, , ,

Legenda

Novità di primaria importanza che modificano il libro di testo
Aggiornamenti importanti che integrano il libro di testo
Dati, notizie e casi interessanti per fare lezione con l'attualità

  La mancanza dei lavoratori stagionali: cause e falsi miti

La stagione turistica estiva è ormai iniziata e all’appello sembrano mancare molti lavoratori stagionali.
Stando agli ultimi dati dell’Istat (pubblicati a giugno 2021 ma inerenti ad aprile 2021), il numero di persone in cerca di lavoro rispetto allo stesso periodo del 2020 è in forte crescita (+48,3%).

Come si spiega allora il rapporto tra le numerose offerte lavorative (senza risposta) e il forte incremento di persone in cerca di lavoro?

Sarebbe infatti paradossale ritenere che se le proposte lavorative stagionali fossero così vantaggiose – e quindi correttamente retribuite e dotate di tutele giuridiche – ci sarebbe una tale mancanza di forza lavoro (solo a Rimini si conta l’assenza di circa 7000 lavoratori del settore).

Nel trattare la problematica, i mass media sottolineano la paura dei potenziali lavoratori nel perdere il reddito di cittadinanza e gli altri sussidi erogati nel periodo di emergenza sanitaria. Ma sarà proprio così?
La questione, infatti, risulta essere più complessa di quanto viene presentata: vi è un intreccio di cause strutturali legate al mercato del lavoro italiano con altre correlate agli effetti della pandemia.

Come già anticipato, la causa che viene da molti individuata per spiegare la mancanza di lavoratori stagionali è la possibile perdita del reddito di cittadinanza. In realtà, l’ammontare di questo sussidio si pone ben al di sotto di un salario minimo percepibile. L’importo medio mensile ricevuto dai nuclei familiari interessati – circa 1 milione e 175 mila – è infatti di € 582, a fronte di un massimo (mensile) che comunque ammonterebbe a € 780.
Non può sottacersi il fatto che si tratta di un settore molto spesso caratterizzato da precarietà e presenza di lavoro nero, ritmi estenuanti e una paga insufficiente rispetto al lavoro svolto.

Un altro problema strutturale riguarda l’inadeguatezza del sistema che dovrebbe occuparsi dell’intermediazione tra domanda e offerta di lavoro, ossia i centri per l’impiego.
La loro incidenza sull’assistenza di disoccupati alla ricerca di un lavoro è piuttosto bassa: si parla di circa 1/10 (ved. p. 14, Relazione annuale Banca d’Italia in allegati).
Questa carenza si è riverberata anche sul reddito di cittadinanza, in origine pensato come strumento per attivare il mercato del lavoro più che come rimedio assistenziale. Ebbene, visti gli ultimi dati, delle domande dei percettori del reddito di cittadinanza meno di 1/3 sono state prese in carico e di questi solo il 15% ha trovato lavoro.
Da ultimo, deve aggiungersi come l’emergenza sanitaria abbia acuito un problema già esistente. La velocità della ripresa del settore turistico dopo le incertezze degli ultimi mesi, su riaperture e possibili spostamenti, non è stata sorretta dall’efficienza dei centri per l’impiego nella ricerca di posti di lavoro. Pertanto, i datori di lavoro hanno dovuto ricorrere alla loro rete di conoscenze, evidentemente più ristretta e chiusa.

Le incertezze degli ultimi mesi hanno spianato la competizione del comparto turistico con altri settori lavorativi, primo fra tutti quello della logistica, in grado di garantire offerte lavorative più ‘vantaggiose’.
Peraltro, una delle conseguenze della pandemia è data dal fatto che molte persone hanno preferito scegliere lavori che non prevedessero un costante contatto col pubblico. Così come l’assenza durante tutto l’anno degli ‘studenti fuori sede’ dalle città universitarie, con un contestuale ritorno alle città d’origine, ha segnato delle mancanze nel settore della ristorazione.
Anche il percepimento di indennità una tantum con il decreto Sostegni prima (€ 2.400) e con il decreto Sostegni-bis adesso (€ 1.600) non sembrano poter giustificare un’inerzia dei lavoratori interessati.

Il tema della disoccupazione e della mancanza di lavoratori non riguarda solo il nostro paese. Sono proprio della settimana scorsa le dichiarazioni rese dal Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, in risposta alla domanda sull’assenza di manodopera nazionale: “pay them more!” [“pagateli di più”].
Dal quadro delineato sulle possibili cause di mancanza di lavoratori stagionali emerge come la riflessione dovrebbe riguardare il sistema del mercato del lavoro nel suo complesso.
Dovrebbe incentrarsi sulla qualità del lavoro e sulla retribuzione che dovrebbero essere garantiti in tali contesti lavorativi, più che sulla questione dei sussidi eventualmente percepiti.

 

Attività

Dopo aver letto l’articolo, approfondite il tema del lavoro subordinato e in particolare delle politiche attive del lavoro sul libro di testo (Ronchetti, Diritto e legislazione turistica 4ed, vol. 1, pp. 568-582) e sui siti istituzionali (https://www.lavoro.gov.it/temi-e-priorita/occupazione/Pagine/orientamento.aspx; https://www.anpal.gov.it/sistema-informativo-unitario) rispettivamente del Ministero del Lavoro e Politiche Sociali e dell’Anpal.
Rispondete alle seguenti domande argomentando in massimo 10 righe ciascuna:

  • Cosa si intende per politiche attive per il lavoro? Quali sono gli uffici a ciò preposti?
  • Sulla base di quanto approfondito, ritieni che per un disoccupato il sistema di ricerca del lavoro sia efficiente? E per i datori di lavoro? In caso di risposta negativa cosa suggeriresti per rendere più efficace rivolgersi a questi uffici?

Ritieni che il problema della mancanza di manodopera, specie nei lavori stagionali, abbia delle diverse cause? Potrebbe forse essere anche necessario diversificare il turismo italiano da quello prevalentemente estivo e stagionale?

 

Fonti per approfondire:

 

Riferimenti nei testi Zanichelli:

  • Ronchetti, Diritto e legislazione turistica 4ed, vol. 1, pp. 568-582
  • Ronchetti, Diritto ed economia politica 4ed, pp. 183-184; 218-226

 

 

Tag: ,