L’identificazione
della clorofilla
La clorofilla,
come componente delle foglie, è facilmente identificabile
con una semplice esperienza che spesso si esegue a scuola: la separazione
dei pigmenti fogliari.
Si usano foglie
molto ricche di cloroplasti, facili da trovare e poco cerose (di
solito le foglie di spinacio). Si pestano in un mortaio con sabbia
e alcol etilico assoluto, che è un solvente della clorofilla.
Si filtra e si scalda a bagnomaria ottenendo un liquido verde scuro.
Si mettono alcune
gocce del liquido a poca distanza dall'estremità di una striscia
di carta da filtro. La carta viene immersa in un cilindro di vetro
sul cui fondo ci sono alcuni millilitri di una soluzione di etere
di petrolio e acetone. Questi solventi trascinano per capillarità
la gocciolina verso l'alto sulla carta e i componenti chimici della
goccia, in questa corsa, migrano a diverse velocità: è
il principio della cromatografia.
Dopo
mezz'ora (curando di tenere chiuso il cilindro con un tappo per
non far evaporare il liquido) si possono vedere quattro bande colorate
sulla carta. Dall'alto verso il basso si distinguono: una banda
giallo-arancio di carotene, una banda giallo limone di xantofilla,
una banda verde scuro di clorofilla a e una banda
giallo-verde di clorofilla b.
Questi pigmenti
si trovano in tutte le piante.
La
scoperta dei complessi clorofilla-proteina
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