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  QR-Code del green pass: i rischi della pubblicazione sui social

Il vaccino contro il Covid-19 rappresenta una grande soddisfazione e ultimamente molte persone amano condividerla sui social pubblicando la foto del QR-Code del green pass. Tuttavia questa pratica non è priva di rischi. Guido Scorza, membro del Garante per la protezione dei dati personali, ha di recente lanciato un importante allarme.
Il QR-Code è un codice a barre bidimensionale e quadrato, composto da moduli neri disposti all’interno di uno sfondo bianco, e viene utilizzato per memorizzare informazioni che possono essere lette anche tramite uno smartphone.
Attraverso il QR-Code del green pass possono essere ottenute tantissime informazioni personali: oltre all’identità, chiunque legga il codice potrà sapere se e quando la persona è stata vaccinata, il tipo di vaccino, se e quando ha avuto il Covid, se ha fatto un tampone, quando lo ha fatto, e che esito ha avuto.
Per questi motivi, raccomanda Guido Scorza, il QR-Code deve essere esibito esclusivamente alle forze dell’ordine e a chi è autorizzato dalla legge a chiederlo. Questi soggetti utilizzano, per leggere il codice, un’apposita applicazione del Governo che permette di verificare soltanto il possesso del green pass, e non tutte le altre informazioni personali.

Utilizzare in modo diverso il QR-Code del green pass è pericoloso non solo per se stessi, ma anche per gli altri. Lasciare in rete i propri dati personali permetterebbe infatti a chiunque, anche malintenzionati, di farne uso. Si potrebbe per esempio desumere che una persona ha delle patologie incompatibili con il vaccino o che è contraria a quest’ultimo, perché un green pass è associato a un tampone negativo e non all’avvenuta vaccinazione potrebbe far pensare che la persona non possa o non voglia vaccinarsi. Questo permetterebbe di dar luogo a varie forme di discriminazione.
Non solo, i dati potrebbero essere usati per truffe, furti di identità o profilazioni commerciali. Proviamo infatti a pensare cosa succederebbe se queste informazioni venissero inserite in un database vendibile per diverse finalità. Inoltre, pensiamo a quanto potrebbero facilitare la circolazione di QR-Code falsi, che frustrerebbero l’obiettivo perseguito con i green pass.

Altre avvertenze

Quelli visti fin qui non sono gli unici accorgimenti riguardanti il green pass non sono gli unici che dobbiamo prendere.
Il 28 giugno la Polizia Postale ha infatti avvertito che, negli ultimi giorni, sta girando un messaggio Whatsapp che recita: “In questo link puoi scaricare il certificato verde Green Pass COVID-19 che ti permette liberamente di muoverti in tutta Italia senza mascherina”.
Il link porta a una finta pagina istituzionale, con loghi simili agli originali, che richiede l’inserimento dei propri dati personali e bancari con l’obiettivo di utilizzarli in modo truffaldino. È quindi importante prestare molta attenzione ai link indicati nei messaggi e aprirli solo dopo aver accertato la veridicità della fonte di provenienza. E, soprattutto, non inserire i propri dati personali, in particolare quelli bancari.
In conclusione, non dimentichiamoci che, con la diffusione dell’utilizzo dei nuovi mezzi di comunicazione e dello smart working, gli attacchi informatici sono in aumento. Dobbiamo quindi stare attenti all’utilizzo che facciamo dei social, a che cosa pubblichiamo e a dove inseriamo le nostre informazioni personali.

 

Attività

Svolgi una ricerca sulle possibili conseguenze della diffusione illecita dei dati personali, citando anche casi realmente accaduti. Riporta i risultati della tua indagine in massimo 20 righe e prova a dare la tua opinione su come si potrebbe sensibilizzare la popolazione a prestare maggiore attenzione alla diffusione dei dati personali.

 

Fonti per approfondire:

 

Riferimenti nei testi Zanichelli:

  • Monti-Faenza, Res publica 4ed, pp. 41 ss.

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