quale, a sua volta, aziona l’alternatore (generator) che produce energia elettrica. La maggior parte delle centrali nucleari è costituita da impianti nei quali l’acqua del circuito primario è mantenuta ad alta pressione – per impedirne l’ebollizione – e serve sia da liquido di funzionamento sia da refrigerante.

A questi indirizzi puoi vedere un grafico che rappresenta i reattori in funzione:
http://www.iaea.org/cgi-bin/db.page.pl/pris.oprconst.htm
e uno che rappresenta i reattori in costruzione:
http://www.iaea.org/cgi-bin/db.page.pl/pris.opercap.htm