L’ultracentrifugazione
L'isolamento
degli organuli cellulari
si basa su un concetto semplice, anche se l'esecuzione richiede
apparecchiature sofisticate e molta cura.
Si
devono rompere delicatamente le membrane cellulari tramite uno
shock osmotico, cioè immersione in una soluzione
a bassa concentrazione di sali, che provoca per osmosi
l’entrata di acqua e il rigonfiamento della cellula.
Un
altro metodo è l’agitazione con ultrasuoni (sonicazione)
che si basa sul concetto che, aumentando la frequenza delle
vibrazioni dei fosfolipidi nella membrana
semifluida, queste molecole si possono aggregare in vescicole
chiuse più piccole, distruggendo la membrana.
A
questo punto si possiede un miscuglio di organuli.
Il
frazionamento di questa miscela è stato possibile a partire
dagli anni 1940, quando sono state prodotte le prime ultracentrìfughe,
con rotori che raggiungono un elevatissimo numero di giri al
minuto (generando accelerazioni che possono essere pari a 150.000
volte l’accelerazione di gravità terrestre g).
La
forza centrifuga tende ad allontanare i corpi dall’asse di rotazione;
la sua intensità cresce con la velocità angolare
di rotazione del corpo che la subisce, ed è proporzionale
alla massa del corpo. Quest’ultima proprietà è
la chiave per ottenere in una ultracentrifuga la separazione
delle frazioni più pesanti di un miscuglio dalle più
leggere.
Come
si procede
Centrifugazione
in gradiente di saccarosio