La scoperta degli introni
Come spesso
accade nella ricerca scientifica, la scoperta dell’esistenza degli
introni, cioè di porzioni di DNA
che non codificano per gli aminoacidi
e non vengono mai tradotte,
avvenne in modo abbastanza casuale.
Nel
1977 un gruppo di biologi dell’università di Strasburgo
stava studiando la sintesi dell’albumina, la principale proteina
dell'albume, che viene prodotta solo nelle cellule dell'ovidotto
delle galline ovaiole prima della deposizione dell'uovo.
In mancanza
degli ormoni sessuali femminili questa proteina non viene sintetizzata:
si voleva allora capire se esiste un meccanismo di regolazione
genica in qualche modo analogo
a quello dei procarioti.
Fu abbastanza
facile purificare l'RNA
messaggero per l'albumina, perché in queste cellule esso
costituisce il 50% dell'mRNA totale. Ottenuto il frammento di RNA,
fu poi abbastanza semplice sintetizzare in provetta il DNA
complementare, cDNA.
In questo modo
si era ricostruito il gene che
codifica per la proteina – così almeno pensavano i ricercatori
in quel momento. Ma si sbagliavano.
Un
risultato sorprendente
La spiegazione
|