Cromatografia su carta

Per capire cos’è la cromatografia possiamo riferirci a una semplice esperienza che spesso si esegue a scuola: la separazione dei pigmenti fogliari.

Si usano foglie molto ricche di cloroplasti, facili da trovare e poco cerose (di solito le foglie di spinacio). Si pestano in un mortaio con sabbia e alcol etilico assoluto, che è un solvente della clorofilla. Si filtra e si scalda a bagnomaria ottenendo un liquido verde scuro.

Si mettono alcune gocce del liquido a poca distanza dall'estremità di una striscia di carta da filtro. La carta viene immersa in un cilindro di vetro sul cui fondo ci sono alcuni millilitri di una soluzione di etere di petrolio e acetone. Questi solventi trascinano per capillarità la gocciolina verso l'alto sulla carta e i componenti chimici della goccia, in questa corsa, migrano a diverse velocità: è il principio della cromatografia.

Dopo mezz'ora (curando di tenere chiuso il cilindro con un tappo per non far evaporare il liquido) si possono vedere quattro bande colorate sulla carta. Dall'alto verso il basso si distinguono: una banda giallo-arancio di carotene, una banda giallo limone di xantofilla, una banda verde scuro di clorofilla a e una banda giallo-verde di clorofilla b.

Con questo procedimento i pigmenti delle foglie sono stati separati in base alle caratteristiche di solubilità: i pigmenti più solubili nei solventi usati sono stati trascinati più velocemente, e si trovano ora a maggiore distanza dal punto di applicazione.

CROMATOGRAFIA BIDIMENSIONALE SU CARTA

Una variante della cromatografia su carta è la cromatografia bidimensionale.

È anch’essa una tecnica semplice: la miscela di molecole in soluzione bagna un angolo di un foglio di carta da filtro, e un lato di questo foglio viene messo a contatto con un solvente organico.

Mentre il solvente migra per capillarità lungo il foglio, esso trascina anche le molecole dell'estratto. A causa della loro diversa solubilità, queste molecole si muovono a velocità diverse lungo il foglio e alla fine si distribuiscono in fila.

Se immergiamo il margine perpendicolare in un altro solvente, la fila si separa anche in direzione ortogonale, sulla base di altre caratteristiche di solubilità, e le molecole si troveranno disperse nel foglio. In questo modo la cromatografia su carta acquista un potere di risoluzione, cioè di separazione, più elevato.

Una variante della cromatografia su carta è l’elettroforesi, che sfrutta la proprietà delle molecole di migrare in presenza di una differenza di potenziale elettrico.

Cromatografia su colonna