La trascrizione
in vitro
La trascrizione
e la traduzione sono processi
cellulari estremamente complessi, perché richiedono il
concorso di numerosi enzimi.
Il loro funzionamento non può pertanto essere
riprodotto in vitro semplicemente aggiungendo i singoli
componenti necessari alla reazione.
È
possibile invece far avvenire queste reazioni in estratti cellulari
che (seppure in maniera disorganizzata) contengono tutti i componenti
necessari, tranne lo specifico segmento di DNA
che si vuole trascrivere o l'RNA messaggero
che si vuole tradurre: questi devono essere introdotti dall'esterno.
Per effettuare
una trascrizione in vitro, per esempio, si deve allestire
in una provetta una reazione contenente l'estratto nucleare,
il DNA stampo da trascrivere,
quantità uguali dei quattro ribonucleotidi (A, U, C,
G), la creatina fosfato e la fosfochinasi, che forniscono l'energia
per alimentare la reazione.
Uno
dei quattro nucleotidi (di
solito U) è marcato con fosforo radioattivo, 32P.
Tutto l'RNA sintetizzato in questo modo sarà marcato
radioattivamente e perciò sarà facilmente riconoscibile.
Si lascia
incubare a 30°C per un'ora o due. Alla fine dell'incubazione
si presume che l'RNA di nostro interesse sia stato trascritto.
Si blocca
la reazione aggiungendo sostanze che denaturano le proteine,
come l'urea o l'SDS. Ora si deve procedere all'estrazione dell'RNA
che, una volta purificato, può essere caricato su gel.
Con questa
procedura, da un frammento di DNA contenente un gene
interessante si può ottenere l'RNA messaggero corrispondente,
utile per ulteriori studi.
La
duplicazione del DNA in vitro
La
traduzione in vitro