Osservazione
in fluorescenza
Un particolare
tipo di microscopio sfrutta la fluorescenza di alcune molecole
(fluoresceìna, arancio di acridìna, rodamìna),
cioè la loro caratteristica di assorbire luce di una certa
lunghezza d’onda, in genere corrispondente a luce ultravioletta,
riemettendola poi con una lunghezza d’onda maggiore, cioè
come luce visibile.
Queste
molecole possono essere coniugate (cioè legate)
a molecole più grandi come coloranti, enzimi,
anticorpi.
Quando questi composti fluorescenti sono illuminati con la lunghezza
d’onda di massimo assorbimento e osservati attraverso opportuni
filtri di sbarramento, emergeranno come punti fluorescenti in
campo scuro.
Il microscopio
utilizzato in questo caso è simile a un normale microscopio
ottico, ma con una fonte di luce molto più potente, e corredato
da due filtri: il primo fa sì che il preparato sia illuminato
soltanto dalla luce (in genere UV) in grado di eccitare il composto
fluorescente usato; il secondo filtro permette il passaggio attraverso
l’oculare soltanto della lunghezza d’onda (di solito verde o gialla)
emessa dal composto.
Questo espediente
permette di riconoscere senza fatica all’interno di una popolazione
cellulare quelle cellule che, a causa di determinate caratteristiche,
legano proprio le molecole alle quali i composti fluorescenti
sono stati coniugati.
Un’altra
applicazione utilissima è la marcatura degli anticorpi
monoclonali con sostanze fluorescenti.
Si esegue
un’incubazione delle cellule con l’anticorpo marcato: esso andrà
a legarsi selettivamente con la struttura macromolecolare all’interno
della cellula o nella matrice extracellulare specifica, e resterà
in posto.
L’osservazione
immediata al microscopio ottico delle cellule, anche vive, senza
altra colorazione che quella data dall’anticorpo, permette di
individuare la posizione della struttura cercata.
Possiamo quindi
osservare la posizione che una molecola ha nella cellula, seguendo
anche i suoi spostamenti.
Definizione
del cariotipo
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